Paesaggi Resilienti per Comunità Resilienti

Comunità Resilienti, Padiglione Italia I Ph. Chaira Baldi
Dal 11 December 2021 al 31 January 2022
Firenze
Luogo: Museo Marino Marini
Indirizzo: Piazza San Pancrazio
Orari: sabato, domenica e lunedì 10.00 – 19.00
Costo del biglietto: intero 6 €, ridotto 4 €, gratuito la prima domenica del mese. Secondo le normative vigenti è obbligatorio presentare all’ingresso la Certificazione verde Covid-19 con un documento di identità valido
Telefono per informazioni: +39 055 219432
Sito ufficiale: http://www.museomarinomarini.it
Un polmone capace di assorbire grandi quantità di CO2, un ecosistema delicato con cui interagire in perfetto equilibrio. Direttamente dalla Biennale Architettura 2021, sabato 11 dicembre il Museo Marino Marini di Firenze accoglie la mostra “Paesaggi Resilienti per Comunità Resilienti”: un’installazione naturale che ricreerà, nella cripta dello spazio espositivo, l’ambiente costiero dell’Asinara, in Sardegna, con una vera e propria prateria di Posidonia oceanica – pianta di fondale dall’impatto, a livello di capacità di ossigenazione del pianeta, superiore a quello della Foresta Amazzonica – per riflettere sul cambiamento climatico.
L’inaugurazione, alle 17.00, sarà accompagnata da una performance del jazzista Gavino Murgia (necessaria la prenotazione, per permettere a più spettatori di partecipare, l’esibizione verrà ripetuta alle 18.00 e alle 19.00). La mostra al Marino Marini, visitabile fino al 31 gennaio 2022, aprirà il tour dell’installazione nei musei italiani. “Siamo voluti partire da qui – spiega Annacaterina Piras, curatrice, assistita da Giovanni Rosaci, e già responsabile della sezione “Resilienza arte e paesaggio” del Padiglione Italia alla XVII Biennale di Architettura di Venezia – a causa della presenza all’interno del Museo della Cappella Rucellai. L’idea è che sia giunto il momento di un nuovo rinascimento, un nuovo patto di alleanza tra essere umano e paesaggio circostante, che dovrà necessariamente partire da una rinnovata relazione con l’ambiente”.
Tre quintali di questa specie necessaria alla sopravvivenza dei mari, endemica del Mediterraneo e centrale per il benessere del Mare Nostrum, prenderanno posto nel Museo creando una sorta di tappeto organico, all’interno del quale saranno posizionate due “culle” di canapa tech, derivato della canapa capace di sequestrare notevoli quantità di anidride carbonica. In questi luoghi, sarà possibile per il pubblico prendere posto e sperimentare, in armonia con l’ambiente, il particolare equilibrio termico originato da questi organismi, spesso considerati poveri e di scarto, che simboleggiano alla perfezione la necessità di un nuovo atteggiamento – ormai non più procrastinabile – da parte dell’essere umano verso il mondo che lo circonda.
“La Posidonia oceanica assicura la vita di piante e animali marini, ma non solo”, specifica Piras. “Una volta morta, la pianta arriva sulle spiagge e ne garantisce il consolidamento, impedendo che vengano erose e spariscano a causa dell’azione dell’acqua. Inoltre, grazie all’anidride carbonica che ha assorbito durante la vita, diviene un’inestimabile riserva organicata di carbonio, che degradandosi rilascia al suolo nutrendolo, in un perfetto circolo virtuoso. Tuttavia è considerata spesso antiestetica, dunque durante la stagione turistica viene rimossa dai nostri litorali, non senza conseguenze. L’abbiamo scelta e portata in mostra – grazie al Parco dell’Asinara e all’Assessorato all’Ambiente della Regione Sardegna – proprio per questo motivo, per sensibilizzare il pubblico verso un cambiamento di questa percezione distorta, incarnando la Posidonia la necessità di nobilitare ciò che impropriamente viene considerato scarto, trasformandolo in risorsa, che è anche la mission di EDIZERO Architecture for peace, azienda sarda di eccellenza che ha fornito il canapa tech per le sedute”.
A completare l’opera ci saranno proiezioni che esplorano la comunità acquatica dell’Asinara, flora e fauna del mare osservati nel contesto di appartenenza, oltre a una serie di cortometraggi che illustrano il metodo di lavoro della onlus LWCircus, di cui Piras è presidente e direttrice artistica: un gruppo multidisciplinare composto da architetti, artisti, fotografi e musicisti che promuove l’inclusione sociale tramite linguaggi artistici, proponendo pratiche partecipate di ricostruzione e valorizzazione di paesaggi culturali contemporanei, attivo oltre che in Italia anche in Cina, Yucatan, Hawaii, Madeira e Africa.
