Presto in mostra il quadrupede millenario
Un cavallo a Pompei: restauro e nuovo allestimento per lo scheletro ritrovato da Maiuri
Lo scheletro del cavallo di Amedeo Maiuri nel laboratorio di restauro di Pompei I Courtesy Parco Archeologico di Pompei
Francesca Grego
30/12/2021
Napoli - Era il 1938 quando, scavando nel sottosuolo di Pompei, il celebre archeologo Amedeo Maiuri si ritrovò faccia a faccia con il cranio di un cavallo vissuto duemila anni fa. In un ambiente che in seguito si rivelò essere una stalla, vennero alla luce prima la mangiatoia, poi il collo del quadrupede, le vertebre e il resto del corpo, insieme a resti di paglia. Si trattava di un animale alto 1 metro e 34 centimetri al garrese, che molto probabilmente aveva trascorso la sua vita attaccato a un traino per il trasporto delle merci.
Rimesso in piedi grazie a un’armatura metallica, il cavallo di Maiuri fu lasciato sul posto e coperto da una tettoia perché i visitatori potessero ammirarlo nel suo habitat originario. Il tempo e l’incuria, tuttavia, finirono per consumare la struttura e anche lo scheletro subì pesanti danni.
Lo scheletro del cavallo in una foto del 1941-42. Archivio fotografico del Parco Archeologico di Pompei
Grazie a un recente progetto del Parco Archeologico di Pompei, il poderoso quadrupede torna ora a stuzzicare la curiosità del pubblico in un nuovo allestimento. Tecnologie di restauro di ultima generazione hanno ridato allo scheletro colore e consistenza, prima di un attento rimontaggio di ossa e cranio. Rilievi a laser scanner hanno permesso poi di restituire al cavallo la giusta postura, mentre alcuni pezzi mancanti saranno ricostruiti in un secondo momento con stampe 3d. Materiali di ultima generazione, adatti al microclima del Parco, assicureranno all’equide una lunga vita.
In un’ottica di inclusione, anche chi è ipovedente potrà fare la conoscenza con il cavallo di Maiuri e conoscerne la storia: un modellino 3d sarà disponibile per una fruizione tattile avanzata, con una chiara distinzione tra le parti rinvenute durante gli scavi del ’38 e quelle ricostruite. L’esperienza sarà arricchita da esaurienti spiegazioni in linguaggio braille, che ricostruiranno le vicende dell’animale dal ritrovamento al restauro e racconteranno ai visitatori tutto quello che gli archeologi hanno scoperto sul suo conto.
Restauro del cavallo di Amedeo Maiuri I Courtesy Parco Archeologico di Pompei
“Si tratta di un intervento multidisciplinare che vede all'opera restauratori e archeologi costantemente affiancati da un archeozoologo, al fine di condurre un adeguato studio scientifico del cavallo”, spiega il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. Al termine della ricerca, questa squadra ben assortita “sarà in grado di fornire importanti informazioni sul tipo di animali che venivano utilizzati a Pompei e sulle loro caratteristiche”.
“Il progetto di valorizzazione del reperto nel suo nuovo allestimento lo renderà, inoltre, fruibile a tutti i visitatori, nell'ottica della massima accessibilità e inclusività, anche relativamente alla conoscenza delle attività di restauro del Parco”, conclude il direttore.
Rimesso in piedi grazie a un’armatura metallica, il cavallo di Maiuri fu lasciato sul posto e coperto da una tettoia perché i visitatori potessero ammirarlo nel suo habitat originario. Il tempo e l’incuria, tuttavia, finirono per consumare la struttura e anche lo scheletro subì pesanti danni.
Lo scheletro del cavallo in una foto del 1941-42. Archivio fotografico del Parco Archeologico di Pompei
Grazie a un recente progetto del Parco Archeologico di Pompei, il poderoso quadrupede torna ora a stuzzicare la curiosità del pubblico in un nuovo allestimento. Tecnologie di restauro di ultima generazione hanno ridato allo scheletro colore e consistenza, prima di un attento rimontaggio di ossa e cranio. Rilievi a laser scanner hanno permesso poi di restituire al cavallo la giusta postura, mentre alcuni pezzi mancanti saranno ricostruiti in un secondo momento con stampe 3d. Materiali di ultima generazione, adatti al microclima del Parco, assicureranno all’equide una lunga vita.
In un’ottica di inclusione, anche chi è ipovedente potrà fare la conoscenza con il cavallo di Maiuri e conoscerne la storia: un modellino 3d sarà disponibile per una fruizione tattile avanzata, con una chiara distinzione tra le parti rinvenute durante gli scavi del ’38 e quelle ricostruite. L’esperienza sarà arricchita da esaurienti spiegazioni in linguaggio braille, che ricostruiranno le vicende dell’animale dal ritrovamento al restauro e racconteranno ai visitatori tutto quello che gli archeologi hanno scoperto sul suo conto.
Restauro del cavallo di Amedeo Maiuri I Courtesy Parco Archeologico di Pompei
“Si tratta di un intervento multidisciplinare che vede all'opera restauratori e archeologi costantemente affiancati da un archeozoologo, al fine di condurre un adeguato studio scientifico del cavallo”, spiega il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. Al termine della ricerca, questa squadra ben assortita “sarà in grado di fornire importanti informazioni sul tipo di animali che venivano utilizzati a Pompei e sulle loro caratteristiche”.
“Il progetto di valorizzazione del reperto nel suo nuovo allestimento lo renderà, inoltre, fruibile a tutti i visitatori, nell'ottica della massima accessibilità e inclusività, anche relativamente alla conoscenza delle attività di restauro del Parco”, conclude il direttore.
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