La pittura di Carlo Saraceni:
un viaggio da Venezia a Roma ai tempi di Caravaggio

 
Accolta nella sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, la mostra personale dello scultore milanese abbraccia 50 lavori

Samantha De Martin
formato sconosciuto

Simili a lari, figure apotropaiche, numi tutelari di uno spazio sacro, concepito come forza archetipica che risiede nel profondo dell’animo umano, i Guardiani della memoria sembrano vegliare sull’universo con la loro saggezza silenziosa che attraversa secoli e culture.
Il loro volto rasserenato, le sagome paffute, tondeggianti, a sorreggere vigorose le armi tradizionali, non hanno più nulla a che vedere con gli uomini che, con i loro busti in argilla, bronzo o marmo, si sprigionano dalle pareti di Palazzo Merulana, come a liberarsi della materia, in una condizione di eterna lotta.
Dal 29 marzo al 6 luglio Matteo Pugliese, ospite di Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestito e valorizzato da Coopculture, conduce il pubblico in uno spazio dell’anima attraverso una mostra potente che richiama l’eterno conflitto tra immanenza e trascendenza, tra corpo e spirito, tra oblio ed eternità.
Curata da Carmen Sabbatini e realizzata con il patrocinio di Roma Capitale e con il contributo di Zurich Bank, sponsor ufficiale, la personale dello scultore milanese, intitolata Nelle tue mani. Gesto, arte, materia, colpisce già fuori dalle sezioni della mostra, con la sagoma leggiadra di “A matter of trust”. Questo vigoroso atleta in alluminio ha smesso di lottare e di confidare solo in se stesso per affidarsi totalmente a qualcuno dietro le sue spalle. Per lui l’uscita dal muro smette di essere uno sforzo fisico in solitaria per diventare un atto di fiducia verso qualcun altro, nelle cui mani affida lo slancio.
Pugliese invita a pensare al gioco che ognuno di noi avrà fatto almeno una volta da bambino lasciandosi cadere all’indietro, confidando nell’amico che lo avrebbe sorretto.


Matteo Pugliese, Nelle tue mani, Allestimento a Palazzo Merulana| Foto: © Samantha De Martin per Arte.it

È un filo che ritorna la memoria in questa mostra, è lo stesso sentiero che guida il cammino degli Scarabei, custodi della gioia, simboli di trasformazione, immortalità, rinascita. In questa serie Pugliese rende omaggio alla sua giovinezza, quando, come spiega la curatrice, “al mare si divertiva a colorare il carapace degli scarabei per poi lasciarli andare, mentre tutti si chiedevano chi avesse depositato sulle loro schiene colori così belli”. Ed eccole le tinte vibranti di quello spensierato esperimento d’infanzia, depositati sulle sagome brillanti di questi custodi della gioia che portano sulle loro schiene la leggerezza di oggetti cari all’artista. Un dente, un francobollo, una Golia, la sagoma di un soldatino, il fiore della ginestra che sopravvive all’impeto della lava.
A un tratto, in questo articolato universo di una cinquantina di “presenze” distribuite in quattro sezioni, che analizza il rapporto decisivo tra sacralità e immanenza, ecco le uniche due figure femminili. La prima, Eva, è un pugno nello stomaco. Come le altre figure di questa sezione, intitolata Extra Moenia, E.V.A. (End Violence and Aggression) è un’eroina spezzata, deturpata dalla violenza di chi distrugge e poi invoca il silenzio, attraverso la quale lo scultore pone l’attenzione sul fenomeno della violenza contro le donne. Bellissimo il video in sala che mostra la genesi e l’esito drammatico di quest’opera concepita in argilla e trasposta in marmo. Senza disegno, come d’altronde tutti i lavori di Matteo Pugliese, privi di bozzetto, solo la materia e il suo gesto.


Matteo Pugliese, Nelle tue mani, Allestimento a Palazzo Merulana| Foto: © Samantha De Martin per Arte.it

L’altra donna è La Grande Madre, Pachamama, in lingua Quechua “Madre Terra”, un omaggio in legno di noce ai popoli indigeni delle Ande presso i quali è simbolo di fertilità. L’occhio raggiunge infine la grande opera che dà il titolo al percorso, Nelle tue mani, una grande installazione ispirata al Cenacolo di Leonardo da Vinci, custodito a Santa Maria delle Grazie a Milano.
“Nell’anno giubilare - scrive Giorgio Albertini - Pugliese ci ricorda che il numinale abita nei dettagli della nostra esistenza quotidiana, nelle crepe della nostra realtà”.

Anche Paola Centanni, direttrice di Palazzo Merulana, sottolinea il legame tra la mostra di Pugliese e l’anno giubilare in corso. “Ci piaceva che il Giubileo della speranza avesse un artista che si confrontasse con il sacro a tutto tondo sulla sacralità dell’arte e dell’essere umano, oltre a valorizzare l’aspetto più contemporaneo della collezione Cerasi. Prosegue l’impegno della famiglia Cerasi di trasformare il Palazzo non in un salotto, ma in un luogo di accoglienza e inclusività”.
D’altra parte lo scultore milanese a Palazzo Merulana è di casa, avendo già gettato, nel grande ventre della collezione permanente di proprietà della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, il seme che adesso ha partorito questa mostra. Si tratta di Gravitas, scultura divenuta iconica, parte della collezione Cerasi, tra le più immortalate dai visitatori.
“Papà aveva il gusto del bello e nutriva un certo innamoramento per i pezzi di arte contemporanea. Da piccole ci invitava a toccare le opere” ricorda Alessandra Cerasi.


Matteo Pugliese, Nelle tue mani, Allestimento a Palazzo Merulana| Foto: © Samantha De Martin per Arte.it

Anche al visitatore verrebbe da sfiorare il gesto dell’artista, quella materia che incarna l’aspirazione dell’essere umano verso una dimensione superiore, come a cercare conforto nella potenza visionaria della scultura.
Resta addosso, a fine mostra, lo sforzo dei materiali, il loro rapporto che guarda lontano nel tempo, l’apporto dell’argilla, il supporto ceramica, del legno, del bronzo, che partecipano all’unisono al racconto dell’umano, come quando ripercorrono la tragedia dei disperati della Zattera, altra opera in mostra nata per caso nello studio dell’artista.
Al pubblico non resta che ascoltare, ripercorrendo un tragitto che viene da lontano ma che si slancia verso il futuro con il vigore di braccia, mani, ginocchia estrapolate dalla materia attraverso il miracolo del gesto d’artista.
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