Art Tour in Trentino (1 puntata)
Il Mart celebra Boccioni. Rovereto è capitale del Futurismo
Umberto Boccioni, Costruzione spiralica, 1913, Museo del Novecento, Milano
Eleonora Zamparutti
17/10/2016
Trento - Per chi visiterà la mostra Umberto Boccioni. Genio e memoria, allestita negli spazi del Mart di Rovereto dal 5 Novembre al 19 Febbraio 2017, sarà d’obbligo varcare la soglia del corridoio L’invenzione del moderno per ammirare alcuni capolavori del Futurismo che fanno parte della collezione permanente del museo. Daniela Ferrari, curatrice del Mart, non ha dubbi al riguardo.
“Le opere da vedere sono almeno due: Ciò che mi ha detto il tram di Carlo Carrà e Ritmo plastico del 14 luglio di Gino Severini” afferma la curatrice.
Carlo Carrà, Ciò che mi ha detto il tram, 1911, Olio su tela, 67x53 cm, Mart, Collezione VAF-Stiftung, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Il primo è un dipinto realizzato nel 1911 ed esposto a Parigi nel 1912, in occasione dell’exploit dei Futuristi nella capitale francese presso la Galleria Bernheim-Jeune. L’opera sembra tradurre alla lettera le istanze futuriste espresse nel Manifesto del 1910 firmato da Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini nelle righe in cui è scritto: <<Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro, tre; stanno ferme e si muovono; vanno e vengono, rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale>>. Il quadro è un eccezionale rimando tra parola scritta e soggetto”.
E il secondo capolavoro futurista che un visitatore ha la fortuna di poter ammirare al Mart?
Gino Severini, Ritmo plastico del 14 luglio, 1913, Olio su tela, 66x50 cm, Mart, Deposito Franchina, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Sicuramente Ritmo plastico di Gino Severini, un’opera del 1913. Nel quadro ci sono tutte le premesse boccioniane. E’ un dipinto che esprime l’evoluzione del Futurismo a cui si sommano le influenze cubiste di origine francese. Bisogna tenere a mente un fatto: nel 1906 Severini si trasferisce a Parigi. L’artista diventa così una figura chiave di collegamento tra i Futuristi italiani e l’evoluzione del linguaggio artistico portato avanti dai francesi come Braque e Picasso. E’ un quadro essenziale ed è un grande privilegio poterlo esporre”.
Qual è un’opera molto originale che appartiene al Mart ?
Umberto Boccioni, Paesaggio, 1907, Tempera e pastello su carta, 41.8x30.2 cm, Mart, Provincia autonoma di Trento, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Vede questo paesaggio alle sue spalle?” continua Daniela Ferrari. “E’ di Boccioni ed è stato realizzato nel 1907 prima che l’artista aderisse al Manifesto futurista. Questo dipinto fa parte della nostra collezione ed è molto interessante per conoscere un Boccioni non solo futurista ma anche simbolista, “capesarino” (ndr, Umberto Boccioni tenne a Ca’ Pesaro a Venezia la sua prima mostra personale nel 1910, subito dopo il lancio di volantini futuristi dalla Torre dell’Orologio contro “Venezia passatista”), divisionista, creatore della poetica futurista e innovativo soprattutto per quanto riguarda lo studio dello spazio nella scultura. Ma questo paesaggio che vede, testimonia il Boccioni prima che avvenisse la grande rivoluzione”.
Qual è a suo avviso il grande capolavoro di Umberto Boccioni che appartiene al Mart e che sarà esposto nella mostra “Genio e Memoria”?
Umberto Boccioni, Nudo di spalle (Controluce), 1909, Olio su tela, 61 x 55.5 cm, Mart, Collezione L.F, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Sicuramente Nudo di spalle (Controluce) del 1909. Un’opera perfettamente compiuta stilisticamente, dove sono presenti le premesse divisioniste che Balla ha trasmesso a Boccioni e Severini a Roma. Un quadro che presenta un attento studio sulla scomposizione della luce e sul controluce, dove l’artista non manca di inserire un solo colore: ci sono tutti. E’ il ritratto della madre, un’opera tradizionale che ha in nuce tutte le premesse della rivoluzione futurista con i volumi del volto, il movimento di torsione delle spalle e della testa. La tela viene solitamente accostata a Profumo di Luigi Russolo”.
A proposito dell’accostamento tra Boccioni e Balla: la mostra che cosa ci riserva?
1. Umberto Boccioni, La moglie di Balla con la figlia, (1906), Pastello su carta, 71x96.5 cm, Mart, Provincia autonoma di Trento, © Mart Archivio fotografico e Mediateca | 2. Giacomo Balla, Artemisia (Fanciulla), controluce, 1907, Pastello, gessetti e graffiti su carta da spolvero, 42x49.5 cm, Mart, Deposito Collezione privata, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“In esposizione ci sono due opere della collezione del Mart che saranno accostate perché hanno in comune il tratto, la velocità di esecuzione e l’economia del materiale con cui sono state realizzate: il pastello. Si tratta di Artemisia di Giacomo Balla e La moglie di Balla con la figlia di Umberto Boccioni. Quest’ultimo trasmette il senso della costruzione con un’inquadratura quasi fotografica. Balla invece si cimenta con il controluce che come si sa, è molto difficile da rendere”.
