Dal 12 luglio a Rovereto
Il sogno di Luigi Serafini in mostra al Mart
Il sogno di Luigi Serafini. Foto Mart
Francesca Grego
12/07/2024
Trento - Lo conosciamo tutti per il Codex Seraphinianus, la visionaria enciclopedia dell’assurdo diventata un cult. Ma Luigi Serafini è molto di più, un artista dai mille talenti, tutti nutriti da una straripante e originalissima fantasia. Da oggi, venerdì 12 luglio, fino al prossimo 20 ottobre, avremo occasione di scoprirlo al Mart di Rovereto nella più grande mostra mai realizzata su di lui, spaziando dall’illustrazione al design, dalla scultura alla grafica, dalla pittura alle installazioni, alla fotografia e all’arte digitale, tra circa 200 opere e più di una sorpresa.
Luigi Serafini, Pagina del Codex Seraphinianus, 1977, Disegno a matita colorata e inchiostro di china su carta, Pubblicato nel 1981, Franco Maria Ricci Editore, Parma
Curato da Andrea Cortellessa, Denis Isaia, Pietro Nocita e reso unico da un vorticoso allestimento progettato dall’artista stesso, il viaggio non può che iniziare dal Codex, un’opera ormai iconica che ha conquistato personaggi del calibro di Italo Calvino, Tim Burton, Umberto Eco, Orhan Pamuk, Philippe Stark, Fernando Arrabal. Sessanta tavole originali del 1981, anno della prima pubblicazione, più una quarantina di disegni meno noti e per questo preziosi, realizzati successivamente, ci trasportano nell’universo parallelo racchiuso in questo indecifrabile volume, che l’artista dichiara essergli stato dettato da una gatta appollaiata sulle sue spalle. Animali e vegetali inventati di sana pianta, umani mutati in direzioni improbabili, cibi, abiti, architetture, macchine mai viste compongono la fantaenciclopedia di Serafini, che alle immagini accosta testi scritti in un alfabeto immaginario e intraducibile. Mentre studiosi, enigmisti ed esperti di algoritmi si industriano da decenni nel tentativo di dipanarne il mistero, i disegni del Codex sono entrati nella cultura visiva globale dal tatuaggio alle stories di Instagram e il volume è diventato un best-seller stampato in sette paesi del mondo, compresa una versione taroccata diffusa in Cina.
Il sogno di Luigi Serafini. Foto Mart
Ma, come dicevamo all’inizio, la produzione di Serafini va oltre e sperimenta un’idea di arte totale che ignora etichette e gerarchie, concedendosi il lusso di restare fuori dai circuiti convenzionali del contemporaneo. Il secondo piano del Mart lo dimostra offrendo allo sguardo un universo eclettico fatto di bizzarrie e verità, ironia e seduzione, leggerezza e surrealtà, dove l’immagine fantastica si apre a possibilità virtualmente infinite. Si parte dalla produzione pittorica - coloratissima, pop e dissacrante - con circa 20 tele di grande formato, per poi passare alle sculture, ispirate a temi di attualità come le mutazioni genetiche o la “mucca pazza”, e alle installazioni, con soggetti improbabili come il Mezzo-tonno o la Donna-carota, singolare reinterpretazione del mito di Persefone.
Non mancano i Disogni, disegni onirici che, come molte opere dell’artista, mescolano immagini e giochi linguistici, nonché una selezione inedita di progetti di architettura e di design, testimonianza del lavoro con l’innovativo gruppo Memphis e preambolo all'opera totale di Serafini: la sua casa-studio nel cuore di Roma, “piccola cosmogonia esportabile” del quale l’artista ha progettato ambienti e arredi. Grazie a una videomappatura 3D realizzata dall’Università Iuav di Venezia, i visitatori avranno la possibilità di entrarvi virtualmente, visitando un luogo che è un vero e proprio meta-ritratto del suo artefice.
Luigi Serafini, Tavola del Codex Seraphinianus, 1977, Disegno a matita colorata e inchiostro di china su carta, Pubblicato nel 1981, Franco Maria Ricci Editore, Parma
“Tutti gli artisti sono unici, Serafini è più unico degli altri”, commenta il curatore Denis Isaia: “Si forma come architetto negli anni Sessanta-Settanta cavalcando l’onda cosiddetta del postmoderno, ovvero l’uscita dalla fase più secca dell’avanguardia e del minimalismo. La cavalca usando i colori, le forme, e divertendosi”.
“Prendendo le mosse da questa idea rinnovata di arte - continua Isaia - Serafini la applica al suo universo, come fanno alcuni grandi artisti, uno su tutti Fortunato Depero, che qui a Rovereto è una specie di local hero. Come Depero, Serafini costruisce il proprio laboratorio, che è la sua casa e che diventa anche il suo mondo, la summa dell’impresa universale serafiniana che racconta tutto Serafini in un unico spazio”.
Il sogno di Luigi Serafini. Foto Mart
Insieme a Il sogno di Luigi Serafini, il Mart inaugura oggi un’altra mostra, Surrealismi. Da De Chirico a Gaetano Pesce, dedicata a pionieri ed epigoni della celebre avanguardia in Italia. Non è un caso: i due percorsi vivono in osmosi, collegati da varchi predisposti nello spazio. Dai surrealisti storici, insomma, il testimone passa agli eredi, fino allo stesso Serafini, la cui immaginazione onirica non ha nulla da invidiare alle fantasie più ardite di Breton e compagni. “Serafini è a suo modo un surrealista, eccita la realtà per renderla diversa da se stessa”, spiega convinto Isaia: “La sua non è una realtà perturbante come quella di molti surrealisti, è piuttosto una realtà giocosa, che ci fa sorridere mentre sposta dal baricentro del nostro sguardo per portarci in un angolo, un angolo sarcastico dal quale inquadrare il mondo in un’altra maniera. Tra i surrealisti contemporanei è sicuramente quello che merita maggiormente la nostra attenzione”.
