A Roma dal 1° giugno al 3 settembre
Due secoli di paesaggi e visioni d'Italia. Le Collezioni Alinari e Mufoco alle Scuderie del Quirinale
Wilhelm von Gloeden, Elegies, Taormina, 1900 | Courtesy © Archivi Alinari / Archivio von Gloeden
Samantha De Martin
31/05/2023
Roma - Un viaggio lungo due secoli nel paesaggio italiano va in scena alle Scuderie del Quirinale.
Concepito come elemento identitario della cultura, soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, in pittura e in fotografia, nel corso degli ultimi cinquant’anni il paesaggio ha ricoperto un ruolo centrale nella fotografia italiana, dando vita a una vera e propria scuola, riconosciuta in ambito internazionale.
Dal 1° giugno al 3 settembre la mostra L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, organizzata con Fondazione Alinari per la Fotografia e con il Museo di Fotografia Contemporanea, porta all’attenzione dei visitatori la fotografia storica e contemporanea attraverso un racconto della rappresentazione del paesaggio italiano, dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri.
L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, Allestimento | Courtesy Scuderie del Quirinale
A scandire l'esposizione sono oltre 600 opere - fra dagherrotipi, primordiali negativi su carta e su vetro, lastre, diapositive, fino alle stampe a colori in grande formato - che intrecciano un excursus dedicato ai diversi modi di rappresentare il belpaese.
In questo percorso cronologico gli scatti degli Archivi Alinari lasciano spazio ai lavori delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Le grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e di Leopoldo Alinari cedono alla narrazione del mito del viaggio in Italia, con autori come Girault de Prangey, Calvert Richard Jones, Frédéric Flachéron, Giacomo Caneva.
Nella sezione dedicata ai negativi e ai primi tentativi di restituire l’Italia a colori spicca lo scienziato Giorgio Roster con pezzi rari come le autocromie. Una soggettiva rappresentazione del mondo da parte di Vittorio Alinari e Wilhelm von Gloeden lascia il posto alla fotografia tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, con le opere di Vincenzo Balocchi e Luciano Ferri, Alberto Lattuada, e di Fosco Maraini, dove l’amore del fotografo per la montagna e il paesaggio del sud Italia si caricano di una valenza antropologica.
Stabilimento Giacomo Brogi, Piazzetta di San Marco con effetto di pioggia, Venezia, 1910 ca. stampa alla gelatina ai sali d’argento su carta Firenze, Archivi Alinari
Il percorso prosegue al secondo piano con le opere dei principali autori della fotografia italiana e internazionale dal dopoguerra ad oggi. Dal paesaggio come scenario della narrazione sociale e politica, tipico delle stagione del reportage (con Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas, Federico Patellani) e dalle sperimentazioni concettuali degli anni Settanta (con Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli), si giunge all’esperienza di viaggio in Italia. Luigi Ghirri accompagna lo sguardo verso luoghi spesso marginali e anti-spettacolari che si fanno manifesto di una nuova fotografia italiana (come testimoniano i lavori di Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi). Si approda al nuovo millennio con stampe spettacolari di grandi dimensioni e nuovi linguaggi come si può scorgere nei lavori di Paola De Pietri, Fischli and Weiss, Francesco Jodice.
L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, Allestimento | Courtesy Scuderie del Quirinale
A generare una sorta di corto-circuito tra le due collezioni, portando, nello spazio fisico della mostra, alcune delle questioni più attuali nel dibattito contemporaneo sull’immagine, una serie di scintille, momenti di dialogo diretto e inaspettato. Più che un itinerario nella storia della fotografia italiana o del paesaggio italiano e delle sue trasformazioni, la mostra vuole essere un’esperienza preziosa animata da una tensione tra un passato straordinario e una storia più recente, segnata da strappi, accelerazioni selvagge ed interventi aggressivi, dettati dallo sviluppo economico e dalla globalizzazione, che rendono complesso il paesaggio e sollecitano la definizione di una nuova identità culturale italiana.
Concepito come elemento identitario della cultura, soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, in pittura e in fotografia, nel corso degli ultimi cinquant’anni il paesaggio ha ricoperto un ruolo centrale nella fotografia italiana, dando vita a una vera e propria scuola, riconosciuta in ambito internazionale.
Dal 1° giugno al 3 settembre la mostra L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, organizzata con Fondazione Alinari per la Fotografia e con il Museo di Fotografia Contemporanea, porta all’attenzione dei visitatori la fotografia storica e contemporanea attraverso un racconto della rappresentazione del paesaggio italiano, dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri.
L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, Allestimento | Courtesy Scuderie del Quirinale
A scandire l'esposizione sono oltre 600 opere - fra dagherrotipi, primordiali negativi su carta e su vetro, lastre, diapositive, fino alle stampe a colori in grande formato - che intrecciano un excursus dedicato ai diversi modi di rappresentare il belpaese.
In questo percorso cronologico gli scatti degli Archivi Alinari lasciano spazio ai lavori delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Le grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e di Leopoldo Alinari cedono alla narrazione del mito del viaggio in Italia, con autori come Girault de Prangey, Calvert Richard Jones, Frédéric Flachéron, Giacomo Caneva.
Nella sezione dedicata ai negativi e ai primi tentativi di restituire l’Italia a colori spicca lo scienziato Giorgio Roster con pezzi rari come le autocromie. Una soggettiva rappresentazione del mondo da parte di Vittorio Alinari e Wilhelm von Gloeden lascia il posto alla fotografia tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, con le opere di Vincenzo Balocchi e Luciano Ferri, Alberto Lattuada, e di Fosco Maraini, dove l’amore del fotografo per la montagna e il paesaggio del sud Italia si caricano di una valenza antropologica.
Stabilimento Giacomo Brogi, Piazzetta di San Marco con effetto di pioggia, Venezia, 1910 ca. stampa alla gelatina ai sali d’argento su carta Firenze, Archivi Alinari
Il percorso prosegue al secondo piano con le opere dei principali autori della fotografia italiana e internazionale dal dopoguerra ad oggi. Dal paesaggio come scenario della narrazione sociale e politica, tipico delle stagione del reportage (con Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas, Federico Patellani) e dalle sperimentazioni concettuali degli anni Settanta (con Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli), si giunge all’esperienza di viaggio in Italia. Luigi Ghirri accompagna lo sguardo verso luoghi spesso marginali e anti-spettacolari che si fanno manifesto di una nuova fotografia italiana (come testimoniano i lavori di Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi). Si approda al nuovo millennio con stampe spettacolari di grandi dimensioni e nuovi linguaggi come si può scorgere nei lavori di Paola De Pietri, Fischli and Weiss, Francesco Jodice.
L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, Allestimento | Courtesy Scuderie del Quirinale
A generare una sorta di corto-circuito tra le due collezioni, portando, nello spazio fisico della mostra, alcune delle questioni più attuali nel dibattito contemporaneo sull’immagine, una serie di scintille, momenti di dialogo diretto e inaspettato. Più che un itinerario nella storia della fotografia italiana o del paesaggio italiano e delle sue trasformazioni, la mostra vuole essere un’esperienza preziosa animata da una tensione tra un passato straordinario e una storia più recente, segnata da strappi, accelerazioni selvagge ed interventi aggressivi, dettati dallo sviluppo economico e dalla globalizzazione, che rendono complesso il paesaggio e sollecitano la definizione di una nuova identità culturale italiana.
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