A Torino fino al 5 giugno l’appuntamento con “Nel laboratorio dello studioso"
Una guida per l'aldilà: al Museo Egizio il Libro dei Morti di Baki torna a nuova vita
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Samantha De Martin
31/03/2022
Torino - Per circa due secoli è rimasto in silenzio, nei depositi del Museo Egizio di Torino, con la sua raccolta di incantesimi, formule magiche, ma anche preghiere e inni agli dei, ridotti purtroppo in frammenti.
Adesso, complice una lunga e complessa opera di restauro e ricomposizione iniziata nel 2014, il papiro con il Libro dei Morti di Baki è tornato a nuova vita. Questa straordinaria testimonianza, riconducibile alla bottega del pittore Pay, capostipite di una dinastia di artisti, che si occupò anche della tomba della regina Nefertari, si potrà ammirare fino al 5 giugno nell’ambito del secondo appuntamento del 2022 con “Nel laboratorio dello studioso”, un ciclo di mostre che accompagna i visitatori dietro le quinte del Museo Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica di curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo.
Il Libro dei Morti è un antico testo funerario egizio, utilizzato stabilmente dall'inizio del Nuovo Regno (1550 a.C. circa) fino alla metà del I secolo a.C. Il titolo originale del testo è traducibile come "Libro per emergere dalla luce", visto che la raccolta di formule magico-religiose doveva servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso l'immortalità. Alcuni incantesimi tendevano all'unità e alla conservazione eterna delle parti del defunto, a fornirgli magicamente il pieno controllo del mondo che lo avrebbe circondato, proteggendolo dalle forze malefiche oppure aiutandolo a superare i molti ostacoli dell'aldilà.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Non esiste un'edizione canonica e unitaria del Libro dei Morti e non ne esistono due esemplari uguali. Nella concezione egizia, ogni volta che il defunto avesse recitato una delle formule ne sarebbe divenuto, automaticamente e magicamente, l'autore.
Un papiro del Libro dei Morti veniva prodotto su commissione di scribi e Baki era uno scriba del re, direttore dei lavori e caposquadra a Deir-el-Medina - l’antico villaggio di fronte all’attuale Luxor, che accoglieva le maestranze specializzate nella costruzione e nella decorazione delle tombe regali nella Valle dei Re e in quella delle Regine - durante il Regno di Sethi I (1290 – 1279 a.C.). Tra i vari incarichi ebbe quello di dirigere i lavori di costruzione e decorazione della Tomba del faraone nella Valle del Re.
Il Libro dei Morti di Baki, che adesso al Museo Egizio torna a nuova vita, è conosciuto per alcune scene celebri come l’unione notturna di Ra e Osiride e la rappresentazione, nel capitolo 148, delle sette vacche sacre con il loro toro, che avrebbero dovuto assicurare il nutrimento e la protezione del defunto nell’aldilà.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Curata da Sara Demichelis, egittologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Torino, e da Susanne Töpfer responsabile della Collezione Papiri del Museo Egizio, la mostra pone sotto i riflettori il papiro con il Libro dei morti di Baki, ma anche l’opera di restauro avvenuta in collaborazione con il Museo Egizio, l’Archivio di Stato di Torino e l’Istituto di Archeologia orientale del Cairo. Un’opera iniziata dall’analisi di migliaia di frammenti, sottoposti a pulitura e consolidamento preliminare per poi essere trasferiti dal Museo Egizio al Laboratorio di Restauro dell’Archivio di Stato di Torino, dove si è perfezionato il riconoscimento dei testi e la ricostruzione delle vignette.
I restauratori sono quindi intervenuti per consolidare e giuntare i frammenti. Le parti ricostruite, oltre la metà del papiro originario, sono state posizionate tra due lastre di vetro. Alcuni di questi frammenti si trovano al Cairo, da quando, nel 1917, una missione archeologica francese lavorò alla tomba di Baki a Deir el-Medina, rinvenendo altri frammenti del Libro dei Morti.
Il papiro funebre di Baki consente agli studiosi di avere un’idea più chiara di quale fosse la sequenza testuale adottata nei papiri funerari di Deir el-Medina, dove Baki diresse i lavori della tomba regale.
