Al via Season, una mostra diffusa in città
A Bergamo un’estate con Maurizio Cattelan

Maurizio Cattelan, One, 2025. Pensare come una montagna. Foto Lorenzo Palmieri I Courtesy GAMeC, Bergamo
Francesca Grego
08/06/2025
Bergamo - Cinque installazioni, quattro tappe nei luoghi significativi della città e le sorprendenti trovate di Maurizio Cattelan: è Season, la mostra diffusa ideata dal noto artista contemporaneo per Bergamo in occasione di Biennale delle Orobie - Pensare come una montagna. Dal 7 giugno a fine ottobre, le opere di Cattelan si insinuano nel tessuto urbano stimolando riflessioni e domande con l’attitudine audace e spregiudicata che da sempre le contraddistingue. Cuore del percorso è lo storico Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, che accoglie un lavoro di recente produzione, punto di partenza per un itinerario che ha condotto l’artista a confrontarsi con lo spazio pubblico tra Città Alta e Città Bassa, dalla GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea all’ex Oratorio di San Lupo, fino all’iconica Rotonda dei Mille.
Come suggerisce il titolo, Season è una riflessione sulla ciclicità del tempo, sulla storia e sulla vita, sull’avvicendarsi delle generazioni, sulle trasformazioni del pensiero individuale e collettivo, che vive in continuo dialogo con la città. One, per esempio, è l’installazione ideata da Cattelan per la Rotonda dei Mille, dove un bambino mima una pistola con le dita, a cavalcioni sulle spalle della storica statua di Garibaldi: un gesto ambiguo che oscilla tra il gioco e l’affermazione, la resistenza, una potenziale ribellione. In equilibrio tra leggerezza e tensione, l’opera racconta i rapporti tra diverse generazioni, il confronto con il passato e le contraddizioni della storia, anche alla luce delle riletture critiche che negli ultimi anni hanno interessato la figura di Garibaldi. Chi è l’“Uno” evocato dal titolo? Un nipote che gioca sulle spalle del nonno? Un piccolo vandalo? Un ribelle? Un individuo o a una forza collettiva unitaria, come i Mille guidati da Garibaldi? È dunque un nuovo simbolo di unità? O una nuova generazione che si prende gioco dei vecchi valori? Qui l’artista sembra suggerire quanto sia importante rileggere e interpretare la storia: One è insieme un monumento e un contro-monumento, un gesto di continuità e un atto di scarto.

Maurizio Cattelan, Bones, 2025. Foto Laura Veschi
Bones, invece, è una scultura creata da Cattelan ispirandosi all’aquila commissionata nel 1939 dalla Dalmine - all’epoca un’acciaieria di stato - per ricordare il discorso di Mussolini agli operai dell’azienda che, vent’anni prima, era stato all’origine dei Fasci di combattimento. Dopo la caduta del fascismo l’aquila fu trasferita nel giardino della colonia estiva della Dalmine, ai piedi della montagna simbolo delle Alpi Orobie. Perso il riferimento al regime, divenne l’immagine della libertà e della selvaggia natura alpina, che tuttavia con la chiusura della colonia finì relegata nei depositi della fabbrica. Con Bones l’aquila rivive all’Oratorio di San Lupo, antica area cimiteriale e da secoli spazio di confine tra vita e morte, pubblico e segreto, devozione e oblio. Il titolo dell’opera - “Ossa” in italiano - rimanda alla morte e al disfacimento, ma anche a una struttura che sostiene. L’aquila è ridotta così alla sua verità ultima, libera dal peso delle ideologie.
Di impatto immediato è l’opera November, allestita nella Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione. Nel candido marmo statuario usato da Michelangelo è scolpito un senzatetto sdraiato su una panchina, con i pantaloni slacciati, mentre si urina addosso in un momento di estrema vulnerabilità. L’uomo ha il volto di Lucio, amico e storico collaboratore di Cattelan. La grande sala, che nel Medioevo ospitava le assemblee cittadine e sotto la Repubblica di Venezia il tribunale, evoca il concetto di giustizia, ma anche la sua assenza, la discriminazione, l’esclusione sociale e la marginalità.

Maurizio Cattelan, November, 2023. Pensare come una montagna, Palazzo della Ragione Bergamo I Courtesy GAMeC
Da giugno a settembre, Pensare come una montagna propone altri quattro appuntamenti a Bergamo e dintorni, in un programma culturale che vive in osmosi con il territorio e i suoi abitanti. Si va dalla performance Spin and Break Free dell’artista, coreografa e danzatrice argentina Cecilia Bengolea, in dialogo con il contesto del Lanificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Aimé, alla mostra Landscape Painting (Mine), dell’artista tedesco Julius von Bismark, che porta a Dossena, nel comprensorio minerario più antico della Val Brembana, una pittura del e nel paesaggio, lasciandosi ispirare da maestri come Albrecht Dürer, Caspar David Friedrich, Paul Cézanne, Paul Klee. E ancora, presso il Passo del Vendulo (Roncobello), in un sito di grande interesse archeo-astronomico, l’artista Francesco Pedrini realizza uno speciale punto di osservazione della volta celeste con la partecipazione degli abitanti del luogo, mentre a Valbiondone, a più di 2 mila metri d’altitudine lungo l’Alta Via delle Orobie Bergamasche in Valle Seriana, nell’estate 2025 la genesi del nuovo Bivacco Frattini, futura sede della GAMeC tra le montagne, sarà accompagnata dal progetto espositivo Mountain Forgets You e dall’installazione audiovisiva Thermocene degli artisti Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore (Mybosswas) ed EX.

