Fino al 14 gennaio al Mastio della Cittadella
Colori in libertà. A Torino Mirò in 200 opere
Joan Mirò, Lithographie VI, 1972, stampate da Mourlot. CollezioneArtBookWeb
Francesca Grego
02/11/2023
Torino - Dopo la mostra di Trieste, prosegue a Torino l’omaggio dell’Italia a Joan Mirò, che quest’anno festeggia un doppio anniversario: 130 anni dalla nascita e 40 dalla morte. Fino al 14 gennaio 2024, al Mastio della Cittadella quasi 200 opere racconteranno l’inarrestabile joie de vivre che il pittore spagnolo espresse in ogni creazione, ma anche il suo talento poliedrico, capace di spaziare dalle arti visive alla poesia.
A cura di Achille Bonito Oliva con Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, Mirò a Torino presenta opere grafiche, dipinti, opere a tecnica mista, ceramiche e disegni tratti da ogni fase di una lunga carriera. Molti dei pezzi in mostra arrivano da collezioni private e non sono mai stati esposti al pubblico prima di questo progetto.
Esplosioni di colore, segni in libertà e una spiccata attitudine alla sperimentazione sono al centro dell’avventura di Mirò, in bilico tra astratto e figura, ma proiettato in un universo fantastico unico nel panorama del Modernismo europeo. Lungo il percorso dell’esposizione torinese lo scopriremo soffermandoci sulle diverse tecniche usate dal maestro, in primis la litografia, una delle sue preferite. In questa sezione troveremo dei veri e propri oggetti di culto: le stampe litografiche create dall’artista per le sue mostre, per esempio, oppure quelle per la rivista francese Derrière le Miroir, una serie unica di grande lirismo.
Mirò fu anche un grande illustratore di poesie e racconti, un maestro nel tradurre la parola in forme e colori. Dal suo interesse per le poesie di Tristan Tzara, tra i fondatori del movimento Dada, nascono 16 bellissime illustrazioni esposte in mostra.
Joan Mirò, Lithographie III, 1972, stampate da Mourlot. CollezioneArtBookWeb
Quasi trenta opere a tecnica mista su carta rappresentano invece il Mirò pittore, tra acquerelli, guache, carboncino, matita, olio, ma anche inchiostri cinesi e pastelli a cera, come nell’opera Ubu Roi, dedicata al celebre personaggio teatrale di Alfred Jarry.
Vasi e piatti dipinti a colori vivaci raccontano un’ulteriore dimensione della creatività di Mirò, prima di arrivare al teatro e alla musica, che fu una sua grande passione. Bozzetti e disegni ricordano la partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia del 1980, dove fu invitato a realizzare le scene e i costumi per l’opera L’uccello Luce musicata da Silvano Bussotti. E per finire, le preziose fotografie di Man Ray, una finestra aperta sulla vita privata del maestro catalano.
A cura di Achille Bonito Oliva con Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, Mirò a Torino presenta opere grafiche, dipinti, opere a tecnica mista, ceramiche e disegni tratti da ogni fase di una lunga carriera. Molti dei pezzi in mostra arrivano da collezioni private e non sono mai stati esposti al pubblico prima di questo progetto.
Esplosioni di colore, segni in libertà e una spiccata attitudine alla sperimentazione sono al centro dell’avventura di Mirò, in bilico tra astratto e figura, ma proiettato in un universo fantastico unico nel panorama del Modernismo europeo. Lungo il percorso dell’esposizione torinese lo scopriremo soffermandoci sulle diverse tecniche usate dal maestro, in primis la litografia, una delle sue preferite. In questa sezione troveremo dei veri e propri oggetti di culto: le stampe litografiche create dall’artista per le sue mostre, per esempio, oppure quelle per la rivista francese Derrière le Miroir, una serie unica di grande lirismo.
Mirò fu anche un grande illustratore di poesie e racconti, un maestro nel tradurre la parola in forme e colori. Dal suo interesse per le poesie di Tristan Tzara, tra i fondatori del movimento Dada, nascono 16 bellissime illustrazioni esposte in mostra.
Joan Mirò, Lithographie III, 1972, stampate da Mourlot. CollezioneArtBookWeb
Quasi trenta opere a tecnica mista su carta rappresentano invece il Mirò pittore, tra acquerelli, guache, carboncino, matita, olio, ma anche inchiostri cinesi e pastelli a cera, come nell’opera Ubu Roi, dedicata al celebre personaggio teatrale di Alfred Jarry.
Vasi e piatti dipinti a colori vivaci raccontano un’ulteriore dimensione della creatività di Mirò, prima di arrivare al teatro e alla musica, che fu una sua grande passione. Bozzetti e disegni ricordano la partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia del 1980, dove fu invitato a realizzare le scene e i costumi per l’opera L’uccello Luce musicata da Silvano Bussotti. E per finire, le preziose fotografie di Man Ray, una finestra aperta sulla vita privata del maestro catalano.
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