Dieci artisti per aprire le carceri al mondo    
“Le Porte della Speranza”. Riparte con l’arte l’impegno del Vaticano per i detenuti
 
										
										 
										
										
																		
																									Il carcere di Regina Coeli a Roma, visto dal Belvedere dei Salviati I Krzysztof Golik, CC BY-SA 4.0 , da Wikimedia Commons
															
							Francesca Grego
08/10/2025
							Roma -  Dieci porte d’artista all’ingresso di altrettante carceri, come simbolo di rinascita e dialogo con il mondo esterno: è solo l’inizio del progetto Porte della Speranza, presentato oggi dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede per proseguire il cammino indicato da Papa Francesco con l’apertura della Porta Santa nel penitenziario di Rebibbia, primo atto del Giubileo 2025. Oltre le porte vere e proprie, la cui realizzazione è stata affidata a dieci artisti italiani, un programma di integrazione e riscatto dedicato ai detenuti e un film che ne documenterà lo sviluppo passo dopo passo. 
“La Chiesa avverte come propria missione la responsabilità di andare incontro delle persone in situazioni di detenzione per annunciare loro il Vangelo della speranza”, ha spiegato il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Presidente della Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis e Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede: “Non possiamo dimenticare né la popolazione carceraria né la realtà istituzionale che il carcere rappresenta. Anzi, vogliamo contribuire per svegliare la coscienza della nostra comune responsabilità di custodi della speranza. Quando ci guardiamo come fratelli, avviene la comune tessitura della speranza”.
Le Porte approfondiscono il dialogo tra arte, educazione e attenzione agli ultimi, inaugurato nel segno della speranza da Papa Francesco e rilanciato da Papa Leone XIV sin dall’inizio del suo pontificato e nell’Esortazione Apostolica Dilexi Te, che sarà presentata domani. La prima fase del progetto, sotto la direzione artistica di Davide Rampello, coinvolgerà otto carceri tra Italia e Portogallo, con importanti commissioni. Michele De Lucchi progetterà la porta del carcere di San Vittore, a Milano, mentre Gianni Dessì realizzarà quella di Regina Coeli a Roma e Mimmo Paladino sarà impegnato al penitenziario di Secondigliano a Napoli. La sezione femminile di Borgo San Nicola, a Lecce, avrà una porta disegnata da Fabio Novembre, e poi Stefano Boeri al Canton Mombello di Brescia, Mario Martone a Santa Maria Maggiore (Venezia), Massimo Bottura a Palermo ed Ersilia Vaudo Scarpetta a Reggio Calabria. Ogni artista dialogherà con i detenuti e la comunità del carcere di riferimento per lasciarsi ispirare e tradurre in opera la propria visione. “Alla sensibilità di artisti e interpreti - ha spiegato Rampello - è affidato il compito di rendere visibile la forza della speranza, trasformandola in materia viva, in gesto condiviso, in bellezza concreta”.
Ben visibile da tutti all’esterno della prigione, la Porta è intesa come un varco dal duplice valore: un passaggio per i detenuti verso la società, grazie al percorso compiuto, e dalla città al carcere, superando i pregiudizi diffusi. “Auspichiamo un autentico incontro tra le città che ospiteranno le Porte e le comunità carcerarie; tra i pregiudizi gettati addosso ai detenuti e la realtà delle donne e uomini che vivono la pena”, ha detto Monsignor Davide Milani, Segretario Generale della Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis: “Le Porte della Speranza vogliono essere una possibilità per l’opinione pubblica per ‘entrare’ nella realtà del carcere comprendendone la necessaria funzione riabilitativa e umana, così che sia sempre più centrale nelle preoccupazioni della politica e della società civile”.
Iniziative concrete daranno seguito potente valore simbolico delle Porte della Speranza. In collaborazione con istituzioni come l’Accademia di Belle Arti di Brera e ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, saranno avviati percorsi educativi che, attraverso attività di formazione e laboratori, offriranno ai detenuti la possibilità di acquisire competenze tecniche e creative da spendere una volta usciti dal carcere.
Ogni fase del progetto – dagli incontri nei penitenziari, alla progettazione e costruzione delle opere – verrà documentata con un film dal regista Giuseppe Carrieri e attraverso una pubblicazione collettiva, un libro-catalogo che raccoglierà le testimonianze del progetto, il lavoro degli autori delle Porte e gli interventi dei detenuti.
“Le Porte della Speranza è molto più di una iniziativa artistica. È un cammino. Un cammino che attraversa simbolicamente le mura del carcere, aprendole alla luce del dialogo, dell’ascolto, della bellezza e soprattutto della dignità umana”, ha commentato Stefano Carmine De Michele, presidente del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia della Repubblica Italiana: “Questo progetto nasce in piena coerenza con le finalità del trattamento penitenziario che nella nostra Costituzione non si esaurisce nell’esecuzione della pena, ma mira al reinserimento sociale della persona detenuta attraverso un percorso di rieducazione e crescita".
						
