A Roma fino al 28 luglio
Donne, fiori, colore. L'impressionismo conquista gli spazi militari del Museo Storico della Fanteria
Henry Somm, La lettre, 1890, pastello, 44.5 x 54 cm, Collezione privata
Samantha De Martin
02/04/2024
Roma - Non chiamatelo movimento. L’Impressionismo ha segnato piuttosto "il passaggio storico ad un’epoca, la nostra, rappresentata dalla Francia, in particolare da una città, Parigi, nella quale è germogliato il seme di un mondo nuovo”.
E se è vero che, come dice Vittorio Sgarbi, “L’Impressionismo è una condizione dello spirito, la negazione della guerra" e che l’idea di conquistare gli spazi militari del Museo storico della Fanteria, a Roma, con la bellezza di donne, di fiori, di colazioni, di momenti di festa equivale a dire che “l’umanità non può andare avanti con la guerra”, quella in corso fino al 28 luglio può veramente considerarsi una mostra di pace.
A 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo c’era davvero bisogno di un’ulteriore esposizione, in Italia, che omaggiasse questo fenomeno universale? Evidentemente sì se questa mostra - prodotta da Navigare srl e organizzata con il supporto del comitato scientifico composto da Gilles Chazal, Vincenzo Sanfo e Maithé Vallès-Bled, e diretto da Vittorio Sgarbi - diventa un percorso che aiuta a comprendere meglio il germogliare di questa rivoluzione, abbracciando oltre 180 opere di 66 artisti che permettono di entrare nell’universo impressionista, in una ricerca a tutto tondo che parte dai primi fermenti.
Eugène Boudin, Lavandaie a Etretat, 1890 ca, Olio su tela, 44.5 x 31 cm, Trento, Kronos Gallery
In questo viaggio intitolato Impressionisti – L’alba della modernità, allestito in uno spazio un po’ piccolo, ma intimo, arricchito da interessanti video che ritraggono celebri maestri al lavoro o semplicemente in passeggiata, si incrociano sculture, ceramiche, dipinti, disegni, incisioni, acquerelli di pittori che, sperimentando stili e tecniche differenti, hanno contribuito all’originalità dell’Impressionismo e che parteciparono alle otto mostre parigine organizzate fino al 1886. Così la teiera in porcellana del servizio conservata in casa di Monet, da collezione privata, il cavallo in bronzo o le Petite Arabesque, la Danseuse espagnol di Degas, la serie di piatti decorati Fèlix Bracquemond si intrecciano a tele, litografie, acquerelli poco conosciuti, molti in prestito da collezioni private - come un paesaggio di Giuseppe De Nittis, o ancora Voyage aux des Pyrenées di Gustave Dorè - e poi ai bellissimi disegni e alle acqueforti, da Les Gitanos di Manet a Femme et enfants sous les arbres di Berthe Morisot, dalla Marine di Boudin alla Petite fille au chat di Gaston La Touche.
Henri de Toulouse-Lautrec, Jokey, 1899, Litografia, 31 x 44.5 cm, Collezione privata
Il percorso si sofferma quindi su un aspetto poco conosciuto della ricerca impressionista, dedicato al disegno, all’incisione e alle tecniche di stampa, influenzati dalla recente invenzione della fotografia. La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e ancora le celebri ballerine di Degas sono ulteriori pezzi da non perdere in questo percorso suddiviso in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo.
L’arco temporale interessato corre da inizio ‘800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, fino agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck, al 1968 con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.
A incuriosire maggiormente di questo viaggio è un ulteriore elemento. Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti del movimento, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir, che parteciparono alla prima esposizione del 1874, sfilano anche quelle di artisti comprimari, come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte, il cui delicato dipinto a olio Bateau sur la riviere è l’immagine simbolo della mostra.
Ludovic Piette de Montfouycault, Les fraises, Olio su tela, 46 x 48 cm, Collezione privata
“La pittura impressionista - ha spiegato Vittorio Sgarbi nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra - è concepita per comunicare le nostre impressioni. Con l’Impressionismo finisce la rappresentazione religiosa. L’esposizione a Roma pone l’accento sulla volontà degli Impressionisti di far capire che l’Impressionismo è universale".
In attesa di accogliere, dal 15 settembre, una mostra su Mirò, e, dal 28 settembre prossimo, un’esposizione dedicata ad Antonio Ligabue, il Museo della Fanteria dà appuntamento al pubblico tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.
