Con il progetto “Avanti nella storia” rivivono gli emblemi del Palazzo dei Normanni
Dal restauro al clone: il futuro dei leoni di Palermo
I leoni originali e clonati nella Sala di Re Ruggero al Palazzo Reale, Palermo. Courtesy Fondazione Federico II
Francesca Grego
14/02/2019
Palermo - Simboli di forza e vigore, del fuoco e del sole, nonché di resistenza, misericordia e regalità, i due leoni del Palazzo Reale di Palermo tornano a splendere tra i mosaici della Sala di Re Ruggero. Sono probabilmente gli ultimi superstiti della spettacolare fontana dell’Aula Verde, dei cui fasti riferivano stupiti i cronisti di età normanna, e sono giunti fino a noi come muti testimoni delle assemblee e dei banchetti dei re nell’epoca d’oro della città.
A ricattarli dall’oblio e dal degrado sono stati i restauratori dell’Università di Palermo, in un progetto che li ha visti collaborare con la Fondazione Federico II, responsabile del Palazzo e della celebre Cappella Palatina.
Ma il futuro dei felini regali non si ferma qui e si svincola dai limiti del pregiato marmo bianco in cui furono scolpiti nel XII secolo. In occasione del restauro le statue sono state infatti sottoposte a scansioni 3D e studi approfonditi, trasferite in sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale e, infine, trasfigurate in cloni d’arte in fibra di mais colorata. In questo nuovo formato – fisico e digitale – i leoni potranno viaggiare materialmente o in rete, incontrando nuovi pubblici e soprattutto al riparo dai danni della storia, insieme alle preziose informazioni emerse dai rilievi.
Autori dell’operazione il team di Artficial, startup tecnologica premiata nel 2015 al Pioneers Festival di Vienna, nota per aver riprodotto in tecnologia 3D alcune tra le più importanti sculture classiche.
“Da ogni opera d’arte”, ha spiegato il founder di Artficial Giorgio Gori, “ricaviamo un vero e proprio DNA, che porta alla creazione di un clone digitale che riproduce ogni informazione al millesimo. L’arte diventa così alla portata di tutti, appassionati, cultori, semplici amanti. Leggera, permeabile, contemporanea, divertente. Così abbiamo creato un archivio straordinario di opere d’arte: trasformate in byte, ma soprattutto immuni allo scorrere del tempo”.
Nel caso dei leoni di Palermo, abbiamo a che fare con veri e propri emblemi del Palazzo dei Normanni, presenti, per limitarci alla Sala di Re Ruggero, anche nelle magnifiche decorazioni a mosaico.
“Non si hanno notizie sull’origine del materiale lapideo dei leoni”, ha raccontato lo zoologo e paleoecologo Marco Masseti, che ha partecipato alle indagini: “Con tutta probabilità, le due sculture facevano parte di una fontana, come si deduce dai fori per l’emissione dell’acqua in corrispondenza delle fauci e della porzione superiore della testa. Potrebbero rappresentare, come sostiene lo studioso e architetto Giuseppe Bellafiore, l’unica parte superstite della fontana dell’Aula Verde e potrebbero essere messi in relazione con altre due statue stilofore in marmo con le sembianze di elefanti che sono conservate a Mazara del Vallo, nella chiesa di San Bartolomeo”.
“Utilizziamo l’innovazione per viaggiare indietro nel tempo, conservare l’identità culturale ed esaminare l’iconologia del Palazzo. Lo facciamo con un approccio multidisciplinare, che mette insieme storici e innovatori”, hanno concluso Gianfranco Miccichè e Patrizia Monterosso, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Federico II che ha promosso il progetto “Avanti nella Storia”.
Intanto nella suggestiva Sala dei Venti, all’interno della Torre Gioaria, i visitatori possono già esplorare i modelli 3D dei leoni su monitor touch interattivi, in ambienti virtuali che conducono alla scoperta dell’affascinante passato del Palazzo dei Normanni.
Leggi anche:
• Palermo: i segreti di Palazzo Reale in un rilievo 3D
• Palermo capitale del Regno, i Borbone e l’archeologia
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• Al RISO di Palermo: Studio++. Il mare non ha paese nemmeno lui, è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare
A ricattarli dall’oblio e dal degrado sono stati i restauratori dell’Università di Palermo, in un progetto che li ha visti collaborare con la Fondazione Federico II, responsabile del Palazzo e della celebre Cappella Palatina.
Ma il futuro dei felini regali non si ferma qui e si svincola dai limiti del pregiato marmo bianco in cui furono scolpiti nel XII secolo. In occasione del restauro le statue sono state infatti sottoposte a scansioni 3D e studi approfonditi, trasferite in sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale e, infine, trasfigurate in cloni d’arte in fibra di mais colorata. In questo nuovo formato – fisico e digitale – i leoni potranno viaggiare materialmente o in rete, incontrando nuovi pubblici e soprattutto al riparo dai danni della storia, insieme alle preziose informazioni emerse dai rilievi.
Autori dell’operazione il team di Artficial, startup tecnologica premiata nel 2015 al Pioneers Festival di Vienna, nota per aver riprodotto in tecnologia 3D alcune tra le più importanti sculture classiche.
“Da ogni opera d’arte”, ha spiegato il founder di Artficial Giorgio Gori, “ricaviamo un vero e proprio DNA, che porta alla creazione di un clone digitale che riproduce ogni informazione al millesimo. L’arte diventa così alla portata di tutti, appassionati, cultori, semplici amanti. Leggera, permeabile, contemporanea, divertente. Così abbiamo creato un archivio straordinario di opere d’arte: trasformate in byte, ma soprattutto immuni allo scorrere del tempo”.
Nel caso dei leoni di Palermo, abbiamo a che fare con veri e propri emblemi del Palazzo dei Normanni, presenti, per limitarci alla Sala di Re Ruggero, anche nelle magnifiche decorazioni a mosaico.
“Non si hanno notizie sull’origine del materiale lapideo dei leoni”, ha raccontato lo zoologo e paleoecologo Marco Masseti, che ha partecipato alle indagini: “Con tutta probabilità, le due sculture facevano parte di una fontana, come si deduce dai fori per l’emissione dell’acqua in corrispondenza delle fauci e della porzione superiore della testa. Potrebbero rappresentare, come sostiene lo studioso e architetto Giuseppe Bellafiore, l’unica parte superstite della fontana dell’Aula Verde e potrebbero essere messi in relazione con altre due statue stilofore in marmo con le sembianze di elefanti che sono conservate a Mazara del Vallo, nella chiesa di San Bartolomeo”.
“Utilizziamo l’innovazione per viaggiare indietro nel tempo, conservare l’identità culturale ed esaminare l’iconologia del Palazzo. Lo facciamo con un approccio multidisciplinare, che mette insieme storici e innovatori”, hanno concluso Gianfranco Miccichè e Patrizia Monterosso, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Federico II che ha promosso il progetto “Avanti nella Storia”.
Intanto nella suggestiva Sala dei Venti, all’interno della Torre Gioaria, i visitatori possono già esplorare i modelli 3D dei leoni su monitor touch interattivi, in ambienti virtuali che conducono alla scoperta dell’affascinante passato del Palazzo dei Normanni.
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