Dal 22 novembre al 27 gennaio
Alla Crypta Balbi antico e contemporaneo a confronto davanti al tramonto su pietra di Sarah Sze
Sarah Sze / Gagosian / Ph. Matteo D'Eletto M3 Studio |
Sarah Sze, Split Stone (7.34), 2018, granito, acciaio inossidabile, resina, e pigmenti. Installata presso il Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, Roma
Samantha De Martin
23/11/2018
Roma - In attesa di accogliere, in primavera, le opere di Riccardo Benassi e Diego Perrone, la Crypta Balbi si apre per la prima volta all’arte contemporanea ospitando nei suoi suggestivi spazi la prima di una nuova serie di sculture in pietra da esterno dell'artista statunitense Sarah Sze.
L’esposizione si inserisce nell’ambito della personale di Sze in mostra, per la sua prima volta in Italia, alla Galleria Gagosian fino al 12 gennaio.
Divisa in due come un geode naturale, la grande pietra in granito intitolata Split Stone (7.34) racchiude un tramonto fotografato dalla stessa artista in un giorno e in un luogo imprecisato. Si conosce solo l’orario: 7.34 ed è per questo che potrebbe tranquillamente trattarsi anche di un’alba.
Su ciascuna superficie un cielo rossastro dalle sfumature cangianti evoca le immagini presenti in alcune pietre cinesi gongshi e nei soggetti spirituali del Rinascimento.
Per questo progetto Sze utilizza un processo innovativo, in cui migliaia di minuscole cavità incise nel granito vengono riempite di pigmento colorato, traducendo le tecniche di litografia e stampa ad aghi in un lavoro manuale e minuzioso. Eppure, sfiorandola, la superficie dell’opera si presenta estremamente levigata.
«Ho voluto immortalare in pixel la fugacità di un tramonto in un masso di granito, scattando la fotografia con il mio iPhone - ha spiegato l’artista -. Non importa quale sia il luogo. Un tramonto è universale, è bello e suggestivo ovunque. Sono molto felice che l’opera venga accolta in questa location magica che è la Crypta Balbi, un posto dove sembra stare da sempre, come fosse il suo luogo naturale».
Ed in effetti, soprattutto se la si guarda dall’alto, la pietra di Sarah, in questa storica area archeologica stratificata, dov’è racchiuso un vasto complesso di edifici che va dall’età romana al Settecento, si fonde in modo assolutamente armonico con il contesto. Split Stone e questo Museo che conserva i resti imponenti della Crypta, il monumentale piazzale porticato annesso al teatro che Lucio Cornelio Balbo fece costruitre e inaugurò nel 13 a.C., diventano così protagonisti di un dialogo naturale e insieme universale, in una dimensione priva di spazio e di tempo. Come le immagini, composte da sbaffi di vernice, macchie d’inchiostro o pixel luminosi, così le rovine recano frammenti di roccia, mattoni e terra che lentamente si sgretola, lasciando solo l'impronta di una struttura precedente. Ma c’è un altro filo, frutto di una pura coincidenza, che lega l’opera di Sarah a questo suggestivo contesto nel cuore di Roma. L’artista utilizza una pietra spagnola, tagliata in Spagna, paese che ha dato i natali a Balbo, politico e militare dell’Impero romano, il primo cittadino romano non nato a Roma a ricevere l’onore del Trionfo.
«Far dialogare antico e contemporaneo rientra nella nostra mission - spiega Pepi Marchetti Franchi, direttrice della Gagosian. La Crypta Balbi è il posto perfetto per questa mostra, un luogo diacronico nel quale l’opera può dialogare con il tempo e con le civiltà».
Con l’opera di Sze il Museo Nazionale romano diretto da aprile 2017 da Daniela Porro, prosegue nel suo lungimirante intento di far dialogare l’archeologia e l’arte, aprendo le porte a un pubblico sempre più vario di appassionati.
