Luce vera

Luce vera, Weber&Weber, Torino
Dal 23 November 2012 al 12 January 2013
Torino
Luogo: Weber&Weber
Indirizzo: via S. Tommaso 7
Orari: da martedi a sabato 15.30-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 19500694
E-Mail info: carlomaria.weber@fastwebnet.it
Sito ufficiale: http://www.galleriaweber.it
Senza forma, senza parola. Questa è la luce che invade i mistici. Ma noi, che sentiamo un mondo inclinato, contrastato, noi dovremo ricorrere a un diverso grado di luce. Una luce intima ma anche sfumata dal continuo attrito del pensiero coi nostri stati d’animo, con le onde del pathos. E chi vigila, chi custodisce per noi il confine instabile tra visibile e invisibile? Sono confini che ossessionano, non si lasciano domare.
Il polo della luce è mezzogiorno, l’istante più insidioso. Non è banale l’espressione “dèmone del mezzogiorno”. Esposti a tutta luce. Vulnerabili. Il corpo non fa ombra, la voce non ha eco. Mezzogiorno oscuro per troppa luce, ora immobile che si conclude in se stessa. Della luce possiamo accogliere solo quanto possiamo sopportare. Altrimenti è l’abbaglio, o la folgorazione. Infatti ci sentiamo protetti, poiché nel profondo sappiamo di non percepire mai la luce diretta e pura, ma la tenebra. Una tenebra rivestita, che ha assorbito qualche rifrazione luminosa.
Noi guardiamo le cose mediante il morire della luce, ma nello stesso tempo, se davvero guardiamo la notte, la guardiamo già investita dalle forze della luce. Dice stupendamente Marco Ercolani, fantasticando attorno alla figura di Turner: “Non bisogna più guardare il sole, perché chi lo guarda appartiene alla notte, ma essere noi la luce del sole, la sorgente che illumina...”
Dario Capello
Il polo della luce è mezzogiorno, l’istante più insidioso. Non è banale l’espressione “dèmone del mezzogiorno”. Esposti a tutta luce. Vulnerabili. Il corpo non fa ombra, la voce non ha eco. Mezzogiorno oscuro per troppa luce, ora immobile che si conclude in se stessa. Della luce possiamo accogliere solo quanto possiamo sopportare. Altrimenti è l’abbaglio, o la folgorazione. Infatti ci sentiamo protetti, poiché nel profondo sappiamo di non percepire mai la luce diretta e pura, ma la tenebra. Una tenebra rivestita, che ha assorbito qualche rifrazione luminosa.
Noi guardiamo le cose mediante il morire della luce, ma nello stesso tempo, se davvero guardiamo la notte, la guardiamo già investita dalle forze della luce. Dice stupendamente Marco Ercolani, fantasticando attorno alla figura di Turner: “Non bisogna più guardare il sole, perché chi lo guarda appartiene alla notte, ma essere noi la luce del sole, la sorgente che illumina...”
Dario Capello
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