A Londra dal 27 marzo all'11 agosto

Dopo 70 anni Van Gogh torna alla Tate Britain per una grande mostra

Vincent Van Gogh, L’Arlésienne, 1890, olio su tela, São Paolo, Museu de Arte. Courtesy of Tate Britain
 

Samantha De Martin

20/02/2018

Mondo - “Qui le cose vanno bene, ho una casa meravigliosa e provo un grande piacere nell’osservare Londra, lo stile di vita inglesi e gli stessi inglesi”.
Scriveva così Vincent dalla sua stanza di Lambeth, a sud di Londra, al fratello Theo, durante il suo soggiorno nella capitale. Era il gennaio del 1874, il pittore, appena ventenne, aveva già avuto modo di apprezzare William Shakespeare, Charles Dickens, ma anche John Constable ed Everett Millais e la sua permanenza in Gran Bretagna avrebbe inciso fortemente sulla sua visione del mondo, incoraggiandolo a diventare quell’artista destinato a lasciare un’evidente impronta sui colleghi britannici.
La Tate Britain esplora questo rapporto intenso tra il maestro e la Gran Bretagna attraverso una grande mostra che, a partire dal 27 marzo, punta a esplorare le influenze artistiche e letterarie della cultura britannica sul pittore olandese, ma anche gli influssi che la sua arte produsse sui contemporanei.

Dopo 70 anni Van Gogh torna a Londra - l’ultima mostra alla Tate si tenne nel 1947 - con oltre 40 opere in prestito da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. L’Arlésienne dal Museu de Arte de São Paolo, Notte stellata sul Rodano dal Musée d'Orsay, Scarpe dal Van Gogh Museum, i Girasoli della National Gallery - capolavoro concesso in prestito raramente - sono solo alcuni dei lavori parte dell’esposizione Van Gogh and Britain. A questi si aggiungono At Eternity’s Gate dal Kröller-Müller Museum di Otterlo e Prisoners Exercising dal Pushkin State Museum of Fine Arts di Mosca, entrambi realizzati dal pittore nell’ultimo periodo della sua vita, e precisamente durante il suo soggiorno nel manicomio di Saint-Paul de Mensole.

“Adoro Londra” scriveva Vincent a Theo tra il 1873 e il 1876, durante il suo soggiorno nella capitale. E come per ricambiarlo di questo affetto, la città lo ispirò travolgendolo, insinuandosi nel suo stile, insieme con la sua folta schiera di artisti e letterati. Come Dickens, uno dei cui libri compare, in primo piano, nel ritratto de L’Arlésienne, realizzato nel 1890.

«Vincent van Gogh - ha commentato Alex Farquharson, direttore della Tate Britain - è senza dubbio uno dei più grandi e influenti artisti di tutti i tempi. La sua permanenza in Gran Bretagna ha cambiato la sua visione del mondo e se stesso, incoraggiandolo a diventare un artista. Questa è un'entusiasmante opportunità per noi di rivelare l'impatto che la Gran Bretagna ha avuto su di lui e l'enorme influenza che ha prodotto sugli artisti britannici».

"Tutta la mia esistenza è finalizzata a rendere le cose della vita di tutti i giorni che Dickens descrive e che questi artisti disegnano” scriveva il pittore che, nonostante le condizioni economiche non proprio favorevoli, riuscì a raccogliere circa 2mila incisioni, frugando tra riviste inglesi come l'Illustrated London News. Partendo dal misterioso periodo londinese fino ad arrivare allo straordinario successo conseguito solo nel 1950, la mostra ospiterà anche un gruppo di ritratti di Francis Bacon ispirati a un’opera di Van Gogh, andata distrutta in seguito a un bombardamento al tempo della guerra, e conosciuta solo attraverso alcune fotografie.


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