Venere restituita all’Amore

Venere e Amore
 

26/02/2004

Dopo la Fornarina di Raffaello un altro restauro illustre: la tavola di Venere e Amore di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, conservata nella Galleria Colonna, una delle collezioni patrizie più importanti della capitale. Il dipinto del Cinquecento, attribuibile alla più nobile tradizione manierista, ha rivelato spogliato delle moralistiche ridipinture Ottocentesche, le splendide nudità della Venere. E’ il secondo appuntamento della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma con il grande restauro, reso possibile grazie alla sponsorizzazione della Estèer Lauder-Lekythos, notissima firma della cosmesi che da diverso tempo pratica la politica di legare il proprio nome a grandi eventi e interventi in campo artistico. Appesantito da un abbondante strato di vernice gialla, il dipinto ha rivelato una policromia nitida, brillante e sorprendentemente integra. L’autore è Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, pittore manierista che ebbe una feconda bottega a Firenze e che si mosse nel retaggio di Michelangelo con “fierezza e senza stento come ricorda il Vasari, nel tardo Cinquecento. Il soggetto infatti deriva da un perduto cartone del Buonarroti e da un dipinto del Pontormo sempre ispirato al grande maestro conservato oggi nella Galleria dell’Accademia di Firenze. Il dipinto su tavola presenta una costruzione classica di tradizione fiorentina manierista: composto da quattro tavole di pioppo con traverse originali a coda di rondine e da una preparazione a gesso e colla, attraverso l’uso dei raggi infrarossi ha rivelato un disegno preparatorio tracciato a matita ed un uso dei colori estremamente preciso. Le campiture dei carnati e del cielo appaiono smaltate e sul paesaggio e sugli alberi la pennellata si fa più incisiva e pastosa. Gli impasti di colore sono ottenuti con pochissime mescolanze di pigmenti. La pulitura del dipinto, lunga e delicata, ha evidenziato la falsità della veste di Venere. Dopo l’asportazione della copertura, si è rivelata la bellezza della superficie pittorica del corpo della dea, materico e compatto e con i toni freddi del chiaroscuro. Il mito della Venere michelangiolesca ha portato ad una fiorente serie di elaborazioni del soggetto ad opera anche di Vasari e del Bronzino. Il tema di Venere e Amore, da interpretare come “Venere che seduce Cupido”, è intrigante e sensuale sul piano etico e se da un lato enfatizza la bellezza del nudo femminile, dall’altro ammonisce riguardo le insidie della passione fallace e drammatica, rappresentate simbolicamente nel dipinto dalle maschere e dalle frecce. Galleria Colonna Via della Pilotta 17 Roma Orari ogni sabato dalle 9.00 alle 13.00 Ingresso £ 10.000, ridotto £ 8000 Prenotazioni e visite Tel 06 6784350