La svolta di Villa Adriana e Villa d’Este
Il mito di Niobe va in scena a Tivoli
Quirino Berti per Istituto Villa Adriana e Villa d'Este
Francesca Grego
10/07/2018
Roma - Gli splendori di Tebe antica, una regina forte quanto superba, la vendetta degli dei, la poesia fatale delle Metamorfosi: oggi, come nel tempo eterno del mito, i più intensi sentimenti umani zampillano da pietre silenti nella mostra che inaugura il nuovo corso dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este di Tivoli.
A esattamente due millenni dalla morte di Ovidio, l’arte mette in scena al Santuario di Ercole Vincitore una tragica storia al femminile: quella di Niobe, che vide i suoi 14 figli cadere sotto gli strali di Apollo e Artemide per essersi vantata della propria fecondità. Letteralmente pietrificata dal dolore, rimase al mondo in forma di roccia e il suo pianto fu mutato in una fonte eterna. Da Sofocle a Dante, fino ad Alberto Savinio, il destino della regina di Tebe ha ispirato artisti, scrittori, musicisti di ogni tempo. E grande è stato il suo influsso sugli scultori dell’antichità.
Fino al 23 settembre E dimmi che non vuoi morire. Il mito di Niobe offre l’occasione di ammirare per la prima volta dopo un complesso restauro il gruppo scultoreo dei Niobidi di Ciampino, rinvenuto nel 2012 all’interno della piscina di una villa di prima età imperiale.
Ma non è tutto. L’Antiquarium del Santuario si apre a un lungo viaggio nel tempo, per raccontare l’evoluzione del mito attraverso i secoli: dall’arte romana al Rinascimento, per poi raggiungere il Novecento e il nuovo millennio e declinare il tema alla luce dell’attualità.
Preziose ceramiche antiche a figure rosse si alternano quindi a marmi e fregi rinascimentali, come quello di Polidoro da Caravaggio, al celebre Nudo e Albero di Mario Sironi (1929-1930) o al Red Carpet di Giulio Paolini (2013-2014) che esprime l’atrocità dell’eccidio in chiave contemporanea.
Un percorso non soltanto visivo, ma anche letterario, immaginario e musicale, a partire dalle suggestioni della grande poesia di Ovidio.
A cura di Andrea Bruciati e Micaela Angle, la mostra vuole rappresentare un punto di svolta nella storia dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, da poco organismo autonomo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: per fare del patrimonio antico di Tivoli un luogo aperto a connessioni trasversali tra passato e presente, collezioni permanenti e progetti temporanei, reti di storie, idee e linguaggi che abbiano al centro le eccellenze dei siti tiburtini.
Leggi anche:
• Nel Biennio di Adriano, riaperto il Teatro Marittimo di Tivoli
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Ma non è tutto. L’Antiquarium del Santuario si apre a un lungo viaggio nel tempo, per raccontare l’evoluzione del mito attraverso i secoli: dall’arte romana al Rinascimento, per poi raggiungere il Novecento e il nuovo millennio e declinare il tema alla luce dell’attualità.
Preziose ceramiche antiche a figure rosse si alternano quindi a marmi e fregi rinascimentali, come quello di Polidoro da Caravaggio, al celebre Nudo e Albero di Mario Sironi (1929-1930) o al Red Carpet di Giulio Paolini (2013-2014) che esprime l’atrocità dell’eccidio in chiave contemporanea.
Un percorso non soltanto visivo, ma anche letterario, immaginario e musicale, a partire dalle suggestioni della grande poesia di Ovidio.
A cura di Andrea Bruciati e Micaela Angle, la mostra vuole rappresentare un punto di svolta nella storia dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, da poco organismo autonomo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo: per fare del patrimonio antico di Tivoli un luogo aperto a connessioni trasversali tra passato e presente, collezioni permanenti e progetti temporanei, reti di storie, idee e linguaggi che abbiano al centro le eccellenze dei siti tiburtini.
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