Un viaggio dagli incontri inattesi

L'Atto Unico di Jannis Kounellis
11/07/2002
Nell’itinerario pensato da Kounellis, come in ogni viaggio, arriva il momento degli incontri inattesi. Così, improvvisamente, si aprono spazi, a volte dietro l’angolo, altre volte in prospettiva, in fondo al corridoio. Entrano in scena i materiali poveri, più volte usati da Kounellis sin dagli anni Sessanta. Sacchi di iuta cuciti, mucchi di carbone sul pavimento, ganci da macellaio, mensole su cui sono allineati grossi sacchi di carbone, una lampada ad olio, una brandina con delle coperte appoggiate sopra. E poi il caffè, in piccoli mucchi su un sistema di ganci e di piattini metallici, che si riversa in polvere sul terreno. Irrompono quindi anche le sensazioni, come il forte odore del caffè, o come gli stimoli tattili indotti da questo genere di materiali (e lo testimoniano le ditate dei visitatori nel caffè!).
Percorrere il labirinto è senz’altro una ricerca che da secoli affascina l’uomo. E’ un addentrarsi nei tortuosi percorsi dell’interiorità, cercando di avvicinarsi sempre più al centro. Qualcosa di esterno però, nel labirinto di Kounellis, viene ad interrompere questo cammino lineare (anche se intricato, infatti, il labirinto è pur sempre un percorso geometrico e precostruito, che segue una logica). Sono le materie prime del mondo, grezze, scure, ruvide, porose, polverose. Irruzioni della materialità in un percorso mentale, linguistico, autoreferenziale. Sono come le epifanie di Joyce, oggetti comuni che improvvisamente si rivelano animati da una soggettività inattesa che avanza verso lo spettatore e irrompe nella sua logica.
Joyce e i suoi viaggi linguistici. Joyce e l’Antico introdotto nella modernità. E’ il percorso che Kounellis prosegue, “da pittore”, che “non rappresenta”, ma che tuttavia fa emergere memorie antiche della propria terra d’origine, la Grecia. Se non fosse pittore, sarebbe “sicuramente un marinaio” afferma Kounellis, in un’intervista nel libro d’artista edito da Trolley che accompagna la mostra. Il marinaio è colui che viaggia, che incontra, che intraprende scambi, dando vita ad un’ “economia”, che mette in crisi i sistemi chiusi. E i sacchi di iuta, fa notare Kounellis, si trovano nei porti di tutto il mondo. Il viaggio del labirinto, quindi, incontra anche il mare, e diviene un territorio ''dove ha regnato la Magna Mater'' e dove l’uomo trova rifugio e consolazione.
“Atto unico”, tuttavia rimane un’opera che non rappresenta, che non descrive, “ma – scrive Anna Mattirolo, che ne ha curato il progetto espositivo - apre nuove direzioni, prospettive, permettendo quella forma di circolarità che fa crescere il lavoro, l’arte”.
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