Dal 18 al 20 aprile l'apertura al pubblico
Palazzo Citterio, il gioiello di Milano fresco di restauro, si svela alla città
Il cortile di Palazzo Citterio. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Samantha De Martin
11/04/2018
Milano - Palazzo Citterio ce l’ha fatta. Da oggi il progetto che negli ultimi quarant’anni ha dato vita all’operazione “Grande Brera” vede il proprio completamento sempre più vicino.
A rendere possibile la creazione di un grande complesso culturale pronto ad affiancare la Pinacoteca mettendo a disposizione 6500 metri quadrati per le collezioni permanenti e per le esposizioni di arte moderna, la conclusione dei lavori di restauro di Palzzo Citterio, gioiello del 1764, già Furstenberg, poi Rosenberg Colorni.
Acquistato dallo stato nel 1972 come candidato ideale per risolvere i problemi di spazio della Pinacoteca di Brera e dei suoi uffici, accoglieva nelle sue stanze la famosa collezione di Emilio Jesi.
Quello che si inaugura oggi è il risultato di diversi progetti e tentativi di recupero succedutisi negli anni, a partire dal 1975, tra non poche difficoltà, interruzioni, cambiamenti, che restano evidenti nei diversi segmenti che compongono il complesso, “non sempre congruenti tra loro” e che riflettono l’avvicendarsi di fasi storiche e architettoniche differenti.
Il restauro, durato poco meno di tre anni, sarà salutato, dal 18 al 20 aprile, da un’apertura straordinaria del Palazzo al pubblico, oltre che da un libro - edito da Skira - che racconta e ripercorre il cantiere, e da una mostra di fotografie di Maurizio Montagna, a documentare il prima e il dopo lavori e a tracciare l’ultimo atto del difficile percorso che oggi consegna il palazzo alla collettività.
Palazzo Citterio, sala piano nobile. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Un restauro all’insegna della conservazione e del recupero di quanto restava del palazzetto storico, e di quanto realizzato nel recente passato: dalle sale degli anni Settanta, progettate da Giancarlo Ortelli e Edoardo Sianesi, con Franco Russoli, agli ambienti ipogei del progetto Stirling-Wilford, con il pilastro al centro a forma di colonna, “che nelle proporzioni esaltate e magnificate ricorda i templi assiro babilonesi”.
Palazzo Citterio, ipogei Stirling. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Ed eccolo, l’atteso gioiello di Brera, in tutto il suo splendore, con il giardino, la ‘Collina di Ermes’ e il ‘muro longobardo’ su progetto ideato da Mimmo Paladino, fondale, affaccio e tramite naturale verso Brera e l’Orto botanico.
Palazzo Citterio, Collina di Ermes e muro longobardo di Mimmo Paladino. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
«Alla fine dei lavori - commenta Antonella Ranaldi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano - è entrato Ermes, il giardino a forma di ala. Ridisegna, su progetto di Attilio Stocchi, la montagnola, dandogli linfa antica e nuova, nella trama dei sentieri, mai bivi ma sempre trivi di destini incrociati - triplici come la natura di Diana - che si intersecano a formare ragnatele, fitte e meno fitte, delle aiuole impiantate con essenze amanti dell’ombra, come felci, iris, bergenie, allori, pachisandre, pervinche, edere e tanti acanti. In questo percorso iniziatico, usciti dalla grotta, l’ala di Ermes modella la natura».
Sono state proprio le stratificazioni - dalle decorazioni della casa privata a quelle moderne compiute negli ultimi quarant’anni - assieme ai segni degli anni di permanenza dei numerosi cantieri, a guidare il progetto.
L’effetto, per quanti visitino il palazzo immaginando un’uniformità di stili, risulta estraniante. Gli stanzoni squadrati con cassettonato in cemento armato e l’ambiente unico all’ultimo piano scivolano verso le sale ipogee restaurate e che conservando la matericità del cemento a vista e delle impronte delle casseforme.
Alla scala, parte del progetto originario di Stirling, ne è stata aggiunta un'altra principale, a rampe a forbice incrociate, che si stringono e si dilatano creando inediti effetti prospettici.
Palazzo Citterio, scala nuova. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
«I Lavori - spiega Antonella Ranaldi - si differenziano dagli altri precedenti per aver riversato molta più attenzione al recupero-restauro di quanto restava del palazzetto, già menomato di alcune sue parti e ruderizzato dai lunghi anni di cantiere. Recuperando tutto il possibile, porte, pavimenti, decorazioni, stucchi, l’edificio è stato restaurato. Al piano nobile rivive la casa museo nell’infilata delle sale storiche su via Brera e nelle sale neoclassiche di rappresentanza verso il giardino».
Adesso è come se il monumento raccontasse in prima persona la propria complessa vicenda storica, con i vecchi dipinti murali, tagliati, modificati o nascosti nel corso di molteplici ristrutturazioni edilizie. È una varietà che illumina e sorprende, e che si potrà sfogliare dal 18 al 20 aprile, in occasione dell’apertura al pubblico.
