A Madrid fino all’8 giugno al Museo Thyssen-Bornemisza

Marcel Proust e le arti. Una storia da scoprire a Madrid

Edouard Manet, Ragazzo che mangia ciliegie, 1858 ca, Olio su tela, 54.5 x 65.5 cm, Lisbona, Museo Calouste Gulbenkian | Foto: © Catarina Gomes Ferreira
 

Samantha De Martin

05/03/2025

Mondo - Una fotografia di Marcel Proust all'età di 15 anni, scattata nel 1887 da Paul Nadar, accanto all'unico ritratto pittorico dell'autore giunto fino a noi, dipinto cinque anni più tardi da Jacques-Émile Blanche, accoglie i visitatori del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Inizia da un dipinto e da uno scatto il viaggio tra parole e pittura che unisce in un poetico binomio i pennelli dei grandi maestri e le pagine di Marcel Proust. Ambientato all’incirca tra il 1890 e il 1920, Alla ricerca del tempo perduto descrive la vita sociale, artistica e intellettuale dell'epoca. L'ambientazione principale è Parigi, dove Proust nacque e visse tutta la sua vita, con i suoi viali, le strade, i parchi, i giardini che fanno anche da cornice alle opere di grandi pittori, da Camille Pissarro a Pierre-Auguste Renoir, Raoul Duffy.
A intrecciare i fili della penna e del colore è una mostra in corso fino all’8 giugno al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, intitolata Proust y las artes, a cura di Fernando Checa. Il percorso, in particolare, si sofferma su uno dei temi più salienti dell'opera di Proust: la creazione e il consolidamento, negli ultimi decenni del XIX secolo, di una disciplina nuova e moderna, la Storia dell'arte, ma anche sull’attrazione esercitata da città come Venezia, visitata da Proust per ben due volte, e ancora sull’amore dello scrittore per le cattedrali e l'architettura gotica.


Jacques-Émile Blanche, Ritratto di Marcel Proust, 1892, Olio su tela, 60.5 x 73.5 cm, Museo d’Orsay, Parigi. Grand Palais RMN (Musée d'Orsay) / Hervé Lewandowski

Proust non visitò mai Roma, Firenze o Napoli, ma la città dei canali, un'altra delle ambientazioni di Alla ricerca del tempo perduto, gli rimase nel cuore. Nel percorso il visitatore la ritrova in opere come La Dogana e San Giorgio Maggiore, Venezia (1834) di Joseph M. W. Turner, o ancora nelle acqueforti realizzate da James McNeill Whistler nel 1880 e da Mariano Fortuny e Madrazo. Il capitolo comprende anche diversi pezzi tessili di Fortuny (una tunica appartenuta a Proust, un abito Delphos e un tessuto d'ispirazione rinascimentale), e un autoritratto del pittore stabilitosi a Venezia e che incarna per Proust l'unione della città con Carpaccio, Ruskin e il gusto per l'orientale, l'esotico e le belle stoffe.
Non potevano mancare nel percorso espositivo la Parigi degli Champs-Élysées, del Bois de Boulogne e degli aristocratici palazzi del Faubourg Saint-Germain, delle carrozze in Avenue du Bois, e le spiagge della Francia settentrionale, scenari che fanno da cornice tanto alle pagine de À la recherche du temps perdu quanto alle tele dei grandi pittori.

Esiste un legame indissolubile tra Proust e le arti. Lo scrittore era particolarmente attratto da quella modernità che andava tanto di moda alla fine del XIX secolo. La capitale cosmopolita e ricca della Terza Repubblica che ha vissuto una profonda trasformazione con l'apparizione dell'elettricità, delle automobili, scatenata tra spettacoli, ristoranti e bar, è il medesimo universo di Charles Swann e dell’aristocratica famiglia Guermantes.


Tra i personaggi centrali del romanzo, Charles Swann è il simbolo dell'alta borghesia colta parigina, interessata alla storia dell'arte, alla critica e al collezionismo. Per creare questa figura, Proust si avvalse, in particolare, della collaborazione del critico d'arte Charles Haas e dello storico, critico, collezionista d'arte e direttore della Gazette des Beaux Arts Charles Ephrussi, raffigurati in due opere in mostra. Tra i pezzi in mostra anche il Busto di Anatole France a petto nudo (Bourdelle, 1919), scrittore francese da cui Proust trasse ispirazione per il personaggio di Bergotte. 
Ma l’esposizione abbraccia anche dipinti di Rembrandt, Johannes Vermeer, Anton van Dyck, Jean-Antoine Watteau, Joseph M. W. Turner, Manet, Monet, Renoir, solo per citarne alcuni, e ancora una scultura di Émile Antoine Bourdelle, oltre a una selezione di libri di Proust in prestito dalla Bibliothèque nationale de France e dalla Biblioteca del Ateneo di Madrid, oltre a prestiti dal Musée du Louvre, dal Musée d'Orsay e dal Carnavalet di Parigi, dal Mauritshuis dell'Aia.


Marcel Proust, Piaceri e giorni, 1896, Illustrazione di Madeleine Lemaire. Dimensioni: 29,7 x 20,9. Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia, Riserva di libri rari

Un'esperienza estetica essenziale per Proust è stata la contemplazione delle cattedrali gotiche francesi, che lo scrittore ha visitato lasciandosi guidare dagli scritti dello storico dell'arte francese Émile Mâle e dell'inglese John Ruskin - di cui fu lettore e traduttore - a bordo di un'auto guidata dal suo autista, segretario e amante, Alfred Agostinelli. La mostra a Madrid abbraccia opere di Paul-César Helleu, Eugène Boudin, Alfred Sisley, Gustave Loiseau, Armand Guillaumin e Jean-Baptiste-Camille Corot che ritraggono chiese e cattedrali da Reims a Notre-Dame de Paris, ma anche i disegni di John Ruskin di Amiens e Abbeville e una copia della Bibbia di Amiens (1904), tradotta e con un prologo di Proust.
La figura di Alfred Agostinelli, personaggio chiave di due volumi del romanzo, in cui l'autore presenta una lunga digressione sulla gelosia, i sospetti di infedeltà e la dimenticanza, che funge da modello per Albertine, è di fondamentale importanza anche per evocare l'interesse di Proust per gli aspetti della modernità dei primi del Novecento.
La sezione dedicata alla modernità presenta inoltre opere di Giacomo Balla e Jean Cocteau, che testimoniano lo sviluppo dei movimenti d'avanguardia dell'epoca, nonché una scenografia, due manifesti e una fotografia dei Ballets Russes di Sergej Diaghilev, ai cui spettacoli Proust assisteva regolarmente.

Arriviamo al termine della mostra con una sezione intitolata “Il tempo ritrovato”. Alla fine dei sette volumi del romanzo, i mondi di Swann e Guermantes si incontrano in un'ultima grande festa che si tiene dopo la guerra. Nell’ultima parte della sua grande opera, intitolata appunto Il tempo ritrovato, Proust rivela quanto sia implacabile e distruttivo il passare del tempo. Prima di congedare il pubblico la mostra riprende questa idea tradotta in pittura attraverso due autoritratti di Rembrandt e due immagini di Marcel Proust in punto di morte nel 1922.