Il 17 novembre a Roma un open day per visitare l’area al chilometro 11,700

Una storia lunga dieci secoli. La via Cassia invita a riscoprire un'importante area archeologica

Via Cassia, scavo totale | Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma
 

Samantha De Martin

12/11/2024

Roma - Era stato rinvenuto tra il 2020 e il 2022 in corrispondenza del chilometro 11,700 della Cassia, l’antica strada consolare che correva leggermente spostata rispetto alla via moderna, poco oltre il Grande Raccordo Anulare.
Adesso il complesso archeologico, che ha restituito una ricchissima tomba a camera di epoca etrusca con un eccezionale corredo di oltre 60 vasi, per lo più buccheri, oggi restaurati, sarà visitabile e accessibile ai cittadini romani grazie a un open day. L’appuntamento, in programma domenica 17 novembre dalle 10 alle 13, permetterà agli abitanti del territorio e non solo, di risalire la storia di un’area strategica dalla quale si domina la vallata nel territorio dell’antica città di Veio, cuore dell’Etruria meridionale.
Il progetto di valorizzazione è stato realizzato con la Eos Arc nell’ambito di un’operazione di archeologia preventiva con la committenza di Rossetti Fuel Srl.
Nel corso dell’open day gli archeologi che hanno effettuato lo scavo ripercorreranno, durante una visita guidata, le varie fasi di vita del sito che conta oltre dieci secoli di storia, dagli etruschi fino all’epoca romana della repubblica e dell’impero. I reperti rinvenuti testimoniano infatti come questo territorio, prima di divenire parte del suburbio romano, ricadesse nell'orbita della potente città etrusca di Veio.


Via Cassia, i reperti restaurati | Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma

Il complesso archeologico è adiacente a una stazione di servizio. Da qui, in fase di valorizzazione, è stato realizzato un percorso pedonale che si snoda tra una tomba a camera etrusca, una strada lastricata e una rete di gallerie idriche ipogee che attraversano gran parte del sito e che servivano ad alimentare l’impianto termale adagiato sulla collina. Quest’area, straordinario esempio di dialogo tra archeologia e tessuto urbano, tra storia e quotidianità, resterà fruibile in modo permanente.
Sempre all’interno della stazione di servizio un video racconta lo scavo archeologico, mostrando i ritrovamenti e ripercorrendo i lavori per la messa in sicurezza e la valorizzazione dell’area. Una serie di pannelli, lungo il percorso, illustrano la storia del luogo e le sue caratteristiche.

“La Soprintendenza - commenta Daniela Porro, soprintendente Speciale di Roma - non si occupa solo del centro storico e di grandi di complessi archeologici, ma tutela e valorizza anche le scoperte archeologiche in zone più decentrate mantenendole nel loro contesto urbano e in costante relazione con la vita degli abitanti della zona, che possono fruirne liberamente. In questo modo, i ritrovamenti arricchiscono la città e allo stesso tempo restituiscono ai cittadini la loro storia sviluppandone il senso di appartenenza e il legame con il territorio”.


Via Cassia, scavo della tomba etrusca | Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma

Lo scavo ha interessato una superficie di circa un ettaro posta sulla sommità di una collina in una posizione strategica da cui si domina la vallata dove sorgeva l’antica città di Veio. Ma cosa c'era anticamente in quest’area? Questo luogo era frequentato già intorno al VII - VI secolo a.C., come attesta il ritrovamento della tomba a camera di epoca etrusca. Con l’espandersi dell’Urbs l’area venne lambita dalla antica strada consolare Cassia. A sottolineare l'importanza di questo percorso, che oggi si può considerare antesignano della attuale via della Giustiniana, è stato il ritrovamento di diverse strade che proprio in questo punto si staccavano dalla via principale per raggiungere abitati e fattorie nella zona circostante. La più importante resta di fatto una strada basolata, oggi valorizzata, che attraversava la collina, realizzata nella prima epoca imperiale sopra un precedente tracciato repubblicano.
In epoca tardo repubblicana sulla sommità della collina si sviluppa un importante centro produttivo, oggi purtroppo non più visibile a causa delle trasformazioni avvenute nei secoli. Eppure grazie ai resti delle fondazioni possiamo ricostruire l’articolazione planimetrica di un’ampia fattoria con resti di torchi e canalette che ne confermano la natura produttiva.

Nella prima età imperiale la struttura cambia, si allarga con la costruzione di una porzione residenziale. Il ritrovamento delle fondamenta lascia ipotizzare che il complesso si sia trasformato da fattoria in una vera e propria villa rustica, che doveva ricoprire un ruolo strategico nell’economia agricola dell’antica Roma. I reperti ritrovati testimoniano la lunga vita dell’insediamento che arriva fino al XIII secolo.


Un reperto rinvenuto lungo la via Cassia, nell'area archeologica al chilometro 11,700 | Courtesy Soprintendenza Speciale di Roma

Proprio come oggi, nei pressi dell’incrocio di questa strada con la via Cassia, si sviluppò una sorta di piccola mansio, una stazione di riposo e sosta per i viaggiatori a carattere privato. Di questa restano solo le fondazioni delle strutture dalle quali possiamo intuire che vi fossero anche un impianto termale e una latrina. Per alimentare le terme sulla collina retrostante fu realizzato un complesso sistema di cunicoli sotterranei e una cisterna percorsa da lunghi corridoi intonacati.
Ancora oggi è possibile individuare con chiarezza una traccia del canale che da questa cisterna consentiva all’acqua di raggiungere l’impianto termale e attraversarlo per poi uscirne in una rete fognaria sotterranea. Ovviamente, come sempre accade in ambito romano, la strada divenne luogo deputato a custodire la memoria dei defunti. Ai lati di questa via basolata si svilupparono infatti diversi nuclei di sepolture, per lo più alla cappuccina.
Un piccolo edificio, nato probabilmente come ninfeo, si trasformò nel II secolo d.C. in una tomba con la realizzazione di loculi che vanno a tagliare il pavimento originario a testimonianza dello spazio condiviso tra vivi e morti.

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