Baki ricoprì un ruolo di primo piano nella comunità di Deir el-Medina, come testimonia il complesso funerario della sua famiglia, due cappelle realizzate all’interno di piccole piramidi in mattoni crudi, davanti alle quali un pozzo funerario dava accesso a cinque ambienti sotterranei. Dal momento che la tomba fu già depredata nell’antichità, del corredo funerario che accompagnava la sepoltura rimangono pochi oggetti: una statua funeraria a nome di Baki, tre statuine a nome della moglie, e i frammenti del Libro dei Morti.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Questo Libro, oggi di nuovo leggibile per metà, era giunto a Torino nel 1824, praticamente ridotto in migliaia di piccoli pezzi coperti di polvere e terra, schiacciati e ripiegati, parte di quella collezione di antichità egizie riunita dal console Bernardino Drovetti in Egitto due secoli fa e in seguito acquistata da Carlo Felice di Savoia che ne fece il nucleo fondante della collezione del Museo Egizio. Nel corso degli anni, i frammenti del papiro con Il libro dei Morti furono riposti alla rinfusa dentro scatole e cartelline e mescolati con altri non pertinenti. Solo una parte del capitolo 148 fu ricostruita nel corso del 1800, ma se ne perse la connessione con l’insieme originario.
Per svelare i misteri che ruotano intorno al Libro dei Morti di Baki, ma anche dettagli e curiosità relative al restauro, Susanne Töpfer accompagnerà il pubblico in due visite speciali, il 6 aprile e il 4 maggio alle 16.30. Il biglietto è acquistabile sul sito ufficiale del museo egizio.
Leggi anche:
• Palazzo Madama come una domus: a Torino una mostra racconta gli ultimi giorni di Pompei
Adesso, complice una lunga e complessa opera di restauro e ricomposizione iniziata nel 2014, il papiro con il Libro dei Morti di Baki è tornato a nuova vita. Questa straordinaria testimonianza, riconducibile alla bottega del pittore Pay, capostipite di una dinastia di artisti, che si occupò anche della tomba della regina Nefertari, si potrà ammirare fino al 5 giugno nell’ambito del secondo appuntamento del 2022 con “Nel laboratorio dello studioso”, un ciclo di mostre che accompagna i visitatori dietro le quinte del Museo Egizio, alla scoperta dell’attività scientifica di curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca del museo.
Il Libro dei Morti è un antico testo funerario egizio, utilizzato stabilmente dall'inizio del Nuovo Regno (1550 a.C. circa) fino alla metà del I secolo a.C. Il titolo originale del testo è traducibile come "Libro per emergere dalla luce", visto che la raccolta di formule magico-religiose doveva servire al defunto come protezione e aiuto nel suo viaggio verso l'immortalità. Alcuni incantesimi tendevano all'unità e alla conservazione eterna delle parti del defunto, a fornirgli magicamente il pieno controllo del mondo che lo avrebbe circondato, proteggendolo dalle forze malefiche oppure aiutandolo a superare i molti ostacoli dell'aldilà.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Non esiste un'edizione canonica e unitaria del Libro dei Morti e non ne esistono due esemplari uguali. Nella concezione egizia, ogni volta che il defunto avesse recitato una delle formule ne sarebbe divenuto, automaticamente e magicamente, l'autore.
Un papiro del Libro dei Morti veniva prodotto su commissione di scribi e Baki era uno scriba del re, direttore dei lavori e caposquadra a Deir-el-Medina - l’antico villaggio di fronte all’attuale Luxor, che accoglieva le maestranze specializzate nella costruzione e nella decorazione delle tombe regali nella Valle dei Re e in quella delle Regine - durante il Regno di Sethi I (1290 – 1279 a.C.). Tra i vari incarichi ebbe quello di dirigere i lavori di costruzione e decorazione della Tomba del faraone nella Valle del Re.