Leggi anche:
• Verso la "Grande Brera". Palazzo Citterio: progetti in mostra
• Verso la Grande Brera: in arrivo 26 capolavori del Novecento
A rendere possibile la creazione di un grande complesso culturale pronto ad affiancare la Pinacoteca mettendo a disposizione 6500 metri quadrati per le collezioni permanenti e per le esposizioni di arte moderna, la conclusione dei lavori di restauro di Palzzo Citterio, gioiello del 1764, già Furstenberg, poi Rosenberg Colorni.
Acquistato dallo stato nel 1972 come candidato ideale per risolvere i problemi di spazio della Pinacoteca di Brera e dei suoi uffici, accoglieva nelle sue stanze la famosa collezione di Emilio Jesi.
Quello che si inaugura oggi è il risultato di diversi progetti e tentativi di recupero succedutisi negli anni, a partire dal 1975, tra non poche difficoltà, interruzioni, cambiamenti, che restano evidenti nei diversi segmenti che compongono il complesso, “non sempre congruenti tra loro” e che riflettono l’avvicendarsi di fasi storiche e architettoniche differenti.
Il restauro, durato poco meno di tre anni, sarà salutato, dal 18 al 20 aprile, da un’apertura straordinaria del Palazzo al pubblico, oltre che da un libro - edito da Skira - che racconta e ripercorre il cantiere, e da una mostra di fotografie di Maurizio Montagna, a documentare il prima e il dopo lavori e a tracciare l’ultimo atto del difficile percorso che oggi consegna il palazzo alla collettività.
Palazzo Citterio, sala piano nobile. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Un restauro all’insegna della conservazione e del recupero di quanto restava del palazzetto storico, e di quanto realizzato nel recente passato: dalle sale degli anni Settanta, progettate da Giancarlo Ortelli e Edoardo Sianesi, con Franco Russoli, agli ambienti ipogei del progetto Stirling-Wilford, con il pilastro al centro a forma di colonna, “che nelle proporzioni esaltate e magnificate ricorda i templi assiro babilonesi”.
Palazzo Citterio, ipogei Stirling. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Ed eccolo, l’atteso gioiello di Brera, in tutto il suo splendore, con il giardino, la ‘Collina di Ermes’ e il ‘muro longobardo’ su progetto ideato da Mimmo Paladino, fondale, affaccio e tramite naturale verso Brera e l’Orto botanico.
Palazzo Citterio, Collina di Ermes e muro longobardo di Mimmo Paladino. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
«Alla fine dei lavori - commenta Antonella Ranaldi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano - è entrato Ermes, il giardino a forma di ala. Ridisegna, su progetto di Attilio Stocchi, la montagnola, dandogli linfa antica e nuova, nella trama dei sentieri, mai bivi ma sempre trivi di destini incrociati - triplici come la natura di Diana - che si intersecano a formare ragnatele, fitte e meno fitte, delle aiuole impiantate con essenze amanti dell’ombra, come felci, iris, bergenie, allori, pachisandre, pervinche, edere e tanti acanti. In questo percorso iniziatico, usciti dalla grotta, l’ala di Ermes modella la natura».
Sono state proprio le stratificazioni - dalle decorazioni della casa privata a quelle moderne compiute negli ultimi quarant’anni - assieme ai segni degli anni di permanenza dei numerosi cantieri, a guidare il progetto.
L’effetto, per quanti visitino il palazzo immaginando un’uniformità di stili, risulta estraniante. Gli stanzoni squadrati con cassettonato in cemento armato e l’ambiente unico all’ultimo piano scivolano verso le sale ipogee restaurate e che conservando la matericità del cemento a vista e delle impronte delle casseforme.
Alla scala, parte del progetto originario di Stirling, ne è stata aggiunta un'altra principale, a rampe a forbice incrociate, che si stringono e si dilatano creando inediti effetti prospettici.
Palazzo Citterio, scala nuova. Ph. Maurizio Montagna. Courtesy of Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
«I Lavori - spiega Antonella Ranaldi - si differenziano dagli altri precedenti per aver riversato molta più attenzione al recupero-restauro di quanto restava del palazzetto, già menomato di alcune sue parti e ruderizzato dai lunghi anni di cantiere. Recuperando tutto il possibile, porte, pavimenti, decorazioni, stucchi, l’edificio è stato restaurato. Al piano nobile rivive la casa museo nell’infilata delle sale storiche su via Brera e nelle sale neoclassiche di rappresentanza verso il giardino».
Adesso è come se il monumento raccontasse in prima persona la propria complessa vicenda storica, con i vecchi dipinti murali, tagliati, modificati o nascosti nel corso di molteplici ristrutturazioni edilizie. È una varietà che illumina e sorprende, e che si potrà sfogliare dal 18 al 20 aprile, in occasione dell’apertura al pubblico.
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