La forma del gusto: in mostra i creativi che fanno il cibo buono… e bello
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MART |
Mostra Mart: Progetto cibo - La forma del gusto
30/01/2013
Trento - L’ arancia, scriveva Bruno Munari, nel ’63, nel suo mini-saggio Good Design, “è un oggetto quasi perfetto dove si riscontra l’assoluta coerenza tra forma, funzione, consumo… Si potrebbe anche, a questo proposito considerare che i mandarini siano una specie di produzione minore, adatta specialmente ai bambini, avendo lo spicchio più piccolo.” E proprio con un omaggio a questo autore e a questo libretto, piccolo per dimensione ma non per contenuto, si apre il percorso espositivo della mostra a cura di Beppe Finessi, “Progetto Cibo. La forma del gusto", che si terrà al Mart, Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto, dal 9 febbraio al 2 giugno 2013.
In tempi in cui a ciò che mangiamo si presta un’attenzione sempre crescente, tra dietologi, cibi bio e a chilometro zero, si scopre che, se è importante che la nostra alimentazione sia sana e corretta, è altrettanto vero che “anche l’occhio vuole la sua parte” e che il buono può e deve essere anche bello. E che, quindi, esiste una "bontà estetica" dei cibi. Di qui i presupposti della mostra: illustrare le relazioni tra cibo e design, una combinazione che era al centro, già cinquant’anni fa della piccola opera di Munari, nella quale l’autore invitava i lettori a guardare i frutti della natura con gli occhi di un progettista, come se fossero prototipi della produzione industriale. E per questo ne analizzava, con leggerezza e ironia ma anche con lucidità, le caratteristiche “funzionali e prestazionali”. Ed ecco che i piselli, per fare solo un altro esempio, diventavano "Pillole alimentari di diversi diametri, confezionate in astucci bivalve".
Nella mostra il lavoro dei food designer sarà indagato in tutte le sue sfaccettature. Per esempio vari tipi di pasta, progettati da autori come Giorgetto Giugiaro, Mauro Olivieri e Christian Ragot, dimostreranno emblematicamente come la creatività dei designer può convergere con la produzione industriale. E ci sarà spazio anche per immaginare il futuro del cibo, tra creazioni non solo sperimentali e sofisticate, ma segnate anche da una forte tensione etica e sociale, perché il cibo deve essere buono e bello ma anche solidale ed eco- sostenibile.
Nicoletta Speltra
In tempi in cui a ciò che mangiamo si presta un’attenzione sempre crescente, tra dietologi, cibi bio e a chilometro zero, si scopre che, se è importante che la nostra alimentazione sia sana e corretta, è altrettanto vero che “anche l’occhio vuole la sua parte” e che il buono può e deve essere anche bello. E che, quindi, esiste una "bontà estetica" dei cibi. Di qui i presupposti della mostra: illustrare le relazioni tra cibo e design, una combinazione che era al centro, già cinquant’anni fa della piccola opera di Munari, nella quale l’autore invitava i lettori a guardare i frutti della natura con gli occhi di un progettista, come se fossero prototipi della produzione industriale. E per questo ne analizzava, con leggerezza e ironia ma anche con lucidità, le caratteristiche “funzionali e prestazionali”. Ed ecco che i piselli, per fare solo un altro esempio, diventavano "Pillole alimentari di diversi diametri, confezionate in astucci bivalve".
Nella mostra il lavoro dei food designer sarà indagato in tutte le sue sfaccettature. Per esempio vari tipi di pasta, progettati da autori come Giorgetto Giugiaro, Mauro Olivieri e Christian Ragot, dimostreranno emblematicamente come la creatività dei designer può convergere con la produzione industriale. E ci sarà spazio anche per immaginare il futuro del cibo, tra creazioni non solo sperimentali e sofisticate, ma segnate anche da una forte tensione etica e sociale, perché il cibo deve essere buono e bello ma anche solidale ed eco- sostenibile.
Nicoletta Speltra
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