Ex trahere-Extra here

Ex trahere-Extra here, Museo Storico della Città di Lecce Must
Dal 11 March 2013 al 21 April 2013
Lecce
Luogo: Museo Storico della Città di Lecce Must
Indirizzo: via degli Ammirati 11
Orari: da martedì a domenica 10-13.30/ 14.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 0832 682103
E-Mail info: info@mustlecce.it
Sito ufficiale: http://www.mustlecce.it/it/
Prosegue la programmazione di MUSTinTIME, l’articolata mostra che si muove dal 30 novembre e sino al 19 marzo, ideata e organizzata dall’Associazione id&a e dal Must – Museo Storico di Lecce, curata dall’artista creativa Monica Righi e dall’architetto Andrea Novembre e promossa dal Comune di Lecce con il Patrocinio dell’Assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia e con il sostegno di Leo Constructions.
Estrarre: dal latino Extrahere, tirare fuori. Un verbo dinamico, un moto necessario, una tensione della mente e del corpo che parte da una volontà di ricerca, da un desiderio di scoperta, da una possibilità di condivisione. Il progetto nasce da questa tendenza e si snoda, nelle sale del Museo Storico di Lecce per Mustintime, attraverso i due percorsi artistici “Ex trahere” di Vito Leone e “Extra Here” di Paola Mancinelli. Per entrambi la materia diviene protagonista, si offre generosamente, mostra la sua potenza e al tempo stesso il suo potenziale. Attende di essere lavorata, plasmata e raccontata. L’opera è il risultato di un’estrazione, di un lavoro manuale e intellettivo insieme. Il suo dinamismo tende a cavare fuori un senso nuovo da un senso originario, senza stravolgerlo, né modificarlo, ma dotandolo di una forma nuova, ricavando da questo processo ulteriori possibilità di lettura.
In quest’ottica il lavoro fotografico di Vito Leone si veste di segni e geometrie, linee e intersezioni che si alternano come in un mosaico. Un quadro unico, naturale, nel quale ogni piccola sezione occupa un suo posto stabilito, recita una parte per il tutto. Sono solchi nella terra madre, come tante trame di un passato che ridisegna energicamente un suo equilibrio, un suo riscatto nei confronti del tempo e dell’ambiente. Il suo lavoro racconta l’arte creata dalla mano inconsapevole della natura che disegna la trama di ciò che è stato, ma anche i segni della mano dell’uomo nella pietra e sulla terra, ferite che nel tempo hanno trovato una forma nuova e una sintesi con l’ambiente circostante. Pareti nude, sulle quali ci sono il sudore dell’uomo e le tracce lasciate nel tempo dall’acqua e dal vento. Il risultato è un mondo surreale, un non luogo, fatto di essenzialità e rigore geometrico. Una serialità non banale, alternata a vuoti, che dà il senso del tempo e dello spazio. L’arte diventa un viaggio verso le proprie strutture primarie, forme, spazi, linee e superfici. Nel lavoro installativo di Paola Mancinelli la parola mantiene il suo autentico dinamismo e gioca letteralmente con un fuori inteso come fuori dall’ordinario. Un processo che porta l’io a tirare fuori da sé ciò che di extra-ordinario ha già dentro. Il mondo è il riflesso del suo cosmo interiore, l’Here, la sua sfera intima e personale, egli è il fuori e il dentro
In questo viaggio sapere e saper fare coincidono e dialogano tra loro, passando dal concetto all’azione, dall’idea originaria all’opera. C’è una conoscenza che chiede di essere estratta, tirata fuori, esplicitata, resa fruibile e riproposta in altri contesti. Un percorso attraverso il quale l’intelletto coglie l’essenza, il concetto e lo fa passare attraverso la propria esperienza, lo ripropone, dandogli una forma nuova. Così come per “Ex trahere” è stata una geometria di linee alternate a raffigurare il suolo che generosamente si offre per la necessità umana, così per “Extra Here” sono le linee di pensiero a tracciare una sorta di mappa concettuale, un tracciato logico. L’intento è quello di rappresentare l’estrazione anche dal punto di vista dei concetti portanti, per una loro costruzione logica, una loro acquisizione, interiorizzazione e rappresentazione. L’interazione è quella della parola con il fruitore. Nella sua videoproiezione si susseguono in ordine di senso i termini che mantengono la radice stessa di Estrazione. Il lavoro di posizionamento dei neon a terra vuole indicare che questo è un percorso esperibile, vicino all’umano, un cammino visibile, perché illuminato, che si snoda sottile tra lastre di cristallo. Un sentiero che guarda all’idea originaria, alla sua proiezione e alla sua realizzazione.
