Dopo il clamoroso ritrovamento dei bronzi sacri, rarissimi reperti in terracotta raccontano di un singolare laboratorio di scienza e cura sorto presso le sorgenti termali.
Francesca Grego
formato sconosciuto
Mentre al Museo Archeologico di Aquileia gli ormai celebri bronzi di San Casciano dei Bagni brillano nella mostra Gli dei ritornano, il sito del Bagno Grande continua a restituire rivelazioni: conferme delle ipotesi suggerite dalle clamorose scoperte del 2022, nonché novità che sembrano modificarle radicalmente, aprendo scorci inediti sulla storia del santuario termale. Anche quest’anno a San Casciano si è scavato di buona lena. Le nuove indagini hanno ampliato l’area di scavo e i risultati non si sono fatti attendere. Il primo riguarda la datazione del tempio delle sorgenti, le cui fasi di vita iniziali risalirebbero alla fine del V secolo a.C., e non al III come ipotizzato in precedenza: per lungo tempo il sito sarebbe stato frequentato dagli Etruschi, prima dell’incontro-scontro con i Romani che ne causò il declino. Se nei ritrovamenti passati erano i bronzi a dominare la scena, questa volta a fare la parte del leone sono eccezionali oggetti in terracotta, ex voto che, deposti all’esterno del tempio, oggi testimoniano preghiere, passioni e speranze degli abitanti dell’antica città di Chiusi. Dalla favissa (deposito votivo) situata appena fuori dal recinto più antico del santuario sono emersi piedi, gambe, mani, teste e bambini in fasce plasmati nell’argilla, per i quali si invocava la guarigione degli dei, oltre a frammenti di statue ed elementi architettonici. Ma non finisce qui: alcuni di questi reperti sembrano infatti suggerire che il tempio fosse sede di una vera e propria scuola di medicina, un singolare laboratorio capace di unire scienza, pratica terapeutica e religione. Tra i ritrovamenti più rari ed eloquenti c’è una terracotta che rappresenta in maniera estremamente dettagliata gli organi interni del corpo umano, un poliviscerale per dirla con linguaggio tecnico, in cui si riconoscono con chiarezza i polmoni e l’attacco della trachea, la colecisti e i surreni. “È come un’autopsia, con un realismo impressionante. Non esiste nulla di così accurato nel panorama delle raffigurazioni antiche”, osserva Jacopo Tabolli, docente dell’Università per Stranieri di Siena e direttore scientifico del progetto. “Qui non solo si conosce il corpo attraverso le autopsie - prosegue il professore - ma si producono modelli anatomici per l’insegnamento. È il segno di medici che operano nel santuario termale, che dobbiamo immaginare come un grande ospedale dell’antichità”. In questo contesto gli abili artigiani etruschi giocano un ruolo fondamentale: a loro è affidato il delicato compito di tradurre in scultura le conoscenze degli scienziati-guaritori. Dagli scavi sono emerse anche teste in terracotta dai tratti anomali o con la cosiddetta “sindrome del terzo orecchio”, che gli archeologi si stanno adoperando a interpretare con l’aiuto di un team di anatomopatologi dell’Università La Sapienza. Nel frattempo a San Casciano dei Bagni si lavora per la creazione di un Parco Archeologico, con l’acquisizione di terreni privati da parte del Comune, e del museo che, nel cinquecentesco Palazzo dell’Arcipretura acquistato dal MiC, ospiterà i reperti emersi dal sito del Bagno Grande, mentre all’inizio del 2026 prenderanno il via i lavori per l’hub universitario destinato dall’Università per Stranieri di Siena agli archeologi e agli studenti provenienti da tutto il mondo impegnati nel progetto.
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