“Le opere da vedere sono almeno due: Ciò che mi ha detto il tram di Carlo Carrà e Ritmo plastico del 14 luglio di Gino Severini” afferma la curatrice.
Carlo Carrà, Ciò che mi ha detto il tram, 1911, Olio su tela, 67x53 cm, Mart, Collezione VAF-Stiftung, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Il primo è un dipinto realizzato nel 1911 ed esposto a Parigi nel 1912, in occasione dell’exploit dei Futuristi nella capitale francese presso la Galleria Bernheim-Jeune. L’opera sembra tradurre alla lettera le istanze futuriste espresse nel Manifesto del 1910 firmato da Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini nelle righe in cui è scritto: <<Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro, tre; stanno ferme e si muovono; vanno e vengono, rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale>>. Il quadro è un eccezionale rimando tra parola scritta e soggetto”.
E il secondo capolavoro futurista che un visitatore ha la fortuna di poter ammirare al Mart?
Gino Severini, Ritmo plastico del 14 luglio, 1913, Olio su tela, 66x50 cm, Mart, Deposito Franchina, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Sicuramente Ritmo plastico di Gino Severini, un’opera del 1913. Nel quadro ci sono tutte le premesse boccioniane. E’ un dipinto che esprime l’evoluzione del Futurismo a cui si sommano le influenze cubiste di origine francese. Bisogna tenere a mente un fatto: nel 1906 Severini si trasferisce a Parigi. L’artista diventa così una figura chiave di collegamento tra i Futuristi italiani e l’evoluzione del linguaggio artistico portato avanti dai francesi come Braque e Picasso. E’ un quadro essenziale ed è un grande privilegio poterlo esporre”.
Qual è un’opera molto originale che appartiene al Mart ?
Umberto Boccioni, Paesaggio, 1907, Tempera e pastello su carta, 41.8x30.2 cm, Mart, Provincia autonoma di Trento, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Vede questo paesaggio alle sue spalle?” continua Daniela Ferrari. “E’ di Boccioni ed è stato realizzato nel 1907 prima che l’artista aderisse al Manifesto futurista. Questo dipinto fa parte della nostra collezione ed è molto interessante per conoscere un Boccioni non solo futurista ma anche simbolista, “capesarino” (ndr, Umberto Boccioni tenne a Ca’ Pesaro a Venezia la sua prima mostra personale nel 1910, subito dopo il lancio di volantini futuristi dalla Torre dell’Orologio contro “Venezia passatista”), divisionista, creatore della poetica futurista e innovativo soprattutto per quanto riguarda lo studio dello spazio nella scultura. Ma questo paesaggio che vede, testimonia il Boccioni prima che avvenisse la grande rivoluzione”.
Qual è a suo avviso il grande capolavoro di Umberto Boccioni che appartiene al Mart e che sarà esposto nella mostra “Genio e Memoria”?
Umberto Boccioni, Nudo di spalle (Controluce), 1909, Olio su tela, 61 x 55.5 cm, Mart, Collezione L.F, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“Sicuramente Nudo di spalle (Controluce) del 1909. Un’opera perfettamente compiuta stilisticamente, dove sono presenti le premesse divisioniste che Balla ha trasmesso a Boccioni e Severini a Roma. Un quadro che presenta un attento studio sulla scomposizione della luce e sul controluce, dove l’artista non manca di inserire un solo colore: ci sono tutti. E’ il ritratto della madre, un’opera tradizionale che ha in nuce tutte le premesse della rivoluzione futurista con i volumi del volto, il movimento di torsione delle spalle e della testa. La tela viene solitamente accostata a Profumo di Luigi Russolo”.
A proposito dell’accostamento tra Boccioni e Balla: la mostra che cosa ci riserva?
1. Umberto Boccioni, La moglie di Balla con la figlia, (1906), Pastello su carta, 71x96.5 cm, Mart, Provincia autonoma di Trento, © Mart Archivio fotografico e Mediateca | 2. Giacomo Balla, Artemisia (Fanciulla), controluce, 1907, Pastello, gessetti e graffiti su carta da spolvero, 42x49.5 cm, Mart, Deposito Collezione privata, © Mart Archivio fotografico e Mediateca
“In esposizione ci sono due opere della collezione del Mart che saranno accostate perché hanno in comune il tratto, la velocità di esecuzione e l’economia del materiale con cui sono state realizzate: il pastello. Si tratta di Artemisia di Giacomo Balla e La moglie di Balla con la figlia di Umberto Boccioni. Quest’ultimo trasmette il senso della costruzione con un’inquadratura quasi fotografica. Balla invece si cimenta con il controluce che come si sa, è molto difficile da rendere”.
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