“Il tema del Padiglione Italia quest’anno era dedicato alle comunità resilienti, con una riflessione sulle grandi questioni globali su cui spiccano quelle legate al cambiamento climatico – dice la direttrice artistica, e continua – l’obiettivo era quindi una ricerca di strategie e risorse da mettere in atto per affrontare la più grande sfida del nostro tempo. In questo senso le comunità resilienti dell’Asinara sono un esempio di equilibrio tra pressione antropica e ambiente, tra natura e presenza umana. L’Asinara era in origine una colonia sanitaria, per poi diventare carcere di massima sicurezza, sino alla conversione a Parco nazionale, dunque l’essere umano è sempre stato una presenza discreta, e ora ne custodisce le bellezze uniche. Abbiamo dunque deciso di portare in mostra questa realtà come modello ed esempio virtuoso, per sensibilizzare lo spettatore sul rapporto delicato e fondamentale con l’ecosistema”.
L’inaugurazione, alle 17.00, sarà accompagnata da una performance del jazzista Gavino Murgia (necessaria la prenotazione, per permettere a più spettatori di partecipare, l’esibizione verrà ripetuta alle 18.00 e alle 19.00). La mostra al Marino Marini, visitabile fino al 31 gennaio 2022, aprirà il tour dell’installazione nei musei italiani. “Siamo voluti partire da qui – spiega Annacaterina Piras, curatrice, assistita da Giovanni Rosaci, e già responsabile della sezione “Resilienza arte e paesaggio” del Padiglione Italia alla XVII Biennale di Architettura di Venezia – a causa della presenza all’interno del Museo della Cappella Rucellai. L’idea è che sia giunto il momento di un nuovo rinascimento, un nuovo patto di alleanza tra essere umano e paesaggio circostante, che dovrà necessariamente partire da una rinnovata relazione con l’ambiente”.
Tre quintali di questa specie necessaria alla sopravvivenza dei mari, endemica del Mediterraneo e centrale per il benessere del Mare Nostrum, prenderanno posto nel Museo creando una sorta di tappeto organico, all’interno del quale saranno posizionate due “culle” di canapa tech, derivato della canapa capace di sequestrare notevoli quantità di anidride carbonica. In questi luoghi, sarà possibile per il pubblico prendere posto e sperimentare, in armonia con l’ambiente, il particolare equilibrio termico originato da questi organismi, spesso considerati poveri e di scarto, che simboleggiano alla perfezione la necessità di un nuovo atteggiamento – ormai non più procrastinabile – da parte dell’essere umano verso il mondo che lo circonda.
“La Posidonia oceanica assicura la vita di piante e animali marini, ma non solo”, specifica Piras. “Una volta morta, la pianta arriva sulle spiagge e ne garantisce il consolidamento, impedendo che vengano erose e spariscano a causa dell’azione dell’acqua. Inoltre, grazie all’anidride carbonica che ha assorbito durante la vita, diviene un’inestimabile riserva organicata di carbonio, che degradandosi rilascia al suolo nutrendolo, in un perfetto circolo virtuoso. Tuttavia è considerata spesso antiestetica, dunque durante la stagione turistica viene rimossa dai nostri litorali, non senza conseguenze. L’abbiamo scelta e portata in mostra – grazie al Parco dell’Asinara e all’Assessorato all’Ambiente della Regione Sardegna – proprio per questo motivo, per sensibilizzare il pubblico verso un cambiamento di questa percezione distorta, incarnando la Posidonia la necessità di nobilitare ciò che impropriamente viene considerato scarto, trasformandolo in risorsa, che è anche la mission di EDIZERO Architecture for peace, azienda sarda di eccellenza che ha fornito il canapa tech per le sedute”.
A completare l’opera ci saranno proiezioni che esplorano la comunità acquatica dell’Asinara, flora e fauna del mare osservati nel contesto di appartenenza, oltre a una serie di cortometraggi che illustrano il metodo di lavoro della onlus LWCircus, di cui Piras è presidente e direttrice artistica: un gruppo multidisciplinare composto da architetti, artisti, fotografi e musicisti che promuove l’inclusione sociale tramite linguaggi artistici, proponendo pratiche partecipate di ricostruzione e valorizzazione di paesaggi culturali contemporanei, attivo oltre che in Italia anche in Cina, Yucatan, Hawaii, Madeira e Africa.
“Il tema del Padiglione Italia quest’anno era dedicato alle comunità resilienti, con una riflessione sulle grandi questioni globali su cui spiccano quelle legate al cambiamento climatico – dice la direttrice artistica, e continua – l’obiettivo era quindi una ricerca di strategie e risorse da mettere in atto per affrontare la più grande sfida del nostro tempo. In questo senso le comunità resilienti dell’Asinara sono un esempio di equilibrio tra pressione antropica e ambiente, tra natura e presenza umana. L’Asinara era in origine una colonia sanitaria, per poi diventare carcere di massima sicurezza, sino alla conversione a Parco nazionale, dunque l’essere umano è sempre stato una presenza discreta, e ora ne custodisce le bellezze uniche. Abbiamo dunque deciso di portare in mostra questa realtà come modello ed esempio virtuoso, per sensibilizzare lo spettatore sul rapporto delicato e fondamentale con l’ecosistema”.
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