Fino al 31 ottobre a Cerveteri e Tarquinia
Una grande mostra per riscoprire gli Etruschi, Maestri Artigiani
Tomba dei Leopardi, Necropoli di Monterozzi, Tarquinia. Courtesy Polo Museale del Lazio
Francesca Grego
29/07/2019
Roma - Tra i popoli più misteriosi, raffinati ed evoluti del mondo antico, gli Etruschi furono anche artigiani eccezionali, come testimoniano numerosissimi reperti giunti fino a noi.
La loro straordinaria abilità nel trasformare i materiali più svariati in utensili e oggetti preziosi è al centro della mostra Etruschi Maestri Artigiani, che celebra i 15 anni dall’iscrizione nell’Unesco World Heritage delle Necropoli di Cerveteri e Tarquinia. Fino al 31 ottobre i due siti archeologici e i rispettivi musei si fanno portatori di un racconto corale, che ai pezzi più significativi delle collezioni di casa aggiunge tesori da tempo conservati in raccolte prestigiose come quelle dei Musei Vaticani e del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, per la prima volta di ritorno nei loro luoghi d’origine.
Quella che emerge dal confronto è una rilettura della storia etrusca alla luce delle tendenze più attuali della ricerca archeologica. Dagli reperti preziosi della Tomba Regolini Galassi alla celebre situla di Tarquinia - un vaso dalla forma insolita che riporta in geroglifici il nome del faraone Bocchoris – si dipana un lungo viaggio attraverso corredi funerari, offerte rituali, armi e oggetti di vita quotidiana realizzati con una perizia apparentemente impensabile nel primo millennio a.C.
Tra chicche disseminate lungo il percorso, il raffronto del pregevole vasellame dipinto importato dall’Attica, tra cui un capolavoro come il Cratere di Euphronios, con le idrie locali, vasi per bevande dallo stile ricercato e decisamente caratteristico.
Ma la parte più interessante è scoprire concretamente come gli Etruschi lavorassero i loro manufatti, osservando quali complesse conoscenze tecniche e quanta perizia artigianale si celino in oggetti cui solitamente riserviamo solo uno sguardo frettoloso. Per mostrarcelo i curatori dell’esposizione hanno realizzato un video che mostra la realizzazione di un elmo bronzeo di particolare raffinatezza e prestigio nel X-VIII secolo a. C., da seguire con il reperto originale sotto gli occhi.
Curata da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, fortemente voluta dalla direttrice del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli, Etruschi Maestri Artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia annovera nel comitato scientifico alcuni dei massimi esperti di etruscologia: Fernando Gilotta dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta, Laura Michetti dell’Università La Sapienza di Roma, Marina Micozzi ed Enrico Parlato dell’Università della Tuscia, Marco Pacciarelli dell’Università Federico II di Napoli, Antonietta Rizzo dell’Università di Macerata.
Leggi anche:
• Etruschi a colori: a Centrale Montemartini in mostra i tesori di terracotta
La loro straordinaria abilità nel trasformare i materiali più svariati in utensili e oggetti preziosi è al centro della mostra Etruschi Maestri Artigiani, che celebra i 15 anni dall’iscrizione nell’Unesco World Heritage delle Necropoli di Cerveteri e Tarquinia. Fino al 31 ottobre i due siti archeologici e i rispettivi musei si fanno portatori di un racconto corale, che ai pezzi più significativi delle collezioni di casa aggiunge tesori da tempo conservati in raccolte prestigiose come quelle dei Musei Vaticani e del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, per la prima volta di ritorno nei loro luoghi d’origine.
Quella che emerge dal confronto è una rilettura della storia etrusca alla luce delle tendenze più attuali della ricerca archeologica. Dagli reperti preziosi della Tomba Regolini Galassi alla celebre situla di Tarquinia - un vaso dalla forma insolita che riporta in geroglifici il nome del faraone Bocchoris – si dipana un lungo viaggio attraverso corredi funerari, offerte rituali, armi e oggetti di vita quotidiana realizzati con una perizia apparentemente impensabile nel primo millennio a.C.
Tra chicche disseminate lungo il percorso, il raffronto del pregevole vasellame dipinto importato dall’Attica, tra cui un capolavoro come il Cratere di Euphronios, con le idrie locali, vasi per bevande dallo stile ricercato e decisamente caratteristico.
Ma la parte più interessante è scoprire concretamente come gli Etruschi lavorassero i loro manufatti, osservando quali complesse conoscenze tecniche e quanta perizia artigianale si celino in oggetti cui solitamente riserviamo solo uno sguardo frettoloso. Per mostrarcelo i curatori dell’esposizione hanno realizzato un video che mostra la realizzazione di un elmo bronzeo di particolare raffinatezza e prestigio nel X-VIII secolo a. C., da seguire con il reperto originale sotto gli occhi.
Curata da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, fortemente voluta dalla direttrice del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli, Etruschi Maestri Artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia annovera nel comitato scientifico alcuni dei massimi esperti di etruscologia: Fernando Gilotta dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta, Laura Michetti dell’Università La Sapienza di Roma, Marina Micozzi ed Enrico Parlato dell’Università della Tuscia, Marco Pacciarelli dell’Università Federico II di Napoli, Antonietta Rizzo dell’Università di Macerata.
Leggi anche:
• Etruschi a colori: a Centrale Montemartini in mostra i tesori di terracotta
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Roma | A Roma dal 26 novembre al 30 marzo
Tiziano, Lotto, Crivelli, Guercino. Ai Musei capitolini arrivano i capolavori della Pinacoteca di Ancona
-
Udine | Il 5 e 6 dicembre 2024 ad Aquileia
Aquileia meta sostenibile, terra di cammini. La perla patrimonio Unesco si racconta in due convegni
-
Dal 9 al 15 dicembre sul piccolo schermo
La settimana dell'arte in tv, da Paolo Uccello alla Grande Brera
-
Roma | Dal 10 dicembre a Palazzo della Minerva
Tra Cimabue e Perugino. Il Senato rende omaggio a San Francesco
-
Roma | All'Ara Pacis fino al 31 agosto
Tra ombra e colore. A Roma tutto l’universo di Franco Fontana in oltre 200 fotografie