Presto a Treviso la Russia di Chagall
Presto a Treviso la Russia di Chagall

Chagall ®, by SIAE 2019 |
Marc Chagall, Il Matrimonio, 1918, Mosca, Tretyakov Gallery
Francesca Grego
04/02/2020
Rovigo - “Anche la mia Russia mi amerà”, scrisse Marc Chagall nel 1921 a conclusione dell’autobiografia illustrata Ma Vie. Da giovane artista in cerca di fortuna, da esule dell’URSS o da maestro universalmente stimato, che si trovasse a Berlino, a Parigi o in America il pittore di Vitebsk portò il mondo in cui era nato sempre dentro di sé, e nei suoi quadri. Per saperne di più sul suo rapporto con la cultura d’origine o ammirare semplicemente una imponente selezione di capolavori è in arrivo una grande mostra, che riunirà a Treviso circa 70 dipinti su tela e su carta, più importanti opere grafiche come le illustrazioni per le Anime morte di Gogol.
A Palazzo Roverella prestiti dagli eredi dell’artista e dalla Galleria Tret’jakov di Mosca, come dal Centre Pompidou di Parigi, dal Thyssen-Bornemisza di Madrid, dal Kunstmuseum di Zurigo, oltre che da prestigiose collezioni private, ci accompagneranno nella Russia profonda e rurale agli inizi del Novecento, tra personaggi e leggende che nutrirono l’immaginario del maestro. Tra i dipinti più attesi figurano icone come la Passeggiata e l’Ebreo in rosa, da ammirare insieme al Gallo, al Matrimonio o al Guanto nero. Il sacro della tradizione ebraica si mescola qui alla quotidianità colorita dei villaggi di campagna in fantasie che a distanza di un secolo non hanno perso un briciolo di poesia.
Ma c’è anche un altro tema su cui la curatrice Claudia Zevi ha scelto di puntare l’attenzione: quello della posizione singolare che Chagall occupa nel panorama dell’arte del suo secolo. Aperto e curioso, a Parigi il pittore bielorusso visse intensamente la stagione delle avanguardie, intrecciando rapporti di amicizia con i suoi protagonisti. Tuttavia le istanze del moderno per lui non coincisero con la distruzione del passato: nelle sue opere la tradizione e i ricordi sono come “presenze” pronte a comparire in modo inatteso, prendendo la forma di una mucca, di un’isba o un personaggio del folklore. “Nella sua opera straordinaria e originalissima”, recita il catalogo della mostra, “non viene mai a mancare l’esigenza utopica propria dell’avanguardia” che tuttavia incontra il mondo delle emozioni e dell’affettività con esiti senza eguali. “Pur scegliendo di vivere, come lui stesso diceva, ‘voltando le spalle al futuro’, Chagall si trova ad aver codificato un linguaggio che sopravviveranno, ben più di quelli delle avanguardie propriamente dette, ai cambiamenti connessi allo scorrere del tempo”.
Nata dalla collaborazione con Fondazione Culture Musei e Museo delle Culture di Lugano, la mostra Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà sarà visitabile a Palazzo Roverella di Rovigo dal 4 aprile al 5 luglio.
Leggi anche:
• Da Chagall a Doisneau, un ricco biennio di mostre in programma a Rovigo
A Palazzo Roverella prestiti dagli eredi dell’artista e dalla Galleria Tret’jakov di Mosca, come dal Centre Pompidou di Parigi, dal Thyssen-Bornemisza di Madrid, dal Kunstmuseum di Zurigo, oltre che da prestigiose collezioni private, ci accompagneranno nella Russia profonda e rurale agli inizi del Novecento, tra personaggi e leggende che nutrirono l’immaginario del maestro. Tra i dipinti più attesi figurano icone come la Passeggiata e l’Ebreo in rosa, da ammirare insieme al Gallo, al Matrimonio o al Guanto nero. Il sacro della tradizione ebraica si mescola qui alla quotidianità colorita dei villaggi di campagna in fantasie che a distanza di un secolo non hanno perso un briciolo di poesia.
Ma c’è anche un altro tema su cui la curatrice Claudia Zevi ha scelto di puntare l’attenzione: quello della posizione singolare che Chagall occupa nel panorama dell’arte del suo secolo. Aperto e curioso, a Parigi il pittore bielorusso visse intensamente la stagione delle avanguardie, intrecciando rapporti di amicizia con i suoi protagonisti. Tuttavia le istanze del moderno per lui non coincisero con la distruzione del passato: nelle sue opere la tradizione e i ricordi sono come “presenze” pronte a comparire in modo inatteso, prendendo la forma di una mucca, di un’isba o un personaggio del folklore. “Nella sua opera straordinaria e originalissima”, recita il catalogo della mostra, “non viene mai a mancare l’esigenza utopica propria dell’avanguardia” che tuttavia incontra il mondo delle emozioni e dell’affettività con esiti senza eguali. “Pur scegliendo di vivere, come lui stesso diceva, ‘voltando le spalle al futuro’, Chagall si trova ad aver codificato un linguaggio che sopravviveranno, ben più di quelli delle avanguardie propriamente dette, ai cambiamenti connessi allo scorrere del tempo”.
Nata dalla collaborazione con Fondazione Culture Musei e Museo delle Culture di Lugano, la mostra Marc Chagall. Anche la mia Russia mi amerà sarà visitabile a Palazzo Roverella di Rovigo dal 4 aprile al 5 luglio.
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