Perché le opere non possono lasciare Vicenza

Bloccata la vendita di sette affreschi di Tiepolo: li acquisirà lo Stato. Ecco la storia dei dipinti contesi

Giandomenico Tiepolo, Figura femminile con clava e leontea (Onfale? Deianira?)
 

Francesca Grego

08/07/2021

Vicenza - Diventeranno patrimonio pubblico e resteranno accessibili a tutti i sette dipinti di Giandomenico Tiepolo provenienti da Palazzo Valmarana Franco di Vicenza. La serie di affreschi strappati e applicati su tela era stata messa all’asta dalla famiglia Franco e aggiudicata con un’offerta di 1.850 mila euro da Alessandro Benetton, figlio di Luciano. Visto il valore artistico e simbolico delle tele, appelli e polemiche hanno infiammato il mondo dell’arte e della politica dal Veneto a Roma. Fino all’epilogo di ieri sera: “Dopo un’attenta valutazione da parte della Soprintendenza di Rovigo, Verona e Vicenza, l’assenso della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e il parere positivo espresso oggi dal Comitato Tecnico Scientifico per il patrimonio storico e artistico, il Ministero della Cultura eserciterà il diritto di prelazione sulle sette opere di Tiepolo, che andranno ad arricchire il patrimonio culturale pubblico”, ha dichiarato il segretario generale del Ministero Salvatore Nastasi, annunciando la decisione dello Stato di acquisire i dipinti. 

Ma andiamo a conoscere da vicino le opere contese per comprendere i motivi delle ultime battaglie. Originariamente i sette strappi facevano parte di un ciclo pittorico molto più ampio, che Giandomenico Tiepolo realizzò per il palazzo vicentino un decennio dopo le decorazioni create insieme al padre Giambattista per Villa Valmarana ai Nani, splendida residenza fuori porta non lontana dalla Rotonda palladiana. Ercole e Cerbero incatenato, Ercole e l’Idra, Ercole sul rogo, una figura femminile con clava, Giove, satiri e satiresse sono i soggetti dei nuovi dipinti, dedicati all’eroe delle leggendarie Fatiche. Per il figlio dell’antico committente, Tiepolo concepisce un’opera completamente diversa dalle pitture variopinte e opulente di dieci anni prima: elegantissimi e austeri, gli affreschi di Palazzo Valmarana prendono forma in un monocromo grigio sfumato di riflessi verdi e bruni, disponendosi come in una quinta teatrale attorno alla possente figura di Ercole. Come mai? Lo scopriremo più avanti. 


Giandomenico Tiepolo, Ercole con Cerbero incatenato

Intanto facciamo un salto di circa due secoli. All’inizio del 1945 i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale infuriano anche nel vicentino. Dopo la distruzione di Palazzo Trento Valmarana, non lontano dalla villa, il soprintendente di Trieste Fausto Franco, figlio di Giuseppina Valmarana, fa strappare gli affreschi di Tiepolo dalle pareti e li mette al sicuro a Venezia. Ma alla fine del conflitto la dimora ha riportato ingenti danni: non è più in grado di accogliere i dipinti e viene venduta. I diciassette strappi sono divisi tra gli eredi della nobile famiglia veneta e si disperdono sul mercato.
I sette che oggi vediamo esposti al Palladio Museum di Vicenza sono gli unici rimasti in città. Riapparsi nel 1972 a casa di Giustino Franco, sono presentati al pubblico per la prima volta nel 2017 in occasione della mostra Tiepolo Segreto e contestualmente concessi in comodato da Camillo e Giovanni Franco a Palazzo Barbaran da Porto, perché il capolavoro settecentesco sia restituito alla fruizione collettiva. 

Come mai proprio Palazzo Barbaran, progettato da Andrea Palladio, sede del museo palladiano e sede del Centro Internazionale di Studi intitolato all'architetto cinquecentesco? Il motivo è presto detto. Gli affreschi di Tiepolo a Villa Valmarana sono un vero e proprio omaggio al maestro rinascimentale: tra nicchie, tabernacoli e statue in trompe-l’oeil, il loro impianto solenne e scenografico cita da vicino strutture e decorazioni del Teatro Olimpico di Vicenza, capolavoro di Palladio a due passi da Palazzo Valmarana Franco. Lo stesso Ercole era il protettore dell’Accademia Olimpica, che trovò nell'architetto veneto uno dei suoi più illustri rappresentanti e la sua storica sede proprio nel teatro palladiano. Ecco un altro motivo per cui i sette affreschi di Tiepolo non possono lasciare Vicenza. 


Giandomenico Tiepolo, Ercole e l'Idra

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