Leggi anche:
• Impressionismo. L'alba della modernità
E se è vero che, come dice Vittorio Sgarbi, “L’Impressionismo è una condizione dello spirito, la negazione della guerra" e che l’idea di conquistare gli spazi militari del Museo storico della Fanteria, a Roma, con la bellezza di donne, di fiori, di colazioni, di momenti di festa equivale a dire che “l’umanità non può andare avanti con la guerra”, quella in corso fino al 28 luglio può veramente considerarsi una mostra di pace.
A 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo c’era davvero bisogno di un’ulteriore esposizione, in Italia, che omaggiasse questo fenomeno universale? Evidentemente sì se questa mostra - prodotta da Navigare srl e organizzata con il supporto del comitato scientifico composto da Gilles Chazal, Vincenzo Sanfo e Maithé Vallès-Bled, e diretto da Vittorio Sgarbi - diventa un percorso che aiuta a comprendere meglio il germogliare di questa rivoluzione, abbracciando oltre 180 opere di 66 artisti che permettono di entrare nell’universo impressionista, in una ricerca a tutto tondo che parte dai primi fermenti.
Eugène Boudin, Lavandaie a Etretat, 1890 ca, Olio su tela, 44.5 x 31 cm, Trento, Kronos Gallery
In questo viaggio intitolato Impressionisti – L’alba della modernità, allestito in uno spazio un po’ piccolo, ma intimo, arricchito da interessanti video che ritraggono celebri maestri al lavoro o semplicemente in passeggiata, si incrociano sculture, ceramiche, dipinti, disegni, incisioni, acquerelli di pittori che, sperimentando stili e tecniche differenti, hanno contribuito all’originalità dell’Impressionismo e che parteciparono alle otto mostre parigine organizzate fino al 1886. Così la teiera in porcellana del servizio conservata in casa di Monet, da collezione privata, il cavallo in bronzo o le Petite Arabesque, la Danseuse espagnol di Degas, la serie di piatti decorati Fèlix Bracquemond si intrecciano a tele, litografie, acquerelli poco conosciuti, molti in prestito da collezioni private - come un paesaggio di Giuseppe De Nittis, o ancora Voyage aux des Pyrenées di Gustave Dorè - e poi ai bellissimi disegni e alle acqueforti, da Les Gitanos di Manet a Femme et enfants sous les arbres di Berthe Morisot, dalla Marine di Boudin alla Petite fille au chat di Gaston La Touche.
Henri de Toulouse-Lautrec, Jokey, 1899, Litografia, 31 x 44.5 cm, Collezione privata
Il percorso si sofferma quindi su un aspetto poco conosciuto della ricerca impressionista, dedicato al disegno, all’incisione e alle tecniche di stampa, influenzati dalla recente invenzione della fotografia. La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e ancora le celebri ballerine di Degas sono ulteriori pezzi da non perdere in questo percorso suddiviso in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo.
L’arco temporale interessato corre da inizio ‘800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, fino agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck, al 1968 con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.
A incuriosire maggiormente di questo viaggio è un ulteriore elemento. Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti del movimento, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir, che parteciparono alla prima esposizione del 1874, sfilano anche quelle di artisti comprimari, come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte, il cui delicato dipinto a olio Bateau sur la riviere è l’immagine simbolo della mostra.
Ludovic Piette de Montfouycault, Les fraises, Olio su tela, 46 x 48 cm, Collezione privata
“La pittura impressionista - ha spiegato Vittorio Sgarbi nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra - è concepita per comunicare le nostre impressioni. Con l’Impressionismo finisce la rappresentazione religiosa. L’esposizione a Roma pone l’accento sulla volontà degli Impressionisti di far capire che l’Impressionismo è universale".
In attesa di accogliere, dal 15 settembre, una mostra su Mirò, e, dal 28 settembre prossimo, un’esposizione dedicata ad Antonio Ligabue, il Museo della Fanteria dà appuntamento al pubblico tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.
Leggi anche:
• Impressionismo. L'alba della modernità
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Sul piccolo schermo dal 25 novembre al 1° dicembre
Dall'Atleta di Fano al corpo violato delle donne, la settimana in tv
-
Roma | Dal 10 dicembre a Palazzo della Minerva
Tra Cimabue e Perugino. Il Senato rende omaggio a San Francesco
-
Roma | Dal 12 dicembre al 23 febbraio
Roma, tra eterno e contemporaneo, negli scatti di Gabriele Basilico a Palazzo Altemps
-
Genova | Lunedì 16 dicembre la presentazione a Palazzo Ducale
Nascono i Quaderni della Wolfsoniana, rivista di arte, architettura e design
-
Forlì-Cesena | In mostra dal 22 febbraio al 29 giugno 2025
Dalla maschera al selfie, il ritratto dell’artista al Museo San Domenico di Forlì