Dal 13 agosto apre il CAMUC - Casa Museo Cannas
Un ricordo appeso a un filo. A Ulassai la mostra di Maria Lai inaugura un nuovo spazio museale
CAMUC - Casa Museo Cannas | Foto: © Studio Laibe architettura
Samantha De Martin
04/08/2021
Nuoro - Un nastro celeste lungo 26 chilometri “corre” tra le vie di Ulassai, a ridisegnare relazioni antiche e nuove, oggi come 40 anni fa, unendo il borgo sardo al suo nuovo spazio culturale.
A guidarlo verso il Monte Gedili, la montagna che sovrasta il paese, sono gli scatti che immortalano l’intreccio di sguardi, mani, fili con cui Maria Lai sancì il rapporto tra un’artista e la sua comunità, realizzando quella che oggi è universalmente riconosciuta come la prima operazione di “arte relazionale” in Italia.
Dal 13 agosto il borgo in provincia di Nuoro accoglie Di Terra e di cielo, a ricordo dell'intervento Legarsi alla montagna, che, l’8 settembre del 1981, coinvolse l’intera comunità di Ulassai, invitata a unire le proprie vite con nastri di stoffa celeste.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 | Foto: © Piero Berengo Gardin | Courtesy Archivio Maria Lai by siae 2021
“Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto nel rispetto delle parti, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era un legame d’amore veniva fatto un fiocco e al nastro legati anche dei pani tipici detti su pani pintau”. Così Maria Lai raccontava quell'iniziativa destinata a essere ricordata. Oggi quel celebre intervento sul territorio che aveva reso il pubblico per la prima volta partecipe della costruzione dell'opera stessa, viene ricordato attraverso una mostra articolata in due percorsi espositivi.
Il primo si snoda en plein air, nel centro storico di Ulassai. Alle foto più note al grande pubblico, che immortalavano l’evento, scattate da Piero Berengo Gardin, si aggiungono ulteriori tracce che svelano alcuni retroscena dell’azione partecipata, frutto di un attento lavoro di studio e ricerca condotto, negli ultimi due anni, dalla Fondazione Stazione dell’Arte. Le immagini realizzate da Virgilio Lai durante l’intervento del 1981, assieme agli scatti di Berengo Gardin, saranno per la prima volta esposte en plein air per le vie del paese, arricchendo l’itinerario del Museo a cielo aperto dedicato all’artista "battagliera", capace di esprimersi con la delicata poesia del filo.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 | Foto: © Virgilio Lai | Courtesy Archivio Maria Lai by siae 2021
Oltre cinquanta fotografie, molte delle quali inedite, ritraggono le persone del paese intente a legare con il nastro le proprie case alla montagna
Il secondo percorso si dipana invece all’interno del CAMUC - Casa Museo Cannas, il nuovo spazio culturale al centro del paese, che si candida a diventare, con la sua memoria storica, un importante punto di riferimento per la comunità. All’interno di questo complesso architettonico costruito nei primi del Novecento per accogliere le attività commerciali gestite dalla famiglia del proprietario, Massimo Cannas, nonché l’ufficio postale, un frantoio, un mulino elettrico per cereali e un impianto a carbone, Maria Lai si racconta attraverso i lavori più significativi assieme a materiali d’archivio inediti o poco noti.
Acquistato dal Comune di Ulassai intorno alla metà degli anni Novanta, oggi, dopo un accurato intervento di recupero e riqualificazione museale a cura dello studio di architettura laiBE, è un centro culturale polivalente destinato a ospitare mostre, convegni, workshop, laboratori e proiezioni.
CAMUC - Casa Museo Cannas | Foto: © Studio Laibe architettura
Se nella prima sezione tematica all'interno del CAMUC viene proposto un approfondimento sull’opera Legarsi alla montagna, attraverso modelli e bozzetti che ne mostrano la genesi e i riferimenti concettuali, al primo piano del museo viene invece dato spazio all’originale progettualità dell’artista che scruta di volta in volta il paesaggio, “da vicinissimo e da lontanissimo”, come in un viaggio, dal microcosmo di Ulassai al macrocosmo delle sue geografie.
È proprio questa riflessione sul sentimento di “ansia d’infinito” a lei profondamente caro a dare il titolo alla mostra.
