Un’importante donazione allo Stato allestita nella Palazzina dei Principi
Il Museo di Capodimonte sempre più "contemporaneo". Oltre 70 opere dalla Collezione Lia Rumma
Lia Rumma e Ettore Spalletti, Milano 2010 | Courtesy Archivio Lia Rumma
Samantha De Martin
22/07/2022
Napoli - Erano gli anni Settanta quando Marcello e Lia Rumma, giovani collezionisti poco più che ventenni, si facevano promotori di una stagione di mostre che avrebbe visto protagonista una nuova generazione di artisti.
Marcello Rumma, già direttore del Collegio Colautti, divienne patron di importanti rassegne d’arte a Salerno e negli antichi Arsenali di Amalfi, dando vita, nel 1969, a un’importante casa editrice di arte, estetica e filosofia.
Nel 1971, dopo la scomparsa del marito, Lia Rumma apriva a Napoli, al Parco Margherita, la sua prima galleria d’arte contemporanea con la personale L’Ottava Investigazione dell’artista Joseph Kosuth, uno dei principali protagonisti della Conceptual Art.
Da allora la Galleria Lia Rumma - dal 1974 con sede a Napoli in via Vannella Gaetani - non ha mai smesso di rappresentare un punto di riferimento essenziale per l'arte contemporanea a livello internazionale, con una ricerca indirizzata verso i movimenti artistici contemporanei (Arte Povera, Minimal Art, Conceptual Art), gettando un ponte tra Napoli e il panorama artistico internazionale, da Parigi a New York.
Prestigiose mostre, come le personali di Gino De Dominicis (1986), Joseph Kosuth e William Kentridge si sono susseguite in un cartellone destinato a rimanere nelle storia.
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1961, Olio su tela, 227 x 145 cm (incorniciata) | Courtesy Archivio Lia Rumma
Adesso, con quello che il ministro della cultura Dario Franceschini ha definito “un gesto non comune di lungimirante e spassionato amore di Lia Rumma per la propria città e per il patrimonio culturale”, oltre 70 opere, tra dipinti, sculture, fotografie e lavori su carta, realizzate da una trentina fra i maggiori artisti italiani del XX secolo, raccolte e selezionate nel corso di un'intera esistenza dedicata all'arte, entrano a far parte del patrimonio dello Stato e della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tra gli scatti spiccano quelli che immortalano Lia Rumma assieme a Ettore Spalletti, Mimmo Jodice e Alberto Burri, o la collezionista ritratta in occasione della mostra Le costanti nell’arte, svoltasi a Napoli nel 1994.
Un focus è dedicato all’Arte Povera - definizione coniata nel 1967 dal critico Germano Celant - e a quegli artisti la cui ricerca individuale si è sviluppata accanto ai movimenti radicali di quegli stessi anni, coprendo un arco di tempo che dal 1965 si estende agli anni Duemila.
La raccolta donata dalla collezionista avrà come cornice d’eccezione la Palazzina dei Principi, raffinato edificio nel Real Bosco di Capodimonte, fondato dai Carmignano marchesi di Acquaviva prima del Palazzo Reale.
Michelangelo Pistoletto, Mappamondo, 1966-68, Giornali pressati, ferro | Courtesy Archivio Lia Rumma
Con opere di Vincenzo Agnetti, Agostino Bonalumi, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Maria Lai, Carmine Limatola, Pietro Lista, Mario Merz, Ugo Mulas, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Ettore Spalletti, solo per citare alcuni dei nomi presenti, la raccolta donata da Lia Rumma va ad aggiungersi alla sezione contemporanea che consta oggi di oltre 175 opere e che rende il Museo di Capodimonte l’unico in Italia a conservare ed esporre l’arte dal XIII secolo a oggi, con raccolte eccezionali tra le quali quella Farnese.
Entrata al Museo di Capodimonte nel 1978 con la mostra personale di Alberto Burri, curata dal soprintendente Raffaello Causa e dal gallerista napoletano Lucio Amelio, l’arte contemporanea al museo napoletano è sempre stata di casa. L’ideazione e il progetto scientifico della collezione Lia e Marcello Rumma sono affidati allo storico dell’arte Gabriele Guercio, da oltre 50 anni al fianco di Lia Rumma nei suoi più importanti progetti espositivi, mentre il nuovo progetto di distribuzione funzionale e allestimento museale legato alla donazione è invece affidato all’architetto Ippolito Pestellini e al suo studio 2050+ con sede a Milano.
Piero Gilardi, Sassaia di fiume, 1969, Poliuretano espanso, 150 x 150 x 9 cm | Courtesy Archivio Lia Rumma
“Ci sono vite che si costruiscono come avventure, come lotte, come destini. Ci sono vite che sono fatte di passione e di sacrifici, vite consapevoli che non si vince senza intelligenza e visione - ha commentato Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte -. Tra questi eroici lottatori ci sono i collezionisti che hanno intuito l'arte del loro tempo, che hanno capito i profondi messaggi che l'arte introduce sempre nelle nostre vite e nel mondo che ci circonda. Con il dono della collezione a Capodimonte Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte, una storia di cui sono stati testimoni e attori quando alla fine degli anni Sessanta con l’Arte Povera, l’arte italiana è entrata radicalmente nella contemporaneità”.
