Vittorio Granchi. Opere inedite e ritrovate

Vittorio Granchi. Opere inedite e ritrovate
Dal 20 December 2012 al 20 January 2013
Firenze
Luogo: Accademia delle Arti del Disegno
Indirizzo: via Orsanmichele 4
Orari: lunedì, mercoledì e venerdì 9.30-13; martedì e giovedì su apputamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 055 219642
E-Mail info: info@aadfi.it
Sito ufficiale: http://www.aadfi.it
Nella circostanza del ventennale dalla scomparsa di Vittorio Granchi (Firenze 20 ottobre 1908 – 30 novembre 1992), la Classe di Pittura e l’Accademia delle Arti del disegno tutta intendono ricordare, dopo la giornata di studi ospitata nel 2008 per il centenario della nascita che ne documentò in modo approfondito il fondamentale ruolo di restauratore, la sua figura di pittore e decoratore. Aspetti questi già ampiamente riconosciuti grazie all’articolata retrospettiva che si tenne proprio nella Sala Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno nel dicembre del 1992 pochi giorni dopo l’improvvisa scomparsa dell’artista.
La maggior parte delle opere esposte nel Saloncino degli Accademici al Palazzo dei Beccai nella sede di via di Orsanmichele, sono inedite e vengono qui presentate per la prima volta. Singolare il caso del piccolo dipinto eseguito in Albania nel 1942 in occasione di una poco nota e rischiosa missione compiuta dal Granchi in tempo di guerra su incarico della Soprintendenza fiorentina a seguire una serie di opere dei musei fiorentini, poi restate a Tirana, e riapparso nel 2008, l’anno del centenario dalla nascita. E non meno significativi i dipinti con vedute di Palazzuolo sul Senio e dei dintorni di Firenze recuperati di recente in seguito alla dispersione di collezioni domestiche.
Tra le opere ritrovate di particolare interesse quella con “Rovine in via Capodimondo”, drammatica testimonianza dei danni causati dai bombardamenti nelle strade adiacenti alla ferrovia del Campo di Marte. Tema, quello delle rovine belliche, assai caro a Vittorio Granchi che ci ha lasciato significative testimonianze pittoriche delle distruzioni causate a Firenze dal passaggio della guerra una delle quali è conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.
In esposizione anche uno dei suoi dipinti più significativi il “Ritratto di Bibo” (1938) che, assieme ad alcune altre opere di figura, attesta la particolare predilezione e il forte e incisivo contributo di Vittorio Granchi nel campo del ritratto.
Inedita anche la serie di bozzetti e cartoni con motivi decorativi eclettici legata alla produzione della bottega paterna di borse in tela dipinta, in rafia colorata o nella realizzazione di batik con motivi fantastici originali o ispirati all’iconografia rinascimentale o a quella medio ed estremo-orientale. Questi documenti sono preziosa testimonianza dell’operatività tra anni ’20 e anni ’30 del ‘900 di una bottega fiorentina di forte tradizione familiare come quella di Pasquale Granchi (1870-1931, il padre di Vittorio) già attiva alla fine del XIX secolo in cui crebbe il giovane artista prima di approdare all’Istituto d’Arte di Porta Romana per il completamento (1923-28) della sua formazione. Questi disegni attestano l’altissimo livello tecnico e artistico di cui disponeva l’ “artiere” fiorentino di quegli anni. E’ da questa capacità e flessibilità tecnica unita ad una rara sensibilità artistica che poi prenderà avvio per Vittorio Granchi, a partire dal 1932/34 nel “Gabinetto Restauri” creato da Ugo Procacci, quell’attività di restauratore e insegnante che diverrà ben presto e rimane tutt’oggi un punto di riferimento della Scuola Fiorentina del Restauro.
La maggior parte delle opere esposte nel Saloncino degli Accademici al Palazzo dei Beccai nella sede di via di Orsanmichele, sono inedite e vengono qui presentate per la prima volta. Singolare il caso del piccolo dipinto eseguito in Albania nel 1942 in occasione di una poco nota e rischiosa missione compiuta dal Granchi in tempo di guerra su incarico della Soprintendenza fiorentina a seguire una serie di opere dei musei fiorentini, poi restate a Tirana, e riapparso nel 2008, l’anno del centenario dalla nascita. E non meno significativi i dipinti con vedute di Palazzuolo sul Senio e dei dintorni di Firenze recuperati di recente in seguito alla dispersione di collezioni domestiche.
Tra le opere ritrovate di particolare interesse quella con “Rovine in via Capodimondo”, drammatica testimonianza dei danni causati dai bombardamenti nelle strade adiacenti alla ferrovia del Campo di Marte. Tema, quello delle rovine belliche, assai caro a Vittorio Granchi che ci ha lasciato significative testimonianze pittoriche delle distruzioni causate a Firenze dal passaggio della guerra una delle quali è conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.
In esposizione anche uno dei suoi dipinti più significativi il “Ritratto di Bibo” (1938) che, assieme ad alcune altre opere di figura, attesta la particolare predilezione e il forte e incisivo contributo di Vittorio Granchi nel campo del ritratto.
Inedita anche la serie di bozzetti e cartoni con motivi decorativi eclettici legata alla produzione della bottega paterna di borse in tela dipinta, in rafia colorata o nella realizzazione di batik con motivi fantastici originali o ispirati all’iconografia rinascimentale o a quella medio ed estremo-orientale. Questi documenti sono preziosa testimonianza dell’operatività tra anni ’20 e anni ’30 del ‘900 di una bottega fiorentina di forte tradizione familiare come quella di Pasquale Granchi (1870-1931, il padre di Vittorio) già attiva alla fine del XIX secolo in cui crebbe il giovane artista prima di approdare all’Istituto d’Arte di Porta Romana per il completamento (1923-28) della sua formazione. Questi disegni attestano l’altissimo livello tecnico e artistico di cui disponeva l’ “artiere” fiorentino di quegli anni. E’ da questa capacità e flessibilità tecnica unita ad una rara sensibilità artistica che poi prenderà avvio per Vittorio Granchi, a partire dal 1932/34 nel “Gabinetto Restauri” creato da Ugo Procacci, quell’attività di restauratore e insegnante che diverrà ben presto e rimane tutt’oggi un punto di riferimento della Scuola Fiorentina del Restauro.
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