Dal 18 marzo al 2 luglio a Mamiano di Traversetolo (Parma)
Felice Casorati, tra musica e sogno, presto in mostra alla Magnani Rocca
Felice Casorati, Le signorine, 1912, tecnica mista su tela 2022 © Archivio Fotografico - Fondazione Musei Civici di Venezia, Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna, acquisto del Comune di Venezia alla Biennale, 1912 © Felice Casorati, by SIAE 2022
Samantha De Martin
22/12/2022
Parma - “Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose mute e immobili, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi... Io vorrei invece adagiarmi nel più morbido letto e avere intorno a me, così a portata di mano, le cose più care, sempre, eternamente”.
Scriveva così Felice Casorati, l’artista ispirato dal sogno e dalla tradizione figurativa della classicità rinascimentale italiana del Trecento e del Quattrocento, la cui pittura fu avvicinata dai critici alla corrente artistica del cosiddetto realismo magico.
In quello che Luigi Magnani definiva il suo “museo immaginario” Felice Casorati farà il suo ingresso nella prossima primavera, muovendosi idealmente, a piccoli passi, tra le opere amate dal musicologo emiliano “tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione” da parte dell’illuminato collezionista.
Sarà la musica a guidare il pittore nella Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo dove, dal 18 marzo al 2 luglio, una mostra - organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca in collaborazione con il Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - ricostruirà l’itinerario dell’artista, dagli esordi alla maturità, con oltre sessanta capolavori provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private.
Felice Casorati, Silvana Cenni, 1922, Tempera su tela, Torino, Collezione privata © Felice Casorati, by SIAE 2022
Quella stessa musica che costituisce la spina dorsale della mostra richiama anche la sensibilità musicale che ha contraddistinto la biografia, la cultura e la pittura di Casorati, con “le sue lente melopee di piani o di spazi”, come ha colto Carlo Ludovico Ragghianti, con la sua attitudine concettuale alla costruzione di una teatralità alimentata dall’invenzione.
A intrecciare queste connessioni tra musica e pittura saranno in mostra alcuni dipinti che, nella cornice di una ipotetica vicinanza tra il collezionista Magnani e l’artista, si soffermano sulle loro comuni passioni.
Se il dipinto di Casorati, Beethoven, appartenente alla Collezione Vaf-Stiftung e conservato al Mart di Rovereto, rinvia alla predilezione di Magnani per il grande compositore tedesco, l’amicizia con Alfredo Casella, maestro di composizione di Magnani a Roma e collezionista di importanti opere casoratiane, ritratto dal pittore nel 1926, corrobora questa relazione ideale. L’intensa attività di Casorati scenografo teatrale verrà invece documentata in mostra da un corpus di bozzetti e figurini della Fondazione Teatro alla Scala di Milano.
I dipinti d’esordio come il Ritratto della sorella Elvira, che segna il debutto alla VII Biennale di Venezia nel 1907, e Le ereditiere, esposto alla IX Biennale nel 1910, entrambi intrisi di equilibrio e pacata misura, lasceranno il posto in mostra a Le signorine, opera cruciale del 1912 che, attraverso la tavolozza chiara e luminosa, lo studio delle figure e del nudino centrale, segna una svolta nella pittura del maestro di Novara.
La stagione casoratiana negli anni Venti, quando il richiamo del ritorno all’ordine porterà nell’arte europea una ventata di nuova classicità, lascerà quindi spazio a un’atmosfera sospesa e silenziosa, pervasa da misura, malinconia e mistero, in un teatro di infinite allusioni al mestiere, alla pratica della pittura, concepita come incessante studio e ricerca, confronto con la modella e con l’antico. Queste atmosfere saranno rappresentate nel percorso espositivo da una serie di quadri del 1921 come Le due sorelle, Fanciulla col linoleum, Maschere. Una scena congelata in un misterioso fermo immagine caratterizza invece il celeberrimo dipinto Silvana Cenni del 1922, esplicito omaggio a Piero della Francesca.
La facciata dell’edificio che ospita la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano (Parma)
Nell’ambiente che avvolge la donna tutto è aderente al vero, nei dettagli più minuziosi, ma talmente realistico da risultare straniante. Ricorrente nella pittura di Casorati è il tema della natura morta di uova, dalla forma perfetta e dalla fragile consistenza, elementi che offrono all’artista un’occasione per riflettere sul contrasto tra la precarietà e la solidità formale.
Quel “complicato intreccio formato dallo svolgersi della mia pittura”, come direbbe lo stesso Casorati, viene tradotto in mostra attraverso un’alternanza tra l’ordinamento cronologico, necessario a una lettura filologica della pittura casoratiana, e accelerate temporali che anticipano gli esiti della ricerca su un medesimo tema o soggetto, al fine di carpirne l’essenza. Osservando lo studio delle architetture interne ai dipinti, i visitatori potranno cogliere il gioco degli spazi, la tavolozza attentamente composta nell’equilibrio dei valori tonali, cromatici e luminosi, la coerenza e la magia che segnano la ricerca di Casorati anche nelle opere dei decenni successivi.
