A Washington dal 9 aprile al 16 luglio
Da Rodin a Rauschenberg attraversando l'Inferno: la National Gallery of Art celebra Dante
Pittore fiorentino del XVI secolo, Ritratto allegorico di Dante, tardo XVI secolo, Olio su tavola, 126.9 x 120 cm, Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection
Samantha De Martin
06/04/2023
Mondo - Settecento anni di amore, fede, giustizia, redenzione cantati da Dante nella Divina Commedia galoppano tra la tela, il marmo e opere su carta. Accade alla National Gallery of Art di Washington dove venti opere provenienti dalla collezione della galleria esplorano, attraverso l’Inferno, l'influenza culturale che il poema allegorico-didascalico tra i più celebri al mondo ha avuto su grandi interpreti del pennello e non solo.
Dal 9 aprile al 16 luglio Going through Hell: The Divine Dante presenterà al pubblico rare prime edizioni a stampa della Divina Commedia, sculture concepite da Auguste Rodin per il suo progetto monumentale Le porte dell'inferno e opere su carta dal XV al XX secolo realizzate da artisti come William Blake e Robert Rauschenberg.
Auguste Rodin, Il pensatore, modello 1880, fuso 1901, bronzo, Washington, National Gallery of Art, Gift of Mrs. John W. Simpson
"Oltre 700 anni dopo la sua scrittura, la Divina Commedia di Dante Alighieri rimane ampiamente rilevante per la società moderna – commenta Kaywin Feldman, direttore della National Gallery of Art –. Mettendo in evidenza le opere della collezione della National Gallery, questa mostra esplora la duratura popolarità e l’influenza del poema di Dante come pietra di paragone per artisti di epoche e culture diverse".
Tra le opere più significative del percorso spicca un ritratto allegorico fiorentino di Dante di un pittore del XVI secolo che ritrae il poeta seduto su uno sperone roccioso e con in mano una grande copia manoscritta della Commedia. È aperta al canto XXV del Paradiso, dove Dante descrive il suo desiderio insoddisfatto di fare ritorno nella sua Firenze dopo un lungo esilio. Il disegno dell’incisore settecentesco romano Bartolomeo Pinelli Dante fugge le bestie feroci e incontra Virgilio (1824) raffigura invece un episodio all'inizio della Divina Commedia in cui il narratore incontra Virgilio, la sua guida attraverso l'Inferno e il Purgatorio.
Bartolomeo Pinelli, Dante fugge dalle bestie feroci e incontra Virgilio, 1824, grafite su carta vergata, montata su foglio d'album ottocentesco, National Gallery of Art, Washington, Dono di Alexandra Bae
Per secoli la Divina Commedia, in particolare l'Inferno, ha esortato gli artisti a esplorare questioni di moralità e spiritualità, a creare metafore per questioni sociali e politiche, a riflettere sulla condizione umana. Così il disegno di Joseph Anton Koch Dante e Virgilio a cavallo di Gerione (1821 circa) raffigura un episodio dell'Inferno in cui l'Alighieri e la sua guida scendono nell'ottavo cerchio dell'Inferno, le Malebolge. A trasportarli è Gerione, una creatura mostruosa caratterizzata da un corpo chimerico costituito da volto di uomo, zampe pelose di leone o di orso, corpo di serpente, coda di scorpione e ali demoniache. Ed eccolo il mostro ripreso in Figure and Serpent del muralista e scultore italo-americano Rico Lebrun (1900–1964) parte della serie Drawings for Dante's "Inferno" (1963) popolato di soggetti raccapriccianti: decapitazioni, immolazione, cannibalismo.
Realizzato appositamente per celebrare i 700 anni dalla scomparsa di Dante, Disegni per il 700° compleanno (1965) di Robert Rauschenberg utilizza le idee recepite nell'Inferno come potente allegoria del tumultuoso clima sociale e politico degli anni Sessanta.
Non poteva mancare in mostra una delle sculture più iconiche dell'arte europea, Il Pensatore di Auguste Rodin (modello 1880, fusione 1901), una delle prime figure che lo scultore francese immaginò per la sua monumentale Porta dell’Inferno, un prospetto per una porta ornamentale da collocarsi al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. I lavori sull'opera si sarebbero dovuti concludere nel 1885, ma si protrassero per quasi quarant'anni fino alla morte dell’artista che pertanto non vide mai fondere il proprio lavoro, ma dal modello in gesso vennero fusi otto originali multipli, custoditi in vari musei del mondo.
Lo scultore aveva deciso di raffigurare l'universo dantesco della Divina Commedia, un tema a lui caro, in quanto quest’opera era ricchissima di spunti romantici e drammatici, e che Rodin conosceva molto bene. Ogni figura da lui ideata rappresentava uno dei personaggi principali del poema. Il pensatore doveva raffigurare Dante davanti alle porte dell'Inferno, mentre medita sul suo grande poema.
Robert Rauschenberg, For Dante's 700 Birthday, 1965, grafite, acquerello e gouache con serigrafia su due pannelli del cartone illustrativo di Strathmore, National Gallery of Art, Washington, Gift of the Woodward Foundation, Washington, D.C
“Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. La sua espressione è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose. [...] Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui, disegnando gli otto cerchi dell'inferno...” scrisse Rodin.
