Martino Lo Cascio. 101 scorie zen (la vita di nascosto)

© Martino Lo Cascio
Dal 17 September 2021 al 17 October 2021
Palermo
Luogo: Centro Internazionale di Fotografia - Cantieri culturali alla Zisa
Indirizzo: Via Paolo Gili 4
Orari: da martedì a domenica dalle 9,30 alle 18,30
Curatori: Emilia Valenza
Enti promotori:
- Patrocinio del Comune di Palermo
Costo del biglietto: Ingresso libero ma con green pass
SCORIE dimenticate e simboli ritrovati. Brandelli di sogni abbandonati sull'arenile, piccole cose, tappi, cartacce, scorze d'arancia, mozziconi. Oggetti con una storia. Martino Lo Cascio è scrittore e narratore, ma non un fotografo: quindi i suoi scatti non aspirano alla bellezza canonica, non sono tecnicamente perfetti, non chiedono aiuto alla Leica ma si appoggiano su uno smartphone. Ma sono veri, profondamente e drammaticamente veri: parlano di cose. Incidentali. Immagini scattate nel gennaio di due anni fa, sulle spiagge che uniscono Togo e Benin, cucite a dovere su 40 haiku di scrittori, musicisti, poeti, attori. “101 scorie zen” (la vita, di nascosto) è nata sui bordi dell’arenile, e si è trasformata in un progetto di recupero, di un certo vivere slow, nel rispetto dell’ambiente. La mostra, curata da Emilia Valenza si può visitare ancora fino a domenica (17 ottobre) al Centro internazionale di Fotografia creato da Letizia Battaglia ai Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo. Proposta dall’associazione Nottedoro, la mostra ha ricevuto il patrocinio del Comune di Palermo. E’ stato anche pubblicato un volume (edizioni Il Palindromo) con tutti i 101 scatti e i 40 haiku che formano il progetto.
Il punto di partenza sono le foto di Martino Lo Cascio: che passeggiando lungo le spiagge africane, ha iniziato a cercare storie dietro ogni rifiuto: un tappo di bottiglia nasconde sensazioni; una buccia, emozioni; un sacchetto di carta, un sogno infranto. Colori saturi, immagini ritagliate dal contesto, più vicine alle tele che alle fotografie, particolari puntigliosi, evocativi, narrativi.
“Tappi di birra, fogli di carta su cui vivono ancora parole, bucce di frutta secca, lische di pesce, ma anche pescetti non ancora consunti, giochini di plastica, ritagli metallici, carte di gelati, pezzetti di legno sputati dal mare insieme a gusci vuoti di conchiglie, un palloncino scoppiato, un osso di pollo e tanto altro che emerge, a metà ancora nascosto, oppure con sfrontatezza, dalla grana sottile dell’arenile. La fotografia ha sempre un taglio compositivo simile, una inquadratura ravvicinata, il frammento incontra le diagonali ma non si colloca al centro” spiega Emilia Valenza nel suo testo critico.
Lo Cascio le racchiude in due serie diverse - La vie en cachette ritrae frammenti di oggetti riemersi casualmente dalla sabbia, pezzettini di memoria emotiva; e Abstract Afrique, il passo successivo, immagini dove la realtà concreta assume una forma quasi irreale, narrativa, invitando alla riflessione sul concetto di scarto – e decide di accompagnarle ad alcuni haiku, i brevissimi componimenti poetici giapponesi.
Detto fatto, chiede a scrittori, poeti, musicisti, di comporre i famosi tre versi dedicati soprattutto alla natura. Hanno risposto all'invito 40 autori, ognuno a suo modo, secondo l'inclinazione e ispirazione del momento, lasciando trascinare liberamente dall’immagine mostrata. Tra loro, Stefano Bollani, Claudio Magris, Fabio Stassi, Emanuele Trevi, Lisa Ginzburg, Silvio Perrella, Paolo Di Paolo, Stefania Auci, Chiara Gamberale, Catena Fiorello, Luigi Lo Cascio (fratello di Martino), Roberto Rossi Precerruti, e molti altri, accompagnati da “camei” critici leggeri e impalpabili. “In questa novella cosmogonia le appartenenze al mondo vegetale, animale e minerale diventano lievemente superflue – spiega Martino Lo Cascio - perché vediamo solo vita che si trasforma e, a rigore, non c’è alcun motivo di preferire qualcuno a qualcosa. Si può amare un uomo come ci si può estasiare di fronte alla buccia d'arancia o sentirsi attratti dalla danza di una strapazzata plastica trasparente”. Non si tratta di oggetti o simboli importanti, anzi, hanno già esaurito la loro vita, ma non per questo non grondano più storie, senno antico perduto e ritrovato.