Scriveva così Felice Casorati, l’artista ispirato dal sogno e dalla tradizione figurativa della classicità rinascimentale italiana del Trecento e del Quattrocento, la cui pittura fu avvicinata dai critici alla corrente artistica del cosiddetto realismo magico.
In quello che Luigi Magnani definiva il suo “museo immaginario” Felice Casorati farà il suo ingresso nella prossima primavera, muovendosi idealmente, a piccoli passi, tra le opere amate dal musicologo emiliano “tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione” da parte dell’illuminato collezionista.
Sarà la musica a guidare il pittore nella Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo dove, dal 18 marzo al 2 luglio, una mostra - organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca in collaborazione con il Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - ricostruirà l’itinerario dell’artista, dagli esordi alla maturità, con oltre sessanta capolavori provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private.
Felice Casorati, Silvana Cenni, 1922, Tempera su tela, Torino, Collezione privata © Felice Casorati, by SIAE 2022
Quella stessa musica che costituisce la spina dorsale della mostra richiama anche la sensibilità musicale che ha contraddistinto la biografia, la cultura e la pittura di Casorati, con “le sue lente melopee di piani o di spazi”, come ha colto Carlo Ludovico Ragghianti, con la sua attitudine concettuale alla costruzione di una teatralità alimentata dall’invenzione.
A intrecciare queste connessioni tra musica e pittura saranno in mostra alcuni dipinti che, nella cornice di una ipotetica vicinanza tra il collezionista Magnani e l’artista, si soffermano sulle loro comuni passioni.
Se il dipinto di Casorati, Beethoven, appartenente alla Collezione Vaf-Stiftung e conservato al Mart di Rovereto, rinvia alla predilezione di Magnani per il grande compositore tedesco, l’amicizia con Alfredo Casella, maestro di composizione di Magnani a Roma e collezionista di importanti opere casoratiane, ritratto dal pittore nel 1926, corrobora questa relazione ideale. L’intensa attività di Casorati scenografo teatrale verrà invece documentata in mostra da un corpus di bozzetti e figurini della Fondazione Teatro alla Scala di Milano.
I dipinti d’esordio come il Ritratto della sorella Elvira, che segna il debutto alla VII Biennale di Venezia nel 1907, e Le ereditiere, esposto alla IX Biennale nel 1910, entrambi intrisi di equilibrio e pacata misura, lasceranno il posto in mostra a Le signorine, opera cruciale del 1912 che, attraverso la tavolozza chiara e luminosa, lo studio delle figure e del nudino centrale, segna una svolta nella pittura del maestro di Novara.
La stagione casoratiana negli anni Venti, quando il richiamo del ritorno all’ordine porterà nell’arte europea una ventata di nuova classicità, lascerà quindi spazio a un’atmosfera sospesa e silenziosa, pervasa da misura, malinconia e mistero, in un teatro di infinite allusioni al mestiere, alla pratica della pittura, concepita come incessante studio e ricerca, confronto con la modella e con l’antico. Queste atmosfere saranno rappresentate nel percorso espositivo da una serie di quadri del 1921 come Le due sorelle, Fanciulla col linoleum, Maschere. Una scena congelata in un misterioso fermo immagine caratterizza invece il celeberrimo dipinto Silvana Cenni del 1922, esplicito omaggio a Piero della Francesca.
La facciata dell’edificio che ospita la Fondazione Magnani Rocca a Mamiano (Parma)
Nell’ambiente che avvolge la donna tutto è aderente al vero, nei dettagli più minuziosi, ma talmente realistico da risultare straniante. Ricorrente nella pittura di Casorati è il tema della natura morta di uova, dalla forma perfetta e dalla fragile consistenza, elementi che offrono all’artista un’occasione per riflettere sul contrasto tra la precarietà e la solidità formale.
Quel “complicato intreccio formato dallo svolgersi della mia pittura”, come direbbe lo stesso Casorati, viene tradotto in mostra attraverso un’alternanza tra l’ordinamento cronologico, necessario a una lettura filologica della pittura casoratiana, e accelerate temporali che anticipano gli esiti della ricerca su un medesimo tema o soggetto, al fine di carpirne l’essenza. Osservando lo studio delle architetture interne ai dipinti, i visitatori potranno cogliere il gioco degli spazi, la tavolozza attentamente composta nell’equilibrio dei valori tonali, cromatici e luminosi, la coerenza e la magia che segnano la ricerca di Casorati anche nelle opere dei decenni successivi.
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