Torna fruibile la prima spiaggia all'interno di un parco archeologico
Una storia scritta sulla sabbia: riapre ai visitatori l’antica spiaggia di Herculaneum
Vista notturna dell’antica spiaggia al termine del progetto
Samantha De Martin
19/06/2024
Napoli - A fine 2021 aveva restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo dalla corporatura robusta, di circa 40-45 anni. Al sopraggiungere del primo flusso piroclastico doveva trovarsi in piedi, in riva al mare o nelle aree della città soprastante prima di essere investito dall’ondata di calore che scendeva dal vulcano a centinaia di chilometri orari.
L’antica spiaggia di Herculaneum, che ha di recente restituito l’ultimo fuggiasco con i suoi averi - una sacca in tessuto grezzo con un porta monete di legno, alcuni anelli e tavolette per scrivere - riapre adesso al pubblico.
La prima spiaggia all'interno di un parco archeologico torna fruibile a conclusione di un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura. Il nuovo assetto è stato finanziato nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli coordinato gestito dall’Unità Grande Pompei.
L'ultimo fuggiasco di Ercolano | Courtesy Parco Archeologico di Ercolano
L’antica Ercolano, città di mare, distrutta dall’eruzione del 79 d.C., rivive grazie alla sistemazione finale, sull’onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato "Herculaneum Conservation Project" che mira a restituire un’immagine il più possibile vicina a come doveva presentarsi prima dell’eruzione. La riapertura, che permette adesso ai visitatori di passeggiare sull’intera superficie, rientra in un piano di azione di ampio respiro culturale che arricchirà nel breve termine l’esperienza di visita del Parco, mentre nel medio termine ricongiungerà l’area archeologica principale con la Villa dei Papiri.
Sottratta alla corrosione e al decadimento, determinati da una miscela di fattori naturali che avevano trasformato la spiaggia in una sorta di acquitrino, la spiaggia torna adesso alla sua sicurezza e fruibilità grazie alla realizzazione di un’area percorribile e alla valorizzazione del fronte a mare della città antica.
“L’antica spiaggia - ha detto il direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano - è un luogo straordinario e unico al mondo. Se giriamo la testa dove un tempo era il mare, diventiamo esploratori moderni dell’immensa coltre di flussi vulcanici che ricoprì la città in poche ore e non possiamo sottrarci dal condividere quasi il senso di totale annientamento della nostra condizione umana di fronte all’evidenza del cataclisma del 79 d.C. Siamo sul luogo dove la ricerca archeologica ha messo in luce le prove che più di 300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio. Questo progetto ci permette ora di associare all’estremo interesse storico archeologico anche quello topografico e urbanistico dal momento che è ora possibile apprezzare su un’area di più di tremila metri quadrati in modo ravvicinato, e direi quasi da protagonisti, l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato”.
Le ricerche iniziate negli anni ’80 del secolo scorso hanno riportato alla luce oltre 300 vittime dell’eruzione, che, in gran parte, avevano cercato riparo in alcuni magazzini legati all’approdo. Dopo alcuni interventi negli anni ‘90 del 900, grazie al partenariato pubblico privato con il Packard Humanities Institute (PHI), l’area è stata inserita in una strategia mirata a scavi, ricerche, conservazione e fruizione secondo approcci innovativi basati sulla multidisciplinarità degli interventi programmati e con straordinaria risultati come la scoperta del soffitto in legno policromo del salone principale della casa del Rilievo di Telefo. Nella primavera del 2021 sono ripresi i lavori con un progetto ambizioso che punta a ridisegnare e valorizzare l’antico litorale ercolanese.
“Interessanti dati - prosegue Sirano - sono emersi dai primi lavori, con il rinvenimento di migliaia di reperti lignei, perlopiù appartenenti alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici del 79 d.C. oltre a molti frammenti di tegole e coppi ed alcuni frammenti di marmi e di colonne in marmo”.
Parco Archeologico di Ercolano
Ma come doveva presentarsi la vecchia spiaggia? Certamente come una distesa di sabbia vulcanica nera dalla quale emergeva, in alcuni punti, la piattaforma sottostante di tufo. La notte dell’eruzione oltre agli oltre 300 fuggiaschi arrivarono qui anche animali come muli e cavalli. Con una temperatura di oltre quattrocento gradi centigradi e una velocità di 80 chilometri orari la prima nube ardente sorprese i fuggiaschi nel cuore della notte raggiungendo la città e provocando la morte istantanea, per shock termico, di tutti i suoi abitanti. L’arrivo delle ondate di fango vulcanico dal Vesuvio fece il resto ricoprendo i loro corpi, sigillandoli per sempre nella posizione in cui si trovavano al momento della morte.
