Dll'8 maggio al 22 settembre a Ca' Pesaro

Presto a Venezia la prima italiana di Arshile Gorky

Arshile Gorky, One Year the Milkweed, 1944, olio su tela, 119,3 x 94,2 cm, Washington, National Gallery of Art, Ailsa Mellon Bruce Fund © 2018 The Estate of Arshile Gorky / Artists Rights Society (ARS), New York
 

Samantha De Martin

13/02/2019

Venezia - “Voce di aquila” e “Arshile dalle braccia grandi”, un “ibrido”, lo definiva il poeta surrealista André Breton, riconoscendo la complessità con cui il pittore armeno Arshile Gorky, evocava il mondo naturale, unendolo a una moltitudine di memorie personali e influenze diverse.
L’esponente dell’espressionismo astratto, considerato una delle più autorevoli figure dell’arte americana del XX secolo, sarà per la prima volta in Italia con una mostra che, dall’8 maggio al 22 settembre, porterà alla Galleria Internazionale di Arte Moderna di Ca’Pesaro, le tappe della sua straordinaria carriera drammaticamente conclusa, dai primi lavori degli anni Venti.

Il percorso Arshile Gorky: 1904-1948, a cura di Gabriella Belli e Edith Devaney, illustrerà come, a partire dalle fasi iniziali della sua carriera - apparentemente soggiogato dall’influsso dei grandi maestri del passato - la voce artistica di Gorky vada rafforzandosi mano a mano con il progredire del suo lavoro.
La forza pittorica dell’artista - rifugiatosi a 15 anni negli Stati Uniti insieme alla sorella per sfuggire al genocidio armeno - esplode nella sezione finale della rassegna, dove l’immaginazione si fonde con un rinnovato incontro con la natura, tra i paesaggi della Virginia e del Connecticut, durante le estati del 1942-45.
Una selezione di lavori realizzati nella maturità, caratterizzati dalla fusione di elementi surreali, figurativi, astratti, rivelano un artista al culmine del suo straordinario potere creativo.
Le circa 80 opere - tra dipinti e una selezione di lavori su carta - giungeranno da collezioni internazionali, istituzionali e private, dalla Tate di Londra alla National Gallery of Art di Washington DC, dal Whitney Museum of American Art di New York all’Israel Museum di Gerusalemme.

Tra i primi artisti a partecipare al Federal Art Project lanciato dal governo americano nel 1935, per il quale dipinse diverse serie di murali al Floyd Bennett Field a Brooklyn e all’aeroporto di Newark, Gorky si distinse per la singolare capacità di carpire e assimilare i differenti movimenti del Novecento, influenzando diversi artisti, dallo statunitense Willem de Kooning a Helen Frankenthaler - esponente del Color field - e Jack Whitten.


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