“Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto incredibile sembra uscire fuori dal nulla”. Con queste parole Elliott Erwitt ha descritto il suo lavoro, da domani in mostra a Palazzo Bonaparte in una selezione di oltre 80 scatti. Ironico, surreale, dall’umanità generosa, Erwitt ha catturato con l’obiettivo celebrità della politica e star del cinema, eventi storici e paesi lontani, ma anche momenti di intimità della sua numerosa famiglia, abbracci tra innamorati, animali in pose buffe, persone comuni descritte con sguardo tagliente e al tempo stesso carico di empatia.A cura di Biba Giacchetti, che è stata collaboratrice di Magnum e allieva del fotografo, e che oggi è una delle massime conoscitrici del suo lavoro, la mostra presenta immagini famose accanto a scatti poco noti, spaziando dai bianchi e neri che hanno reso il linguaggio di Erwitt così riconoscibile, fino al colore con i lavori realizzati per la pubblicità, il sociale, il cinema e la moda. Dal 28 giugno al 21 settembre 2025, Elliott Erwitt. Icons ripercorrerà l’intera carriera del reporter, toccando le diverse dimensioni espressive della sua fotografia. Ci sono le immagini che hanno fatto epoca, come lo scatto di Nixon e Kruscev a Mosca nel ’59, talmente efficace che lo staff del presidente americano se ne appropriò per usarlo nella campagna elettorale, ma anche quello di Jackie Kennedy in lacrime dietro il velo nero durante i funerali di JFK, o il leggendario incontro di boxe tra Muhammad Ali e Joe Frazier nel 1971.
Elliott Erwitt, USSR. Moscow, 1959, 40x50 cm © Elliott Erwitt. Private Collection
Eccezionale ritrattista, Erwitt ha immortalato i grandi personaggi del XX secolo da Fidel Castro e Ernesto Che Guevara ai presidenti americani, fino alle icone del cinema e della cultura (Jack Kerouac, Marlene Dietrich, Sophia Loren, tra gli altri). Un posto speciale è riservato a Marilyn Monroe, della quale Erwitt ammirava, più che la bellezza, la capacità di flirtare con l’obiettivo, che rendeva remota la possibilità di errore del fotografo. Tutti da scoprire i reportage realizzati in Italia come in Giappone, in Francia, Spagna, Russia, Polonia, Stati Uniti, o le incursioni nel vivere quotidiano delle metropoli americane, mentre le numerose immagini dedicate ai bambini svelano il lato più tenero e allegro del “fotografo della commedia umana”, padre di sei figli e nonno di una nidiata di nipoti. Per finire con le foto più poetiche, come il celeberrimo scatto rubato in un giorno di pioggia del 1989 a Parigi, in Place du Trocadéro, e con gli esilaranti ritratti di cani e altri animali, che con ironia sottile Erwitt mostra in inaspettati atteggiamenti antropomorfi, inquadrando il mondo all’altezza delle scarpe per offrirci il loro punto di vista.
"Le idee, per quanto affascinanti nella conversazione e nella seduzione, hanno poco a che vedere con la fotografia", ha affermato il maestro: "La fotografia è l'attimo, la sintesi di una situazione, l'istante in cui tutto trova il suo posto. Un ideale inafferrabile".
Elliott Erwitt, France, Paris, 1989 © Elliott Erwitt