La prima importante mostra sul periodo giovanile dell'artista
I décollage di Mimmo Rotella sulle pareti di Palazzo Reale
Mimmo Rotella, Divertitevi a dare, 1959-60, décollage su tela, cm 110x100, collezione privata
E. Bramati
13/06/2014
Milano - Si apre ufficialmente il 13 giugno 2014 a Palazzo Reale la mostra “Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches”, che fino al 31 agosto sarà ospite negli spazi del primo piano con una raccolta di circa 160 opere.
L'esposizione, curata da Germano Celant in collaborazione con il Comune di Milano, il Mimmo Rotella Institute e la Fondazione Mimmo Rotella, costituisce una prima ricognizione sull’attività iniziale di questo poliedrico artista, noto per i suoi innovativi "décollage", realizzati con manifesti pubblicitari a partire dai primi anni Cinquanta.
In particolare, il percorso espositivo si concentra sul periodo compreso tra il 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato, e il 1964, quando egli partecipa alla 32° Biennale di Venezia. In questo periodo la sua ricerca lo porta a reinterpretare il poster in ogni modo possibile, dal suo aspetto materico in rapporto con la tela alla sua rimodellazione attraverso strappi, colle e ruggini.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, spiega Celant, "avviene un profondo rivolgimento per cui l’arte è spinta a connettersi direttamente e immediatamente con la vita. Lo fa identificandosi con la gestualità diretta del suo esecutore o con la società di massa".
Grazie ad un confronto con lavori di altri artisti europei ed americani, tra cui Marinetti, Prampolini, Schwitters, Manzoni e perfino Warhol, l’opera di Rotella è così contestualizzata nel panorama artistico internazionale dell’epoca, dando risalto all'originalità e il singolare contributo.
Giungendo a ridosso degli anni Sessanta, la mostra arriva in particolare ad osservare il suo rapporto con il Nouveau Réalisme e con gli Stati Uniti, dove già nel 1961 egli partecipa presso il MoMA di New York a “The Art of Assemblage”. Sempre più attivo tra Roma e Parigi, infine, Rotella ha modo di lavorare a stretto contatto con gli artisti della Pop Art e di aprire i suoi orizzonti sul contesto americano.
L'esplorazione critica di quegli anni pertanto sarà supportata da importanti prestiti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, tra cui il Museo del Novecento di Milano, il MACRO e la Gam di Roma, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra, e il Mart di Trento e Rovereto.
L'esposizione, curata da Germano Celant in collaborazione con il Comune di Milano, il Mimmo Rotella Institute e la Fondazione Mimmo Rotella, costituisce una prima ricognizione sull’attività iniziale di questo poliedrico artista, noto per i suoi innovativi "décollage", realizzati con manifesti pubblicitari a partire dai primi anni Cinquanta.
In particolare, il percorso espositivo si concentra sul periodo compreso tra il 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato, e il 1964, quando egli partecipa alla 32° Biennale di Venezia. In questo periodo la sua ricerca lo porta a reinterpretare il poster in ogni modo possibile, dal suo aspetto materico in rapporto con la tela alla sua rimodellazione attraverso strappi, colle e ruggini.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, spiega Celant, "avviene un profondo rivolgimento per cui l’arte è spinta a connettersi direttamente e immediatamente con la vita. Lo fa identificandosi con la gestualità diretta del suo esecutore o con la società di massa".
Grazie ad un confronto con lavori di altri artisti europei ed americani, tra cui Marinetti, Prampolini, Schwitters, Manzoni e perfino Warhol, l’opera di Rotella è così contestualizzata nel panorama artistico internazionale dell’epoca, dando risalto all'originalità e il singolare contributo.
Giungendo a ridosso degli anni Sessanta, la mostra arriva in particolare ad osservare il suo rapporto con il Nouveau Réalisme e con gli Stati Uniti, dove già nel 1961 egli partecipa presso il MoMA di New York a “The Art of Assemblage”. Sempre più attivo tra Roma e Parigi, infine, Rotella ha modo di lavorare a stretto contatto con gli artisti della Pop Art e di aprire i suoi orizzonti sul contesto americano.
L'esplorazione critica di quegli anni pertanto sarà supportata da importanti prestiti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, tra cui il Museo del Novecento di Milano, il MACRO e la Gam di Roma, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra, e il Mart di Trento e Rovereto.
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