						
					“La Chiesa avverte come propria missione la responsabilità di andare incontro delle persone in situazioni di detenzione per annunciare loro il Vangelo della speranza”, ha spiegato il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Presidente della Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis e Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede: “Non possiamo dimenticare né la popolazione carceraria né la realtà istituzionale che il carcere rappresenta. Anzi, vogliamo contribuire per svegliare la coscienza della nostra comune responsabilità di custodi della speranza. Quando ci guardiamo come fratelli, avviene la comune tessitura della speranza”.
Le Porte approfondiscono il dialogo tra arte, educazione e attenzione agli ultimi, inaugurato nel segno della speranza da Papa Francesco e rilanciato da Papa Leone XIV sin dall’inizio del suo pontificato e nell’Esortazione Apostolica Dilexi Te, che sarà presentata domani. La prima fase del progetto, sotto la direzione artistica di Davide Rampello, coinvolgerà otto carceri tra Italia e Portogallo, con importanti commissioni. Michele De Lucchi progetterà la porta del carcere di San Vittore, a Milano, mentre Gianni Dessì realizzarà quella di Regina Coeli a Roma e Mimmo Paladino sarà impegnato al penitenziario di Secondigliano a Napoli. La sezione femminile di Borgo San Nicola, a Lecce, avrà una porta disegnata da Fabio Novembre, e poi Stefano Boeri al Canton Mombello di Brescia, Mario Martone a Santa Maria Maggiore (Venezia), Massimo Bottura a Palermo ed Ersilia Vaudo Scarpetta a Reggio Calabria. Ogni artista dialogherà con i detenuti e la comunità del carcere di riferimento per lasciarsi ispirare e tradurre in opera la propria visione. “Alla sensibilità di artisti e interpreti - ha spiegato Rampello - è affidato il compito di rendere visibile la forza della speranza, trasformandola in materia viva, in gesto condiviso, in bellezza concreta”.
Ben visibile da tutti all’esterno della prigione, la Porta è intesa come un varco dal duplice valore: un passaggio per i detenuti verso la società, grazie al percorso compiuto, e dalla città al carcere, superando i pregiudizi diffusi. “Auspichiamo un autentico incontro tra le città che ospiteranno le Porte e le comunità carcerarie; tra i pregiudizi gettati addosso ai detenuti e la realtà delle donne e uomini che vivono la pena”, ha detto Monsignor Davide Milani, Segretario Generale della Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis: “Le Porte della Speranza vogliono essere una possibilità per l’opinione pubblica per ‘entrare’ nella realtà del carcere comprendendone la necessaria funzione riabilitativa e umana, così che sia sempre più centrale nelle preoccupazioni della politica e della società civile”.
Iniziative concrete daranno seguito potente valore simbolico delle Porte della Speranza. In collaborazione con istituzioni come l’Accademia di Belle Arti di Brera e ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, saranno avviati percorsi educativi che, attraverso attività di formazione e laboratori, offriranno ai detenuti la possibilità di acquisire competenze tecniche e creative da spendere una volta usciti dal carcere.
Ogni fase del progetto – dagli incontri nei penitenziari, alla progettazione e costruzione delle opere – verrà documentata con un film dal regista Giuseppe Carrieri e attraverso una pubblicazione collettiva, un libro-catalogo che raccoglierà le testimonianze del progetto, il lavoro degli autori delle Porte e gli interventi dei detenuti.
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