Il Libro dei Morti di Baki, che adesso al Museo Egizio torna a nuova vita, è conosciuto per alcune scene celebri come l’unione notturna di Ra e Osiride e la rappresentazione, nel capitolo 148, delle sette vacche sacre con il loro toro, che avrebbero dovuto assicurare il nutrimento e la protezione del defunto nell’aldilà.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Curata da Sara Demichelis, egittologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Torino, e da Susanne Töpfer responsabile della Collezione Papiri del Museo Egizio, la mostra pone sotto i riflettori il papiro con il Libro dei morti di Baki, ma anche l’opera di restauro avvenuta in collaborazione con il Museo Egizio, l’Archivio di Stato di Torino e l’Istituto di Archeologia orientale del Cairo. Un’opera iniziata dall’analisi di migliaia di frammenti, sottoposti a pulitura e consolidamento preliminare per poi essere trasferiti dal Museo Egizio al Laboratorio di Restauro dell’Archivio di Stato di Torino, dove si è perfezionato il riconoscimento dei testi e la ricostruzione delle vignette.
I restauratori sono quindi intervenuti per consolidare e giuntare i frammenti. Le parti ricostruite, oltre la metà del papiro originario, sono state posizionate tra due lastre di vetro. Alcuni di questi frammenti si trovano al Cairo, da quando, nel 1917, una missione archeologica francese lavorò alla tomba di Baki a Deir el-Medina, rinvenendo altri frammenti del Libro dei Morti.
Il papiro funebre di Baki consente agli studiosi di avere un’idea più chiara di quale fosse la sequenza testuale adottata nei papiri funerari di Deir el-Medina, dove Baki diresse i lavori della tomba regale.
Baki ricoprì un ruolo di primo piano nella comunità di Deir el-Medina, come testimonia il complesso funerario della sua famiglia, due cappelle realizzate all’interno di piccole piramidi in mattoni crudi, davanti alle quali un pozzo funerario dava accesso a cinque ambienti sotterranei. Dal momento che la tomba fu già depredata nell’antichità, del corredo funerario che accompagnava la sepoltura rimangono pochi oggetti: una statua funeraria a nome di Baki, tre statuine a nome della moglie, e i frammenti del Libro dei Morti.
Allestimento della mostra Il Libro dei Morti di Baki, al Museo Egizio di Torino fino al 5 giugno | Courtesy Museo Egizio
Questo Libro, oggi di nuovo leggibile per metà, era giunto a Torino nel 1824, praticamente ridotto in migliaia di piccoli pezzi coperti di polvere e terra, schiacciati e ripiegati, parte di quella collezione di antichità egizie riunita dal console Bernardino Drovetti in Egitto due secoli fa e in seguito acquistata da Carlo Felice di Savoia che ne fece il nucleo fondante della collezione del Museo Egizio. Nel corso degli anni, i frammenti del papiro con Il libro dei Morti furono riposti alla rinfusa dentro scatole e cartelline e mescolati con altri non pertinenti. Solo una parte del capitolo 148 fu ricostruita nel corso del 1800, ma se ne perse la connessione con l’insieme originario.
Per svelare i misteri che ruotano intorno al Libro dei Morti di Baki, ma anche dettagli e curiosità relative al restauro, Susanne Töpfer accompagnerà il pubblico in due visite speciali, il 6 aprile e il 4 maggio alle 16.30. Il biglietto è acquistabile sul sito ufficiale del museo egizio.
Leggi anche:
• Palazzo Madama come una domus: a Torino una mostra racconta gli ultimi giorni di Pompei
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Torino | A Torino fino al 12 gennaio 2025
Gentileschi e Van Dyck, alle Gallerie d’Italia un confronto tra capolavori
-
Milano | Dal 30 novembre apre la nuova area del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci
Nasce PLAYLAB, il museo per i piccoli visitatori, da tre a sei anni
-
Milano | Dal 28 novembre ai Chiostri di Sant’Eustorgio
Il Retablo dei Magi, gioiello fiammingo, svela i suoi colori originali
-
Roma | L’Ambasciata di Francia e l’École française de Rome insieme per la valorizzazione del “Dado” farnese
La facciata di Palazzo Farnese ritrova i suoi colori dopo il restauro
-
Mondo | Fino al 28 febbraio al Museo Nazionale d’Arte di Timisoara
Caravaggio e i capolavori della Collezione Roberto Longhi in mostra in Romania
-
Forlì-Cesena | In mostra dal 22 febbraio al 29 giugno 2025
Dalla maschera al selfie, il ritratto dell’artista al Museo San Domenico di Forlì