Il bacio di Rodin (modello 1880–1887, fusione c. 1898/1902) e The Circle of the Lustful: Paolo e Francesca (1827) di William Blake (1757–1827) rappresentano entrambi un omaggio ai due amanti e cognati Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, protagonisti del canto V dell'Inferno, caduti in tentazione durante la lettura di Lancillotto e Ginevra e uccisi dal marito di Francesca, destinati per sempre a vagare, come anime dannate simili a colombe “sospinte dal vento”, nel cerchio infernale dei lussuriosi.
L'incisione di Blake ritrae la coppia travolta da un apparente vortice di desiderio irresistibile, mentre la scultura di Rodin sorprende gli amanti stretti in un eterno abbraccio.
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• In principio era l'argilla: Antonio Canova protagonista di una grande mostra a Washington
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Auguste Rodin, Il pensatore, modello 1880, fuso 1901, bronzo, Washington, National Gallery of Art, Gift of Mrs. John W. Simpson
"Oltre 700 anni dopo la sua scrittura, la Divina Commedia di Dante Alighieri rimane ampiamente rilevante per la società moderna – commenta Kaywin Feldman, direttore della National Gallery of Art –. Mettendo in evidenza le opere della collezione della National Gallery, questa mostra esplora la duratura popolarità e l’influenza del poema di Dante come pietra di paragone per artisti di epoche e culture diverse".
Tra le opere più significative del percorso spicca un ritratto allegorico fiorentino di Dante di un pittore del XVI secolo che ritrae il poeta seduto su uno sperone roccioso e con in mano una grande copia manoscritta della Commedia. È aperta al canto XXV del Paradiso, dove Dante descrive il suo desiderio insoddisfatto di fare ritorno nella sua Firenze dopo un lungo esilio. Il disegno dell’incisore settecentesco romano Bartolomeo Pinelli Dante fugge le bestie feroci e incontra Virgilio (1824) raffigura invece un episodio all'inizio della Divina Commedia in cui il narratore incontra Virgilio, la sua guida attraverso l'Inferno e il Purgatorio.
Bartolomeo Pinelli, Dante fugge dalle bestie feroci e incontra Virgilio, 1824, grafite su carta vergata, montata su foglio d'album ottocentesco, National Gallery of Art, Washington, Dono di Alexandra Bae
Per secoli la Divina Commedia, in particolare l'Inferno, ha esortato gli artisti a esplorare questioni di moralità e spiritualità, a creare metafore per questioni sociali e politiche, a riflettere sulla condizione umana. Così il disegno di Joseph Anton Koch Dante e Virgilio a cavallo di Gerione (1821 circa) raffigura un episodio dell'Inferno in cui l'Alighieri e la sua guida scendono nell'ottavo cerchio dell'Inferno, le Malebolge. A trasportarli è Gerione, una creatura mostruosa caratterizzata da un corpo chimerico costituito da volto di uomo, zampe pelose di leone o di orso, corpo di serpente, coda di scorpione e ali demoniache. Ed eccolo il mostro ripreso in Figure and Serpent del muralista e scultore italo-americano Rico Lebrun (1900–1964) parte della serie Drawings for Dante's "Inferno" (1963) popolato di soggetti raccapriccianti: decapitazioni, immolazione, cannibalismo.
Realizzato appositamente per celebrare i 700 anni dalla scomparsa di Dante, Disegni per il 700° compleanno (1965) di Robert Rauschenberg utilizza le idee recepite nell'Inferno come potente allegoria del tumultuoso clima sociale e politico degli anni Sessanta.
Non poteva mancare in mostra una delle sculture più iconiche dell'arte europea, Il Pensatore di Auguste Rodin (modello 1880, fusione 1901), una delle prime figure che lo scultore francese immaginò per la sua monumentale Porta dell’Inferno, un prospetto per una porta ornamentale da collocarsi al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. I lavori sull'opera si sarebbero dovuti concludere nel 1885, ma si protrassero per quasi quarant'anni fino alla morte dell’artista che pertanto non vide mai fondere il proprio lavoro, ma dal modello in gesso vennero fusi otto originali multipli, custoditi in vari musei del mondo.
Lo scultore aveva deciso di raffigurare l'universo dantesco della Divina Commedia, un tema a lui caro, in quanto quest’opera era ricchissima di spunti romantici e drammatici, e che Rodin conosceva molto bene. Ogni figura da lui ideata rappresentava uno dei personaggi principali del poema. Il pensatore doveva raffigurare Dante davanti alle porte dell'Inferno, mentre medita sul suo grande poema.
Robert Rauschenberg, For Dante's 700 Birthday, 1965, grafite, acquerello e gouache con serigrafia su due pannelli del cartone illustrativo di Strathmore, National Gallery of Art, Washington, Gift of the Woodward Foundation, Washington, D.C
“Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. La sua espressione è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose. [...] Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui, disegnando gli otto cerchi dell'inferno...” scrisse Rodin.
Il bacio di Rodin (modello 1880–1887, fusione c. 1898/1902) e The Circle of the Lustful: Paolo e Francesca (1827) di William Blake (1757–1827) rappresentano entrambi un omaggio ai due amanti e cognati Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, protagonisti del canto V dell'Inferno, caduti in tentazione durante la lettura di Lancillotto e Ginevra e uccisi dal marito di Francesca, destinati per sempre a vagare, come anime dannate simili a colombe “sospinte dal vento”, nel cerchio infernale dei lussuriosi.
L'incisione di Blake ritrae la coppia travolta da un apparente vortice di desiderio irresistibile, mentre la scultura di Rodin sorprende gli amanti stretti in un eterno abbraccio.
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