Intervista a Sabine Brantl, curatrice dell’Archivio storico dell’Haus der Kunst
Il nazismo e l'arte. Nell'archivio dell'Haus der Kunst per l'uscita di "Hitler contro Picasso e gli altri"
Facciata dell'Haus der Kunst di Monaco | Foto: Andreas Praefcke (Own work), via Wikimedia Creative Commons
Samantha De Martin
15/02/2018
Mondo - Tutto ebbe inizio a Monaco nel 1937, con due mostre che avrebbero dato il via alla macchina perversa azionata dal sequestro, dalla vendita, dalla confisca da parte del regime di Hitler, di centinaia di opere d’arte.
Una di queste - che si svolgeva in concomitanza con la mostra dedicata all’Arte Degenerata - che prendeva di mira gli artisti messi all’indice dai nazisti - era La Grande Esposizione dell’Arte Germanica, ospitata, per ben otto edizioni, dal 1937 al 1944, presso l’Haus der Kuns, un edificio costruito nella città della Baviera tra il 1933 e il 1937 e progettato dall’architetto Paul Ludwig Troost per volontà del Fürher che vi posò anche la prima pietra.
Un'immagine di repertorio dell'Esposizione del 1937 a Monaco | Courtesy of Nexo Digital
Ad inaugurarlo, in un trionfo di svastiche, carri allegorici, forza virile - con tanto di modellino portato in sfilata - fu proprio l’esposizione Große Deutsche Kunstausstellung, che osannava quell’arte - tutta “imponenza e bellezza, purezza e benessere contro gli ultimi elementi del nostro degrado culturale” - considerata dai nazisti l'unica autentica.
Quello relativo alla storia di questo silenzioso gigante dal passato difficile, che grandeggia nel cuore di Monaco, è un momento cruciale del docufilm Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, distribuito nelle sale il 13 e il 14 marzo nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema. Un racconto, che con l’aiuto di documenti, testimonianze e immagini d’epoca narra di come Hitler abbia depredato la grande bellezza dell'Europa, condannando le avanguardie e impossessandosi dell'espressione artistica di una cultura.
Il film si sofferma a lungo sul successo di quella esposizione di arte di regime che attirò ben 4.5 milioni di visitatori.
La Grande Esposizione dell'Arte Germanica, della quale il Führer si occupò personalmente e che rappresentò simbolicamente l'inizio della grande ossessione per l'arte classica, avrebbe portato Hitler e il suo stretto collaboratore, Hermann Goering, a contendersi i patrimoni dei paesi occupati.
Nella primavera del 1936 Hitler ispezionò la costruzione dell'Haus der Kunst
Ma quali sono oggi le testimonianze tangibili relative a quel significativo momento storico, custodite nel ventre di questo maestoso gigante in travertino nel cuore di Monaco, che pone in dialogo la memoria storica con il vivace panorama artistico cittadino e internazionale?
Ci viene incontro Sabine Brantl, curatrice dell’Archivio storico dell’Haus der Kunst, che ci spiega come la storia di questo edificio non si sia affatto conclusa nel 1945.
«Più di qualsiasi altro museo, l’Haus der Kunst ha lasciato un segno indelebile nelle vicende del XX secolo, fungendo da palcoscenico dei grandi eventi che hanno plasmato la storiografia dell’arte moderna e contemporanea».
E infatti sono diversi i documenti riguardanti gli aspetti economici e l’organizzazione della Große Deutsche Kunstausstellung, la più importante vetrina e piattaforma di vendita dell'arte tedesca.
I LIBRI “DEI CONTI” DELLA GRANDE ESPOSIZIONE DELL’ARTE GERMANICA
«A partire dal 1938 - prosegue Sabine Brantl - il successo economico della Grande Esposizione dell'Arte Germanica iniziò ad essere registrato con precisione nei libri contabili della Haus der Deutschen Kunst. Nei sedici faldoni rilegati, nelle due scatole di schede sciolte - archiviate fino al 2004 nel seminterrato della House of Art, l'attuale archivio storico, figurano nomi dei leader del partito nazista, ma anche di organizzazioni, istituzioni, aziende e individui. La vendita dei dipinti e delle sculture esposte ha portato nelle casse del regime un totale di 1.9 milioni di Reichsmark. Complessivamente, nel corso delle otto edizioni, furono 12.550 le opere presentate. Tra queste c’erano lavori di scultura, pittura e grafica: 7 milioni di pezzi venduti per un totale di quasi 19 milioni di marchi del Reich. L'ultimo acquisto fu addirittura effettuato il 24 aprile 1945, sei giorni prima che le truppe americane entrassero a Monaco».
