Transforming Energy dal 6 maggio al 19 ottobre 2026
Marina Abramović 80 ragioni per una mostra a Venezia

Marina Abramović, The Current, 2017, Video; 1 hour 35 mins | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović
Piero Muscarà
30/09/2025
Venezia - Marina Abramović nel 2026 compirà ottant’anni e li celebrerà tornando nella città che ha segnato il suo percorso sin dagli esordi. Il prossimo anno, dal 6 maggio al 19 ottobre, le Gallerie dell’Accademia di Venezia ospiteranno Transforming Energy, la prima grande mostra dedicata a un’artista donna vivente nei secoli di storia del museo. L’esposizione aprirà in concomitanza con la 61ª Biennale d’Arte In Minor Keys, ponendo la regina della performance in dialogo con i capolavori rinascimentali della collezione permanente del grande museo statale veneziano.
Il progetto, curato da Shai Baitel in stretta collaborazione con l’artista, trasformerà le sale del museo in un percorso inedito, dove opere storiche come Rhythm 0, Imponderabilia, Balkan Baroque o Carrying the Skeleton incontreranno nuove creazioni pensate per la città lagunare. Tra le esperienze più sorprendenti ci saranno i Transitory Objects, letti e strutture in pietra con cristalli incastonati che il pubblico sarà invitato a vivere con il proprio corpo, innescando quella che Abramović definisce “trasmissione di energia”. L’allestimento raggiungerà il suo culmine nell’accostamento tra la Pietà realizzata con Ulay nel 1983 e la celebre Pietà di Tiziano, incompiuta e terminata da Palma il Giovane: un dialogo a distanza di 450 anni sul dolore e sulla trascendenza.
Abramović non sarà nuova a Venezia. La sua prima Biennale risale al 1976, mentre nel 1997 ottenne il Leone d’Oro per Balkan Baroque. La città lagunare continuerà a essere una tappa costante nella sua vita, come ha ricordato di recente: “Avevo 14 anni quando la vidi per la prima volta e iniziai a piangere per la bellezza. Tornare oggi, con una mostra nelle Gallerie dell’Accademia, è un onore profondo”.
La mostra coinciderà con un anniversario simbolico per l’artista nata a Belgrado nel 1946, che dagli anni Settanta ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte attraverso la centralità del corpo e della resistenza. Opere come Rhythm 0, in cui mise a disposizione del pubblico 72 oggetti da usare liberamente sul suo corpo, o le performance create con Ulay - fino alla leggendaria camminata sulla Grande Muraglia per sancire la loro separazione - saranno ripercorse come tappe fondative di un’intera generazione. Nel 2010, con The Artist Is Present al MoMA di New York, Abramović consolidò la sua fama globale, trasformando il silenzio e la durata in un’esperienza collettiva che continuerà a segnare l’immaginario contemporaneo.
Inserire questa ricerca all’interno di un museo come le Gallerie dell’Accademia, tradizionalmente consacrato ai maestri del Rinascimento, significherà rovesciare i confini tra antico e contemporaneo. Dopo le presenze di artisti come Baselitz, Kapoor o De Kooning, sarà la volta di una donna che ha fatto della vulnerabilità e della resistenza il proprio linguaggio. L’esposizione metterà in luce il legame tra la materia veneziana - mosaici, quarzi, ametiste - e la dimensione metafisica della trasformazione, invitando i visitatori a un’osservazione meno passiva, fondata sulla presenza e sulla possibilità di un cambiamento interiore.
L’appuntamento non riguarderà soltanto Venezia. Dopo l’autunno, la mostra si sposterà a Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a suggello di una carriera che continuerà a interrogare il rapporto tra corpo, spiritualità e arte. Nei giorni della Biennale 2026, In Minor Keys, “Transforming Energy” non si presenterà come una semplice retrospettiva, ma come un gesto istituzionale che incrinerà le consuetudini museali, collocando la fragilità e la resistenza del corpo accanto alle visioni dei maestri del Rinascimento.
Il progetto, curato da Shai Baitel in stretta collaborazione con l’artista, trasformerà le sale del museo in un percorso inedito, dove opere storiche come Rhythm 0, Imponderabilia, Balkan Baroque o Carrying the Skeleton incontreranno nuove creazioni pensate per la città lagunare. Tra le esperienze più sorprendenti ci saranno i Transitory Objects, letti e strutture in pietra con cristalli incastonati che il pubblico sarà invitato a vivere con il proprio corpo, innescando quella che Abramović definisce “trasmissione di energia”. L’allestimento raggiungerà il suo culmine nell’accostamento tra la Pietà realizzata con Ulay nel 1983 e la celebre Pietà di Tiziano, incompiuta e terminata da Palma il Giovane: un dialogo a distanza di 450 anni sul dolore e sulla trascendenza.
Abramović non sarà nuova a Venezia. La sua prima Biennale risale al 1976, mentre nel 1997 ottenne il Leone d’Oro per Balkan Baroque. La città lagunare continuerà a essere una tappa costante nella sua vita, come ha ricordato di recente: “Avevo 14 anni quando la vidi per la prima volta e iniziai a piangere per la bellezza. Tornare oggi, con una mostra nelle Gallerie dell’Accademia, è un onore profondo”.
La mostra coinciderà con un anniversario simbolico per l’artista nata a Belgrado nel 1946, che dagli anni Settanta ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte attraverso la centralità del corpo e della resistenza. Opere come Rhythm 0, in cui mise a disposizione del pubblico 72 oggetti da usare liberamente sul suo corpo, o le performance create con Ulay - fino alla leggendaria camminata sulla Grande Muraglia per sancire la loro separazione - saranno ripercorse come tappe fondative di un’intera generazione. Nel 2010, con The Artist Is Present al MoMA di New York, Abramović consolidò la sua fama globale, trasformando il silenzio e la durata in un’esperienza collettiva che continuerà a segnare l’immaginario contemporaneo.
Inserire questa ricerca all’interno di un museo come le Gallerie dell’Accademia, tradizionalmente consacrato ai maestri del Rinascimento, significherà rovesciare i confini tra antico e contemporaneo. Dopo le presenze di artisti come Baselitz, Kapoor o De Kooning, sarà la volta di una donna che ha fatto della vulnerabilità e della resistenza il proprio linguaggio. L’esposizione metterà in luce il legame tra la materia veneziana - mosaici, quarzi, ametiste - e la dimensione metafisica della trasformazione, invitando i visitatori a un’osservazione meno passiva, fondata sulla presenza e sulla possibilità di un cambiamento interiore.
L’appuntamento non riguarderà soltanto Venezia. Dopo l’autunno, la mostra si sposterà a Roma, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a suggello di una carriera che continuerà a interrogare il rapporto tra corpo, spiritualità e arte. Nei giorni della Biennale 2026, In Minor Keys, “Transforming Energy” non si presenterà come una semplice retrospettiva, ma come un gesto istituzionale che incrinerà le consuetudini museali, collocando la fragilità e la resistenza del corpo accanto alle visioni dei maestri del Rinascimento.
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