L’antica spiaggia di Herculaneum, che ha di recente restituito l’ultimo fuggiasco con i suoi averi - una sacca in tessuto grezzo con un porta monete di legno, alcuni anelli e tavolette per scrivere - riapre adesso al pubblico.
La prima spiaggia all'interno di un parco archeologico torna fruibile a conclusione di un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura. Il nuovo assetto è stato finanziato nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli coordinato gestito dall’Unità Grande Pompei.
L'ultimo fuggiasco di Ercolano | Courtesy Parco Archeologico di Ercolano
L’antica Ercolano, città di mare, distrutta dall’eruzione del 79 d.C., rivive grazie alla sistemazione finale, sull’onda di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato "Herculaneum Conservation Project" che mira a restituire un’immagine il più possibile vicina a come doveva presentarsi prima dell’eruzione. La riapertura, che permette adesso ai visitatori di passeggiare sull’intera superficie, rientra in un piano di azione di ampio respiro culturale che arricchirà nel breve termine l’esperienza di visita del Parco, mentre nel medio termine ricongiungerà l’area archeologica principale con la Villa dei Papiri.
Sottratta alla corrosione e al decadimento, determinati da una miscela di fattori naturali che avevano trasformato la spiaggia in una sorta di acquitrino, la spiaggia torna adesso alla sua sicurezza e fruibilità grazie alla realizzazione di un’area percorribile e alla valorizzazione del fronte a mare della città antica.
“L’antica spiaggia - ha detto il direttore del Parco Archeologico Francesco Sirano - è un luogo straordinario e unico al mondo. Se giriamo la testa dove un tempo era il mare, diventiamo esploratori moderni dell’immensa coltre di flussi vulcanici che ricoprì la città in poche ore e non possiamo sottrarci dal condividere quasi il senso di totale annientamento della nostra condizione umana di fronte all’evidenza del cataclisma del 79 d.C. Siamo sul luogo dove la ricerca archeologica ha messo in luce le prove che più di 300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio. Questo progetto ci permette ora di associare all’estremo interesse storico archeologico anche quello topografico e urbanistico dal momento che è ora possibile apprezzare su un’area di più di tremila metri quadrati in modo ravvicinato, e direi quasi da protagonisti, l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato”.
Le ricerche iniziate negli anni ’80 del secolo scorso hanno riportato alla luce oltre 300 vittime dell’eruzione, che, in gran parte, avevano cercato riparo in alcuni magazzini legati all’approdo. Dopo alcuni interventi negli anni ‘90 del 900, grazie al partenariato pubblico privato con il Packard Humanities Institute (PHI), l’area è stata inserita in una strategia mirata a scavi, ricerche, conservazione e fruizione secondo approcci innovativi basati sulla multidisciplinarità degli interventi programmati e con straordinaria risultati come la scoperta del soffitto in legno policromo del salone principale della casa del Rilievo di Telefo. Nella primavera del 2021 sono ripresi i lavori con un progetto ambizioso che punta a ridisegnare e valorizzare l’antico litorale ercolanese.
“Interessanti dati - prosegue Sirano - sono emersi dai primi lavori, con il rinvenimento di migliaia di reperti lignei, perlopiù appartenenti alle coperture degli edifici divelte e scaraventate sulla spiaggia dalla violenza dei flussi piroclastici del 79 d.C. oltre a molti frammenti di tegole e coppi ed alcuni frammenti di marmi e di colonne in marmo”.
Parco Archeologico di Ercolano
Ma come doveva presentarsi la vecchia spiaggia? Certamente come una distesa di sabbia vulcanica nera dalla quale emergeva, in alcuni punti, la piattaforma sottostante di tufo. La notte dell’eruzione oltre agli oltre 300 fuggiaschi arrivarono qui anche animali come muli e cavalli. Con una temperatura di oltre quattrocento gradi centigradi e una velocità di 80 chilometri orari la prima nube ardente sorprese i fuggiaschi nel cuore della notte raggiungendo la città e provocando la morte istantanea, per shock termico, di tutti i suoi abitanti. L’arrivo delle ondate di fango vulcanico dal Vesuvio fece il resto ricoprendo i loro corpi, sigillandoli per sempre nella posizione in cui si trovavano al momento della morte.
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