Oltre 9mila artisti - tra scultori e pittori - tra il 1937 e il 1944, furono chiamati ad esporre le loro opere.
«Tuttavia - spiega la curatrice dell’Archivio - per partecipare all’esposizione divenne necessario, a partire dal novembre 1933, appartenere alla Reichskammer der bildenden Künste (Camera di Belle Arti del Reich).
L’INDICE DEGLI ARTISTI
Dal 1938, invece, ogni candidato venne registrato nell’ Haus der Deutschen Kunst’s Index of Artists, un indice, oggi parte dell’Archivio, con i nomi, gli indirizzi degli artisti, nonché l’anno della Große Deutsche Kunstausstellung e i numeri di identificazione di ciascuna opera. «È ancora possibile vedere, scritti a mano, i simboli che indicano l’accettazione, la vendita o il rifiuto di un’opera. Un numero barrato stava, ad esempio, a significare che il lavoro era stato respinto, mentre per segnalarne la vendita veniva utilizzato un cerchio intorno al numero dell’opera».
L’ELENCO DEI DIPINTI DEL FÜRHER
E infine c’è il Deposit Ledger for Paintings, un vero e proprio libro creato il 19 febbraio del 1941 e aggiornato fino al 28 febbraio 1944 che «elenca 827 dipinti ad olio e opere grafiche delle Grandi Esposizioni dell’Arte Germanica, acquistati da Hitler e poi conservati all’interno dell’Haus der Kunst. A partire dalla primavera del 1942 questi lavori furono gradualmente trasferiti al “Führerbau" di Monaco, a Königsplatz, e nella miniera di sale di Altaussee, dove era custodito il bottino di opere d’arte dei nazisti. Nell’aprile del 1943 ventuno di questi dipinti furono consegnati all’appartamento del Fürher, sulla Prinzregentenplatz».
UNA “GUIDA” ALL'ESPOSIZIONE DELL'ARTE DEGENERATA
Ma l’Archivio della Casa dell’Arte di Monaco conserva anche una traccia della Entartete Kunst, la seconda grande esposizione del 1937, quella cosiddetta “dell’arte degenerata” che si svolse il 19 luglio nel Parco Hofgarten, a Monaco, e a seguito della quale furono confiscate circa 650 opere provenienti dalle collezioni di 32 musei tedeschi.
«L’unico documento che abbiamo in archivio, relativo a questo sequestro - spiega Sabine Brantl - è una sorta di guida all’ Entartete Kunst. Questo libretto di 31 pagine, pubblicato nel novembre del 1937 dalla Verlag für Kultur- und Wirtschaftswerbung di Berlino, assomiglia a un trattato anti-modernista. L'illustrazione di copertina mostra la scultura di Otto Freundlich Der neue Mensch (L'uomo nuovo) dal Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo. Freundlich fu assassinato nel campo di concentramento di Majdanek vicino a Lublino nel 1943».
Documenti degli anni 1933 al 1950 | Foto: © Sabine Brantl
Si chiude così il cerchio perfetto che trova il suo centro nelle due grandi esposizioni di Monaco del 1937 e che il docufilm diretto da Claudio Poli descrive con estremo rigore avvalendosi del contributo di curatori, storici dell’arte, affidando documenti d’epoca e testimonianze alla voce di Toni Servillo.
La Galleria dell’Historical Archive dell’Haus der Kunst dovrebbe prossimamente ospitare una mostra dedicata al rapporto tra archivi e storia e alla loro rappresentazione. Un’esposizione in corso fino al 5 maggio avrà invece come focus l’estate del 1937, l’anno in cui la nuova Haus der Deutschen Kunst apriva i battenti con la prima Große Deutsche Kunstausstellung, mentre, non molto distante, si svolgeva l’Entartete Kunst. Da una parte espressionismo, impressionismo, surrealismo, l’arte degli ismi come la liquidò con disprezzo il Führer, dall’altra parte l’arte classica, rassicurante, con le sue belle opere immortali.