Luigi Serafini, Week-end ultramontano, 1994. Collezione privata, Milano
Leggi anche:
• Luigi Serafini e il Codice della fantasia
• Surrealismi italiani. Una storia da scoprire al Mart
• Da Serafini a Bernini. Viaggio alla Fontana dei Quattro Fiumi
• Elapis di Luigi Serafini
Luigi Serafini, Pagina del Codex Seraphinianus, 1977, Disegno a matita colorata e inchiostro di china su carta, Pubblicato nel 1981, Franco Maria Ricci Editore, Parma
Curato da Andrea Cortellessa, Denis Isaia, Pietro Nocita e reso unico da un vorticoso allestimento progettato dall’artista stesso, il viaggio non può che iniziare dal Codex, un’opera ormai iconica che ha conquistato personaggi del calibro di Italo Calvino, Tim Burton, Umberto Eco, Orhan Pamuk, Philippe Stark, Fernando Arrabal. Sessanta tavole originali del 1981, anno della prima pubblicazione, più una quarantina di disegni meno noti e per questo preziosi, realizzati successivamente, ci trasportano nell’universo parallelo racchiuso in questo indecifrabile volume, che l’artista dichiara essergli stato dettato da una gatta appollaiata sulle sue spalle. Animali e vegetali inventati di sana pianta, umani mutati in direzioni improbabili, cibi, abiti, architetture, macchine mai viste compongono la fantaenciclopedia di Serafini, che alle immagini accosta testi scritti in un alfabeto immaginario e intraducibile. Mentre studiosi, enigmisti ed esperti di algoritmi si industriano da decenni nel tentativo di dipanarne il mistero, i disegni del Codex sono entrati nella cultura visiva globale dal tatuaggio alle stories di Instagram e il volume è diventato un best-seller stampato in sette paesi del mondo, compresa una versione taroccata diffusa in Cina.
Il sogno di Luigi Serafini. Foto Mart
Ma, come dicevamo all’inizio, la produzione di Serafini va oltre e sperimenta un’idea di arte totale che ignora etichette e gerarchie, concedendosi il lusso di restare fuori dai circuiti convenzionali del contemporaneo. Il secondo piano del Mart lo dimostra offrendo allo sguardo un universo eclettico fatto di bizzarrie e verità, ironia e seduzione, leggerezza e surrealtà, dove l’immagine fantastica si apre a possibilità virtualmente infinite. Si parte dalla produzione pittorica - coloratissima, pop e dissacrante - con circa 20 tele di grande formato, per poi passare alle sculture, ispirate a temi di attualità come le mutazioni genetiche o la “mucca pazza”, e alle installazioni, con soggetti improbabili come il Mezzo-tonno o la Donna-carota, singolare reinterpretazione del mito di Persefone.
Non mancano i Disogni, disegni onirici che, come molte opere dell’artista, mescolano immagini e giochi linguistici, nonché una selezione inedita di progetti di architettura e di design, testimonianza del lavoro con l’innovativo gruppo Memphis e preambolo all'opera totale di Serafini: la sua casa-studio nel cuore di Roma, “piccola cosmogonia esportabile” del quale l’artista ha progettato ambienti e arredi. Grazie a una videomappatura 3D realizzata dall’Università Iuav di Venezia, i visitatori avranno la possibilità di entrarvi virtualmente, visitando un luogo che è un vero e proprio meta-ritratto del suo artefice.
Luigi Serafini, Tavola del Codex Seraphinianus, 1977, Disegno a matita colorata e inchiostro di china su carta, Pubblicato nel 1981, Franco Maria Ricci Editore, Parma
“Tutti gli artisti sono unici, Serafini è più unico degli altri”, commenta il curatore Denis Isaia: “Si forma come architetto negli anni Sessanta-Settanta cavalcando l’onda cosiddetta del postmoderno, ovvero l’uscita dalla fase più secca dell’avanguardia e del minimalismo. La cavalca usando i colori, le forme, e divertendosi”.
“Prendendo le mosse da questa idea rinnovata di arte - continua Isaia - Serafini la applica al suo universo, come fanno alcuni grandi artisti, uno su tutti Fortunato Depero, che qui a Rovereto è una specie di local hero. Come Depero, Serafini costruisce il proprio laboratorio, che è la sua casa e che diventa anche il suo mondo, la summa dell’impresa universale serafiniana che racconta tutto Serafini in un unico spazio”.
Il sogno di Luigi Serafini. Foto Mart
Insieme a Il sogno di Luigi Serafini, il Mart inaugura oggi un’altra mostra, Surrealismi. Da De Chirico a Gaetano Pesce, dedicata a pionieri ed epigoni della celebre avanguardia in Italia. Non è un caso: i due percorsi vivono in osmosi, collegati da varchi predisposti nello spazio. Dai surrealisti storici, insomma, il testimone passa agli eredi, fino allo stesso Serafini, la cui immaginazione onirica non ha nulla da invidiare alle fantasie più ardite di Breton e compagni. “Serafini è a suo modo un surrealista, eccita la realtà per renderla diversa da se stessa”, spiega convinto Isaia: “La sua non è una realtà perturbante come quella di molti surrealisti, è piuttosto una realtà giocosa, che ci fa sorridere mentre sposta dal baricentro del nostro sguardo per portarci in un angolo, un angolo sarcastico dal quale inquadrare il mondo in un’altra maniera. Tra i surrealisti contemporanei è sicuramente quello che merita maggiormente la nostra attenzione”.
Luigi Serafini, Week-end ultramontano, 1994. Collezione privata, Milano
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