Maurizio Cattelan, Bergamo, 2024. Foto Lorenzo Palmieri I Courtesy GAMeC
Come suggerisce il titolo, Season è una riflessione sulla ciclicità del tempo, sulla storia e sulla vita, sull’avvicendarsi delle generazioni, sulle trasformazioni del pensiero individuale e collettivo, che vive in continuo dialogo con la città. One, per esempio, è l’installazione ideata da Cattelan per la Rotonda dei Mille, dove un bambino mima una pistola con le dita, a cavalcioni sulle spalle della storica statua di Garibaldi: un gesto ambiguo che oscilla tra il gioco e l’affermazione, la resistenza, una potenziale ribellione. In equilibrio tra leggerezza e tensione, l’opera racconta i rapporti tra diverse generazioni, il confronto con il passato e le contraddizioni della storia, anche alla luce delle riletture critiche che negli ultimi anni hanno interessato la figura di Garibaldi. Chi è l’“Uno” evocato dal titolo? Un nipote che gioca sulle spalle del nonno? Un piccolo vandalo? Un ribelle? Un individuo o a una forza collettiva unitaria, come i Mille guidati da Garibaldi? È dunque un nuovo simbolo di unità? O una nuova generazione che si prende gioco dei vecchi valori? Qui l’artista sembra suggerire quanto sia importante rileggere e interpretare la storia: One è insieme un monumento e un contro-monumento, un gesto di continuità e un atto di scarto.

Maurizio Cattelan, Bones, 2025. Foto Laura Veschi
Bones, invece, è una scultura creata da Cattelan ispirandosi all’aquila commissionata nel 1939 dalla Dalmine - all’epoca un’acciaieria di stato - per ricordare il discorso di Mussolini agli operai dell’azienda che, vent’anni prima, era stato all’origine dei Fasci di combattimento. Dopo la caduta del fascismo l’aquila fu trasferita nel giardino della colonia estiva della Dalmine, ai piedi della montagna simbolo delle Alpi Orobie. Perso il riferimento al regime, divenne l’immagine della libertà e della selvaggia natura alpina, che tuttavia con la chiusura della colonia finì relegata nei depositi della fabbrica. Con Bones l’aquila rivive all’Oratorio di San Lupo, antica area cimiteriale e da secoli spazio di confine tra vita e morte, pubblico e segreto, devozione e oblio. Il titolo dell’opera - “Ossa” in italiano - rimanda alla morte e al disfacimento, ma anche a una struttura che sostiene. L’aquila è ridotta così alla sua verità ultima, libera dal peso delle ideologie.
Di impatto immediato è l’opera November, allestita nella Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione. Nel candido marmo statuario usato da Michelangelo è scolpito un senzatetto sdraiato su una panchina, con i pantaloni slacciati, mentre si urina addosso in un momento di estrema vulnerabilità. L’uomo ha il volto di Lucio, amico e storico collaboratore di Cattelan. La grande sala, che nel Medioevo ospitava le assemblee cittadine e sotto la Repubblica di Venezia il tribunale, evoca il concetto di giustizia, ma anche la sua assenza, la discriminazione, l’esclusione sociale e la marginalità.

Maurizio Cattelan, November, 2023. Pensare come una montagna, Palazzo della Ragione Bergamo I Courtesy GAMeC
Da giugno a settembre, Pensare come una montagna propone altri quattro appuntamenti a Bergamo e dintorni, in un programma culturale che vive in osmosi con il territorio e i suoi abitanti. Si va dalla performance Spin and Break Free dell’artista, coreografa e danzatrice argentina Cecilia Bengolea, in dialogo con il contesto del Lanificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Aimé, alla mostra Landscape Painting (Mine), dell’artista tedesco Julius von Bismark, che porta a Dossena, nel comprensorio minerario più antico della Val Brembana, una pittura del e nel paesaggio, lasciandosi ispirare da maestri come Albrecht Dürer, Caspar David Friedrich, Paul Cézanne, Paul Klee. E ancora, presso il Passo del Vendulo (Roncobello), in un sito di grande interesse archeo-astronomico, l’artista Francesco Pedrini realizza uno speciale punto di osservazione della volta celeste con la partecipazione degli abitanti del luogo, mentre a Valbiondone, a più di 2 mila metri d’altitudine lungo l’Alta Via delle Orobie Bergamasche in Valle Seriana, nell’estate 2025 la genesi del nuovo Bivacco Frattini, futura sede della GAMeC tra le montagne, sarà accompagnata dal progetto espositivo Mountain Forgets You e dall’installazione audiovisiva Thermocene degli artisti Giorgio Ferrero, Rodolfo Mongitore (Mybosswas) ed EX.

Maurizio Cattelan, Bergamo, 2024. Foto Lorenzo Palmieri I Courtesy GAMeC
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