«Aprendo le porte del Museo anche al contemporaneo - ha commentato Daniela Porro - abbiamo scelto di conservare il fuoco della tradizione artistica e non soltanto di venerarne le ceneri. Il nostro obiettivo è quello di aprire il Museo a un pubblico nuovo e vario, fatto composto anche da giovani, dagli amanti dell’arte contemporanea e non soltanto dagli amanti dell'antichità».
Leggi anche:
• Alla Gagosian le creazioni multimediali Sarah Sze
• Dieci anni di Gagosian con Andreas Gursky e Pepi Marchetti
L’esposizione si inserisce nell’ambito della personale di Sze in mostra, per la sua prima volta in Italia, alla Galleria Gagosian fino al 12 gennaio.
Divisa in due come un geode naturale, la grande pietra in granito intitolata Split Stone (7.34) racchiude un tramonto fotografato dalla stessa artista in un giorno e in un luogo imprecisato. Si conosce solo l’orario: 7.34 ed è per questo che potrebbe tranquillamente trattarsi anche di un’alba.
Su ciascuna superficie un cielo rossastro dalle sfumature cangianti evoca le immagini presenti in alcune pietre cinesi gongshi e nei soggetti spirituali del Rinascimento.
Per questo progetto Sze utilizza un processo innovativo, in cui migliaia di minuscole cavità incise nel granito vengono riempite di pigmento colorato, traducendo le tecniche di litografia e stampa ad aghi in un lavoro manuale e minuzioso. Eppure, sfiorandola, la superficie dell’opera si presenta estremamente levigata.
«Ho voluto immortalare in pixel la fugacità di un tramonto in un masso di granito, scattando la fotografia con il mio iPhone - ha spiegato l’artista -. Non importa quale sia il luogo. Un tramonto è universale, è bello e suggestivo ovunque. Sono molto felice che l’opera venga accolta in questa location magica che è la Crypta Balbi, un posto dove sembra stare da sempre, come fosse il suo luogo naturale».
Ed in effetti, soprattutto se la si guarda dall’alto, la pietra di Sarah, in questa storica area archeologica stratificata, dov’è racchiuso un vasto complesso di edifici che va dall’età romana al Settecento, si fonde in modo assolutamente armonico con il contesto. Split Stone e questo Museo che conserva i resti imponenti della Crypta, il monumentale piazzale porticato annesso al teatro che Lucio Cornelio Balbo fece costruitre e inaugurò nel 13 a.C., diventano così protagonisti di un dialogo naturale e insieme universale, in una dimensione priva di spazio e di tempo. Come le immagini, composte da sbaffi di vernice, macchie d’inchiostro o pixel luminosi, così le rovine recano frammenti di roccia, mattoni e terra che lentamente si sgretola, lasciando solo l'impronta di una struttura precedente. Ma c’è un altro filo, frutto di una pura coincidenza, che lega l’opera di Sarah a questo suggestivo contesto nel cuore di Roma. L’artista utilizza una pietra spagnola, tagliata in Spagna, paese che ha dato i natali a Balbo, politico e militare dell’Impero romano, il primo cittadino romano non nato a Roma a ricevere l’onore del Trionfo.
«Far dialogare antico e contemporaneo rientra nella nostra mission - spiega Pepi Marchetti Franchi, direttrice della Gagosian. La Crypta Balbi è il posto perfetto per questa mostra, un luogo diacronico nel quale l’opera può dialogare con il tempo e con le civiltà».
Con l’opera di Sze il Museo Nazionale romano diretto da aprile 2017 da Daniela Porro, prosegue nel suo lungimirante intento di far dialogare l’archeologia e l’arte, aprendo le porte a un pubblico sempre più vario di appassionati.
«Aprendo le porte del Museo anche al contemporaneo - ha commentato Daniela Porro - abbiamo scelto di conservare il fuoco della tradizione artistica e non soltanto di venerarne le ceneri. Il nostro obiettivo è quello di aprire il Museo a un pubblico nuovo e vario, fatto composto anche da giovani, dagli amanti dell’arte contemporanea e non soltanto dagli amanti dell'antichità».
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