Il punto di partenza sono le foto di Martino Lo Cascio: che passeggiando lungo le spiagge africane, ha iniziato a cercare storie dietro ogni rifiuto: un tappo di bottiglia nasconde sensazioni; una buccia, emozioni; un sacchetto di carta, un sogno infranto. Colori saturi, immagini ritagliate dal contesto, più vicine alle tele che alle fotografie, particolari puntigliosi, evocativi, narrativi.
“Tappi di birra, fogli di carta su cui vivono ancora parole, bucce di frutta secca, lische di pesce, ma anche pescetti non ancora consunti, giochini di plastica, ritagli metallici, carte di gelati, pezzetti di legno sputati dal mare insieme a gusci vuoti di conchiglie, un palloncino scoppiato, un osso di pollo e tanto altro che emerge, a metà ancora nascosto, oppure con sfrontatezza, dalla grana sottile dell’arenile. La fotografia ha sempre un taglio compositivo simile, una inquadratura ravvicinata, il frammento incontra le diagonali ma non si colloca al centro” spiega Emilia Valenza nel suo testo critico.
Lo Cascio le racchiude in due serie diverse - La vie en cachette ritrae frammenti di oggetti riemersi casualmente dalla sabbia, pezzettini di memoria emotiva; e Abstract Afrique, il passo successivo, immagini dove la realtà concreta assume una forma quasi irreale, narrativa, invitando alla riflessione sul concetto di scarto – e decide di accompagnarle ad alcuni haiku, i brevissimi componimenti poetici giapponesi.
Detto fatto, chiede a scrittori, poeti, musicisti, di comporre i famosi tre versi dedicati soprattutto alla natura. Hanno risposto all'invito 40 autori, ognuno a suo modo, secondo l'inclinazione e ispirazione del momento, lasciando trascinare liberamente dall’immagine mostrata. Tra loro, Stefano Bollani, Claudio Magris, Fabio Stassi, Emanuele Trevi, Lisa Ginzburg, Silvio Perrella, Paolo Di Paolo, Stefania Auci, Chiara Gamberale, Catena Fiorello, Luigi Lo Cascio (fratello di Martino), Roberto Rossi Precerruti, e molti altri, accompagnati da “camei” critici leggeri e impalpabili. “In questa novella cosmogonia le appartenenze al mondo vegetale, animale e minerale diventano lievemente superflue – spiega Martino Lo Cascio - perché vediamo solo vita che si trasforma e, a rigore, non c’è alcun motivo di preferire qualcuno a qualcosa. Si può amare un uomo come ci si può estasiare di fronte alla buccia d'arancia o sentirsi attratti dalla danza di una strapazzata plastica trasparente”. Non si tratta di oggetti o simboli importanti, anzi, hanno già esaurito la loro vita, ma non per questo non grondano più storie, senno antico perduto e ritrovato.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI

-
Dal 24 June 2025 al 29 October 2025 Firenze | Museo Novecento
Haley Mellin. Siamo Natura
-
Dal 26 June 2025 al 18 July 2025 Firenze | Palazzo Sacrati Strozzi
Il Novecento di Catarsini. Dalla macchia alla macchina
-
Dal 26 June 2025 al 28 September 2025 Roma | Vittoriano - Sala Zanardelli
Città Aperta 2025. Roma nell’anno del Giubileo
-
Dal 25 June 2025 al 26 October 2025 Bergamo | GAMeC
Maurizio Cattelan. Seasons
-
Dal 17 June 2025 al 6 January 2026 Perugia | Palazzo Baldeschi
EXTRA. Segni antichi/Visioni contemporanee
-
Dal 22 June 2025 al 11 January 2026 Possagno | Museo Gypsotheca Antonio Canova
CARLO SCARPA E LE ARTI ALLA BIENNALE. Opere e vetri dalla Collezione Gemin