Gino De Dominicis, Senza titolo, 1985, Tempera e acrilico su tavola | Courtesy Archivio Lia Rumma
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• Nel segno della Sibilla. A Napoli William Kentridge dialoga con le sculture della Cona dei Lani
Marcello Rumma, già direttore del Collegio Colautti, divienne patron di importanti rassegne d’arte a Salerno e negli antichi Arsenali di Amalfi, dando vita, nel 1969, a un’importante casa editrice di arte, estetica e filosofia.
Nel 1971, dopo la scomparsa del marito, Lia Rumma apriva a Napoli, al Parco Margherita, la sua prima galleria d’arte contemporanea con la personale L’Ottava Investigazione dell’artista Joseph Kosuth, uno dei principali protagonisti della Conceptual Art.
Da allora la Galleria Lia Rumma - dal 1974 con sede a Napoli in via Vannella Gaetani - non ha mai smesso di rappresentare un punto di riferimento essenziale per l'arte contemporanea a livello internazionale, con una ricerca indirizzata verso i movimenti artistici contemporanei (Arte Povera, Minimal Art, Conceptual Art), gettando un ponte tra Napoli e il panorama artistico internazionale, da Parigi a New York.
Prestigiose mostre, come le personali di Gino De Dominicis (1986), Joseph Kosuth e William Kentridge si sono susseguite in un cartellone destinato a rimanere nelle storia.
Jannis Kounellis, Senza titolo, 1961, Olio su tela, 227 x 145 cm (incorniciata) | Courtesy Archivio Lia Rumma
Adesso, con quello che il ministro della cultura Dario Franceschini ha definito “un gesto non comune di lungimirante e spassionato amore di Lia Rumma per la propria città e per il patrimonio culturale”, oltre 70 opere, tra dipinti, sculture, fotografie e lavori su carta, realizzate da una trentina fra i maggiori artisti italiani del XX secolo, raccolte e selezionate nel corso di un'intera esistenza dedicata all'arte, entrano a far parte del patrimonio dello Stato e della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Tra gli scatti spiccano quelli che immortalano Lia Rumma assieme a Ettore Spalletti, Mimmo Jodice e Alberto Burri, o la collezionista ritratta in occasione della mostra Le costanti nell’arte, svoltasi a Napoli nel 1994.
Un focus è dedicato all’Arte Povera - definizione coniata nel 1967 dal critico Germano Celant - e a quegli artisti la cui ricerca individuale si è sviluppata accanto ai movimenti radicali di quegli stessi anni, coprendo un arco di tempo che dal 1965 si estende agli anni Duemila.
La raccolta donata dalla collezionista avrà come cornice d’eccezione la Palazzina dei Principi, raffinato edificio nel Real Bosco di Capodimonte, fondato dai Carmignano marchesi di Acquaviva prima del Palazzo Reale.
Michelangelo Pistoletto, Mappamondo, 1966-68, Giornali pressati, ferro | Courtesy Archivio Lia Rumma
Con opere di Vincenzo Agnetti, Agostino Bonalumi, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Maria Lai, Carmine Limatola, Pietro Lista, Mario Merz, Ugo Mulas, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Gianni Ruffi, Ettore Spalletti, solo per citare alcuni dei nomi presenti, la raccolta donata da Lia Rumma va ad aggiungersi alla sezione contemporanea che consta oggi di oltre 175 opere e che rende il Museo di Capodimonte l’unico in Italia a conservare ed esporre l’arte dal XIII secolo a oggi, con raccolte eccezionali tra le quali quella Farnese.
Entrata al Museo di Capodimonte nel 1978 con la mostra personale di Alberto Burri, curata dal soprintendente Raffaello Causa e dal gallerista napoletano Lucio Amelio, l’arte contemporanea al museo napoletano è sempre stata di casa. L’ideazione e il progetto scientifico della collezione Lia e Marcello Rumma sono affidati allo storico dell’arte Gabriele Guercio, da oltre 50 anni al fianco di Lia Rumma nei suoi più importanti progetti espositivi, mentre il nuovo progetto di distribuzione funzionale e allestimento museale legato alla donazione è invece affidato all’architetto Ippolito Pestellini e al suo studio 2050+ con sede a Milano.
Piero Gilardi, Sassaia di fiume, 1969, Poliuretano espanso, 150 x 150 x 9 cm | Courtesy Archivio Lia Rumma
“Ci sono vite che si costruiscono come avventure, come lotte, come destini. Ci sono vite che sono fatte di passione e di sacrifici, vite consapevoli che non si vince senza intelligenza e visione - ha commentato Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte -. Tra questi eroici lottatori ci sono i collezionisti che hanno intuito l'arte del loro tempo, che hanno capito i profondi messaggi che l'arte introduce sempre nelle nostre vite e nel mondo che ci circonda. Con il dono della collezione a Capodimonte Lia e Marcello Rumma entrano nella storia, ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte, una storia di cui sono stati testimoni e attori quando alla fine degli anni Sessanta con l’Arte Povera, l’arte italiana è entrata radicalmente nella contemporaneità”.
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