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Una di queste - che si svolgeva in concomitanza con la mostra dedicata all’Arte Degenerata - che prendeva di mira gli artisti messi all’indice dai nazisti - era La Grande Esposizione dell’Arte Germanica, ospitata, per ben otto edizioni, dal 1937 al 1944, presso l’Haus der Kuns, un edificio costruito nella città della Baviera tra il 1933 e il 1937 e progettato dall’architetto Paul Ludwig Troost per volontà del Fürher che vi posò anche la prima pietra.
Un'immagine di repertorio dell'Esposizione del 1937 a Monaco | Courtesy of Nexo Digital
Ad inaugurarlo, in un trionfo di svastiche, carri allegorici, forza virile - con tanto di modellino portato in sfilata - fu proprio l’esposizione Große Deutsche Kunstausstellung, che osannava quell’arte - tutta “imponenza e bellezza, purezza e benessere contro gli ultimi elementi del nostro degrado culturale” - considerata dai nazisti l'unica autentica.
Quello relativo alla storia di questo silenzioso gigante dal passato difficile, che grandeggia nel cuore di Monaco, è un momento cruciale del docufilm Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, distribuito nelle sale il 13 e il 14 marzo nell’ambito del progetto della Grande Arte al Cinema. Un racconto, che con l’aiuto di documenti, testimonianze e immagini d’epoca narra di come Hitler abbia depredato la grande bellezza dell'Europa, condannando le avanguardie e impossessandosi dell'espressione artistica di una cultura.
Il film si sofferma a lungo sul successo di quella esposizione di arte di regime che attirò ben 4.5 milioni di visitatori.
La Grande Esposizione dell'Arte Germanica, della quale il Führer si occupò personalmente e che rappresentò simbolicamente l'inizio della grande ossessione per l'arte classica, avrebbe portato Hitler e il suo stretto collaboratore, Hermann Goering, a contendersi i patrimoni dei paesi occupati.
Nella primavera del 1936 Hitler ispezionò la costruzione dell'Haus der Kunst
Ma quali sono oggi le testimonianze tangibili relative a quel significativo momento storico, custodite nel ventre di questo maestoso gigante in travertino nel cuore di Monaco, che pone in dialogo la memoria storica con il vivace panorama artistico cittadino e internazionale?
Ci viene incontro Sabine Brantl, curatrice dell’Archivio storico dell’Haus der Kunst, che ci spiega come la storia di questo edificio non si sia affatto conclusa nel 1945.
«Più di qualsiasi altro museo, l’Haus der Kunst ha lasciato un segno indelebile nelle vicende del XX secolo, fungendo da palcoscenico dei grandi eventi che hanno plasmato la storiografia dell’arte moderna e contemporanea».
E infatti sono diversi i documenti riguardanti gli aspetti economici e l’organizzazione della Große Deutsche Kunstausstellung, la più importante vetrina e piattaforma di vendita dell'arte tedesca.
I LIBRI “DEI CONTI” DELLA GRANDE ESPOSIZIONE DELL’ARTE GERMANICA
«A partire dal 1938 - prosegue Sabine Brantl - il successo economico della Grande Esposizione dell'Arte Germanica iniziò ad essere registrato con precisione nei libri contabili della Haus der Deutschen Kunst. Nei sedici faldoni rilegati, nelle due scatole di schede sciolte - archiviate fino al 2004 nel seminterrato della House of Art, l'attuale archivio storico, figurano nomi dei leader del partito nazista, ma anche di organizzazioni, istituzioni, aziende e individui. La vendita dei dipinti e delle sculture esposte ha portato nelle casse del regime un totale di 1.9 milioni di Reichsmark. Complessivamente, nel corso delle otto edizioni, furono 12.550 le opere presentate. Tra queste c’erano lavori di scultura, pittura e grafica: 7 milioni di pezzi venduti per un totale di quasi 19 milioni di marchi del Reich. L'ultimo acquisto fu addirittura effettuato il 24 aprile 1945, sei giorni prima che le truppe americane entrassero a Monaco».
