Fino al 23 luglio in mostra a Venezia
Una stanza per la fantasia: l’opera totale di Zoran Music

La stanza di Zurigo. Omaggio a Zoran Mušič, Palazzo Fortuny, Venezia | Courtesy MUVE
Francesca Grego
04/04/2018
Venezia - Una stanza intera, coperta di dipinti sull’intonaco delle pareti, sul soffitto, sulla porta: è l’opera d’arte totale che Zoran Music creò per le sorelle Charlotte e Nelly Dornarcher a Zurigo. A quasi 70 anni di distanza, la singolare camera delle meraviglie riappare in tutte le sue parti a Palazzo Fortuny, insieme a un nutrito corpus di acquerelli, tempere, oli su tela, pastelli, incisioni e opere a puntasecca, che offrono uno sguardo d’insieme sull’universo immaginifico dell’artista sloveno.
Come aveva già fatto nel suo studio veneziano di Palazzo Pisani, Music accettò di dare un’anima coi suoi pennelli alla cantina della villa di Zollikon, che strizzava l’occhio alle caves della Parigi esistenzialista del dopoguerra, dove i giovani si riunivano per ballare, fare musica e recitare poesie.
Fu un vero e proprio ritorno alla vita, a pochi anni dalla durissima esperienza del campo di concentramento di Dachau, che l’artista riuscì a ritrarre sfidando il pericolo. A testimoniarlo, una ricchezza decorativa quasi vertiginosa, che rappresenta la summa iconografica della produzione di Music in quegli anni: amazzoni e donne col parasole, asini e cavalli che danzano nel vuoto e gli ricordano la Dalmazia, traghetti stracarichi, motivi geometrici, volti ieratici simili a icone orientali e, naturalmente, le visioni incantate dell’amata Venezia. Un universo pittorico dominato da colori minerali e polverosi, a metà strada tra Bisanzio e i sogni fiabeschi di un bambino.
Di questo straordinario ambiente Music curò ogni particolare: non solo gli affreschi, realizzati con le tecniche in voga nelle antiche chiese del Friuli, o le tante tele di lino, ma anche gli arredi, le tende e le tovaglie, di cui disegnò i ricami. Nel percorso della mostra, gli studi preparatori per un grande arazzo intitolato Storia di Marco Polo documentano infatti l’interesse dell’artista per l’arte tessile: nove episodi per un fregio ricco di dettagli, destinato al soggiorno di prima classe del transatlantico Augustus.
Dopo anni di abbandono, la “Stanza di Zoran” è stata completamente recuperata attraverso un complesso intervento a cura di Paolo Cadorin, cognato dell’artista e direttore del dipartimento di restauro del Kunstmuseum di Basilea e riallestita per l’occasione a Palazzo Fortuny, con i preziosi intonaci trasportati su pannelli alveolari di alluminio.
E per chi desidera proseguire la visita, il museo veneziano presenta anche la testimonianza di una grande collezione del Novecento italiano: quella di Giuseppe Merlini, che dalla Pittura Metafisica si spinge fino all’Astrattismo e l’Informale: un itinerario tra quadri e sculture (da non perdere opere spettacolari di Fontana e Melotti) che mostrano il panorama artistico di un secolo, ma soprattutto documentano le scelta di un collezionista di grande personalità.
La Stanza di Zurigo. Omaggio a Zoran Music e Una Collezione Italiana. La raccolta Merlini saranno in programma a Palazzo Fortuny fino al 23 luglio.
Leggi anche:
• A Venezia "Zoran Music. Opere su carta"
Come aveva già fatto nel suo studio veneziano di Palazzo Pisani, Music accettò di dare un’anima coi suoi pennelli alla cantina della villa di Zollikon, che strizzava l’occhio alle caves della Parigi esistenzialista del dopoguerra, dove i giovani si riunivano per ballare, fare musica e recitare poesie.
Fu un vero e proprio ritorno alla vita, a pochi anni dalla durissima esperienza del campo di concentramento di Dachau, che l’artista riuscì a ritrarre sfidando il pericolo. A testimoniarlo, una ricchezza decorativa quasi vertiginosa, che rappresenta la summa iconografica della produzione di Music in quegli anni: amazzoni e donne col parasole, asini e cavalli che danzano nel vuoto e gli ricordano la Dalmazia, traghetti stracarichi, motivi geometrici, volti ieratici simili a icone orientali e, naturalmente, le visioni incantate dell’amata Venezia. Un universo pittorico dominato da colori minerali e polverosi, a metà strada tra Bisanzio e i sogni fiabeschi di un bambino.
Di questo straordinario ambiente Music curò ogni particolare: non solo gli affreschi, realizzati con le tecniche in voga nelle antiche chiese del Friuli, o le tante tele di lino, ma anche gli arredi, le tende e le tovaglie, di cui disegnò i ricami. Nel percorso della mostra, gli studi preparatori per un grande arazzo intitolato Storia di Marco Polo documentano infatti l’interesse dell’artista per l’arte tessile: nove episodi per un fregio ricco di dettagli, destinato al soggiorno di prima classe del transatlantico Augustus.
Dopo anni di abbandono, la “Stanza di Zoran” è stata completamente recuperata attraverso un complesso intervento a cura di Paolo Cadorin, cognato dell’artista e direttore del dipartimento di restauro del Kunstmuseum di Basilea e riallestita per l’occasione a Palazzo Fortuny, con i preziosi intonaci trasportati su pannelli alveolari di alluminio.
E per chi desidera proseguire la visita, il museo veneziano presenta anche la testimonianza di una grande collezione del Novecento italiano: quella di Giuseppe Merlini, che dalla Pittura Metafisica si spinge fino all’Astrattismo e l’Informale: un itinerario tra quadri e sculture (da non perdere opere spettacolari di Fontana e Melotti) che mostrano il panorama artistico di un secolo, ma soprattutto documentano le scelta di un collezionista di grande personalità.
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