La dimensione più intima e privata di Maria Lai trapela invece da alcuni oggetti appartenuti all’artista, da una selezione di fotografie inedite della sua casa-studio, a rievocare quell’atmosfera creativa che ne ha animato l’atelier.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 20.30.
Leggi anche:
• Ricucire il dolore - tessere la speranza. La "via crucis" di Maria Lai
A guidarlo verso il Monte Gedili, la montagna che sovrasta il paese, sono gli scatti che immortalano l’intreccio di sguardi, mani, fili con cui Maria Lai sancì il rapporto tra un’artista e la sua comunità, realizzando quella che oggi è universalmente riconosciuta come la prima operazione di “arte relazionale” in Italia.
Dal 13 agosto il borgo in provincia di Nuoro accoglie Di Terra e di cielo, a ricordo dell'intervento Legarsi alla montagna, che, l’8 settembre del 1981, coinvolse l’intera comunità di Ulassai, invitata a unire le proprie vite con nastri di stoffa celeste.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 | Foto: © Piero Berengo Gardin | Courtesy Archivio Maria Lai by siae 2021
“Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto nel rispetto delle parti, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era un legame d’amore veniva fatto un fiocco e al nastro legati anche dei pani tipici detti su pani pintau”. Così Maria Lai raccontava quell'iniziativa destinata a essere ricordata. Oggi quel celebre intervento sul territorio che aveva reso il pubblico per la prima volta partecipe della costruzione dell'opera stessa, viene ricordato attraverso una mostra articolata in due percorsi espositivi.
Il primo si snoda en plein air, nel centro storico di Ulassai. Alle foto più note al grande pubblico, che immortalavano l’evento, scattate da Piero Berengo Gardin, si aggiungono ulteriori tracce che svelano alcuni retroscena dell’azione partecipata, frutto di un attento lavoro di studio e ricerca condotto, negli ultimi due anni, dalla Fondazione Stazione dell’Arte. Le immagini realizzate da Virgilio Lai durante l’intervento del 1981, assieme agli scatti di Berengo Gardin, saranno per la prima volta esposte en plein air per le vie del paese, arricchendo l’itinerario del Museo a cielo aperto dedicato all’artista "battagliera", capace di esprimersi con la delicata poesia del filo.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, 1981 | Foto: © Virgilio Lai | Courtesy Archivio Maria Lai by siae 2021
Oltre cinquanta fotografie, molte delle quali inedite, ritraggono le persone del paese intente a legare con il nastro le proprie case alla montagna
Il secondo percorso si dipana invece all’interno del CAMUC - Casa Museo Cannas, il nuovo spazio culturale al centro del paese, che si candida a diventare, con la sua memoria storica, un importante punto di riferimento per la comunità. All’interno di questo complesso architettonico costruito nei primi del Novecento per accogliere le attività commerciali gestite dalla famiglia del proprietario, Massimo Cannas, nonché l’ufficio postale, un frantoio, un mulino elettrico per cereali e un impianto a carbone, Maria Lai si racconta attraverso i lavori più significativi assieme a materiali d’archivio inediti o poco noti.
Acquistato dal Comune di Ulassai intorno alla metà degli anni Novanta, oggi, dopo un accurato intervento di recupero e riqualificazione museale a cura dello studio di architettura laiBE, è un centro culturale polivalente destinato a ospitare mostre, convegni, workshop, laboratori e proiezioni.
CAMUC - Casa Museo Cannas | Foto: © Studio Laibe architettura
Se nella prima sezione tematica all'interno del CAMUC viene proposto un approfondimento sull’opera Legarsi alla montagna, attraverso modelli e bozzetti che ne mostrano la genesi e i riferimenti concettuali, al primo piano del museo viene invece dato spazio all’originale progettualità dell’artista che scruta di volta in volta il paesaggio, “da vicinissimo e da lontanissimo”, come in un viaggio, dal microcosmo di Ulassai al macrocosmo delle sue geografie.
È proprio questa riflessione sul sentimento di “ansia d’infinito” a lei profondamente caro a dare il titolo alla mostra.
La dimensione più intima e privata di Maria Lai trapela invece da alcuni oggetti appartenuti all’artista, da una selezione di fotografie inedite della sua casa-studio, a rievocare quell’atmosfera creativa che ne ha animato l’atelier.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 20.30.
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