Risale al II sec. d. C e apparteneva probabilmente ad una coppia
Vicino a Venezia risplende un monumento funerario romano
Il monumento funerario di Concordia Sagittaria
E. Bramati
29/06/2014
Venezia - A circa sei mesi dal suo ritrovamento, il monumento funerario rinvenuto a Concordia Sagittaria tra ottobre e dicembre 2013 all'interno di una necropoli romana è stato posizionato sotto la loggia del municipio cittadino.
Esso risale alla fine del II secolo d.C. ed è composto da un podio di blocchi in calcare di Aurisina e dai resti di due sarcofagi gemelli in marmo proconnesio decorato. Mentre uno di essi presenta ormai solo pochi frammenti, il coperchio del secondo è rimasto pressoché intatto, e mostra decorazioni vegetali e una testa di Medusa.
Nella ricomposizione della struttura, la base del podio è stato sostituita da una in cemento, lasciando l'originaria in pietra sul luogo del rinvenimento, in vista di una futura riqualificazione archeologica dell’area.
Le dimensioni dell'opera appaiono imponenti, poiché un tempo essa doveva rappresentare lo status sociale dei suoi facoltosi committenti. Grazie a due frammenti di iscrizione è stato possibile identificare i destinatari delle due arche: il primo doveva ospitare Titus Vettius, un alto funzionario imperiale della colonia romana di Iulia Concordia, il secondo una donna, Regontia, probabilmente la moglie.
La campagna di scavo, coordinata dalla Regione del Veneto in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici, ha riportato alla luce anche tombe in pietra calcarea di minori dimensioni e risalenti al III secolo d.C., due delle quali affiancheranno il monumento sotto la loggia.
Esso risale alla fine del II secolo d.C. ed è composto da un podio di blocchi in calcare di Aurisina e dai resti di due sarcofagi gemelli in marmo proconnesio decorato. Mentre uno di essi presenta ormai solo pochi frammenti, il coperchio del secondo è rimasto pressoché intatto, e mostra decorazioni vegetali e una testa di Medusa.
Nella ricomposizione della struttura, la base del podio è stato sostituita da una in cemento, lasciando l'originaria in pietra sul luogo del rinvenimento, in vista di una futura riqualificazione archeologica dell’area.
Le dimensioni dell'opera appaiono imponenti, poiché un tempo essa doveva rappresentare lo status sociale dei suoi facoltosi committenti. Grazie a due frammenti di iscrizione è stato possibile identificare i destinatari delle due arche: il primo doveva ospitare Titus Vettius, un alto funzionario imperiale della colonia romana di Iulia Concordia, il secondo una donna, Regontia, probabilmente la moglie.
La campagna di scavo, coordinata dalla Regione del Veneto in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici, ha riportato alla luce anche tombe in pietra calcarea di minori dimensioni e risalenti al III secolo d.C., due delle quali affiancheranno il monumento sotto la loggia.
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