Oltre 9mila artisti - tra scultori e pittori - tra il 1937 e il 1944, furono chiamati ad esporre le loro opere.
«Tuttavia - spiega la curatrice dell’Archivio - per partecipare all’esposizione divenne necessario, a partire dal novembre 1933, appartenere alla Reichskammer der bildenden Künste (Camera di Belle Arti del Reich).
L’INDICE DEGLI ARTISTI
Dal 1938, invece, ogni candidato venne registrato nell’ Haus der Deutschen Kunst’s Index of Artists, un indice, oggi parte dell’Archivio, con i nomi, gli indirizzi degli artisti, nonché l’anno della Große Deutsche Kunstausstellung e i numeri di identificazione di ciascuna opera. «È ancora possibile vedere, scritti a mano, i simboli che indicano l’accettazione, la vendita o il rifiuto di un’opera. Un numero barrato stava, ad esempio, a significare che il lavoro era stato respinto, mentre per segnalarne la vendita veniva utilizzato un cerchio intorno al numero dell’opera».
L’ELENCO DEI DIPINTI DEL FÜRHER
E infine c’è il Deposit Ledger for Paintings, un vero e proprio libro creato il 19 febbraio del 1941 e aggiornato fino al 28 febbraio 1944 che «elenca 827 dipinti ad olio e opere grafiche delle Grandi Esposizioni dell’Arte Germanica, acquistati da Hitler e poi conservati all’interno dell’Haus der Kunst. A partire dalla primavera del 1942 questi lavori furono gradualmente trasferiti al “Führerbau" di Monaco, a Königsplatz, e nella miniera di sale di Altaussee, dove era custodito il bottino di opere d’arte dei nazisti. Nell’aprile del 1943 ventuno di questi dipinti furono consegnati all’appartamento del Fürher, sulla Prinzregentenplatz».
UNA “GUIDA” ALL'ESPOSIZIONE DELL'ARTE DEGENERATA
Ma l’Archivio della Casa dell’Arte di Monaco conserva anche una traccia della Entartete Kunst, la seconda grande esposizione del 1937, quella cosiddetta “dell’arte degenerata” che si svolse il 19 luglio nel Parco Hofgarten, a Monaco, e a seguito della quale furono confiscate circa 650 opere provenienti dalle collezioni di 32 musei tedeschi.
«L’unico documento che abbiamo in archivio, relativo a questo sequestro - spiega Sabine Brantl - è una sorta di guida all’ Entartete Kunst. Questo libretto di 31 pagine, pubblicato nel novembre del 1937 dalla Verlag für Kultur- und Wirtschaftswerbung di Berlino, assomiglia a un trattato anti-modernista. L'illustrazione di copertina mostra la scultura di Otto Freundlich Der neue Mensch (L'uomo nuovo) dal Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo. Freundlich fu assassinato nel campo di concentramento di Majdanek vicino a Lublino nel 1943».
Documenti degli anni 1933 al 1950 | Foto: © Sabine Brantl
Si chiude così il cerchio perfetto che trova il suo centro nelle due grandi esposizioni di Monaco del 1937 e che il docufilm diretto da Claudio Poli descrive con estremo rigore avvalendosi del contributo di curatori, storici dell’arte, affidando documenti d’epoca e testimonianze alla voce di Toni Servillo.
La Galleria dell’Historical Archive dell’Haus der Kunst dovrebbe prossimamente ospitare una mostra dedicata al rapporto tra archivi e storia e alla loro rappresentazione. Un’esposizione in corso fino al 5 maggio avrà invece come focus l’estate del 1937, l’anno in cui la nuova Haus der Deutschen Kunst apriva i battenti con la prima Große Deutsche Kunstausstellung, mentre, non molto distante, si svolgeva l’Entartete Kunst. Da una parte espressionismo, impressionismo, surrealismo, l’arte degli ismi come la liquidò con disprezzo il Führer, dall’altra parte l’arte classica, rassicurante, con le sue belle opere immortali.
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