Estrarre: dal latino Extrahere, tirare fuori. Un verbo dinamico, un moto necessario, una tensione della mente e del corpo che parte da una volontà di ricerca, da un desiderio di scoperta, da una possibilità di condivisione. Il progetto nasce da questa tendenza e si snoda, nelle sale del Museo Storico di Lecce per Mustintime, attraverso i due percorsi artistici “Ex trahere” di Vito Leone e “Extra Here” di Paola Mancinelli. Per entrambi la materia diviene protagonista, si offre generosamente, mostra la sua potenza e al tempo stesso il suo potenziale. Attende di essere lavorata, plasmata e raccontata. L’opera è il risultato di un’estrazione, di un lavoro manuale e intellettivo insieme. Il suo dinamismo tende a cavare fuori un senso nuovo da un senso originario, senza stravolgerlo, né modificarlo, ma dotandolo di una forma nuova, ricavando da questo processo ulteriori possibilità di lettura.
In quest’ottica il lavoro fotografico di Vito Leone si veste di segni e geometrie, linee e intersezioni che si alternano come in un mosaico. Un quadro unico, naturale, nel quale ogni piccola sezione occupa un suo posto stabilito, recita una parte per il tutto. Sono solchi nella terra madre, come tante trame di un passato che ridisegna energicamente un suo equilibrio, un suo riscatto nei confronti del tempo e dell’ambiente. Il suo lavoro racconta l’arte creata dalla mano inconsapevole della natura che disegna la trama di ciò che è stato, ma anche i segni della mano dell’uomo nella pietra e sulla terra, ferite che nel tempo hanno trovato una forma nuova e una sintesi con l’ambiente circostante. Pareti nude, sulle quali ci sono il sudore dell’uomo e le tracce lasciate nel tempo dall’acqua e dal vento. Il risultato è un mondo surreale, un non luogo, fatto di essenzialità e rigore geometrico. Una serialità non banale, alternata a vuoti, che dà il senso del tempo e dello spazio. L’arte diventa un viaggio verso le proprie strutture primarie, forme, spazi, linee e superfici. Nel lavoro installativo di Paola Mancinelli la parola mantiene il suo autentico dinamismo e gioca letteralmente con un fuori inteso come fuori dall’ordinario. Un processo che porta l’io a tirare fuori da sé ciò che di extra-ordinario ha già dentro. Il mondo è il riflesso del suo cosmo interiore, l’Here, la sua sfera intima e personale, egli è il fuori e il dentro
In questo viaggio sapere e saper fare coincidono e dialogano tra loro, passando dal concetto all’azione, dall’idea originaria all’opera. C’è una conoscenza che chiede di essere estratta, tirata fuori, esplicitata, resa fruibile e riproposta in altri contesti. Un percorso attraverso il quale l’intelletto coglie l’essenza, il concetto e lo fa passare attraverso la propria esperienza, lo ripropone, dandogli una forma nuova. Così come per “Ex trahere” è stata una geometria di linee alternate a raffigurare il suolo che generosamente si offre per la necessità umana, così per “Extra Here” sono le linee di pensiero a tracciare una sorta di mappa concettuale, un tracciato logico. L’intento è quello di rappresentare l’estrazione anche dal punto di vista dei concetti portanti, per una loro costruzione logica, una loro acquisizione, interiorizzazione e rappresentazione. L’interazione è quella della parola con il fruitore. Nella sua videoproiezione si susseguono in ordine di senso i termini che mantengono la radice stessa di Estrazione. Il lavoro di posizionamento dei neon a terra vuole indicare che questo è un percorso esperibile, vicino all’umano, un cammino visibile, perché illuminato, che si snoda sottile tra lastre di cristallo. Un sentiero che guarda all’idea originaria, alla sua proiezione e alla sua realizzazione.
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