Alice Dreossi

Alice Dreossi, Centro Civico, Cervignano del Friuli
Dal 14 December 2012 al 6 January 2013
Cervignano del Friuli | Udine
Luogo: Centro Civico
Indirizzo: via Trieste 35
Orari: da lunedì a sabato 16-19; domenica, 26 dicembre, 6 gennaio 10/12 – 16/19 chiuso 24, 25, 31 dicembre e 1°gennaio
Curatori: Francesca Agostinelli, Orietta Masin
Telefono per informazioni: +39 0431 388520
E-Mail info: artecorrente@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.artecorrente.it
Alice Dreossi (1882-1967) fu una donna anticonvenzionale, che nei primissimi anni del Novecento, con forte spirito di autodeterminazione, scelse Venezia e la sua prestigiosa Accademia di Belle Arti inseguendo il sogno della pittura.
Visse a Venezia, Monaco, quindi a Dachau e viaggiò molto tra Firenze, Trieste, Roma, Genova e la Sicilia, sempre dipingendo nei dettami di un paesaggismo luministico appreso alla scuola veneziana di Tito e Ciardi. Ma spesso tornava a Cervignano, cittadina in cui era nata sotto l’Impero austroungarico, per dipingere la laguna, la piazza del mercato o gli scorci del fiume Aussa. Guardava al territorio italiano dai monti al mare, dall’acqua ferma della laguna ai riverberi tardo impressionisti del fogliame. Ha così documentato un territorio che possiamo ancora riconoscere nelle sue opere, attente alla resa emotiva pur nella fedeltà al naturalismo cui tutta la sua ricerca fu debitrice.
Aveva vent’anni nella grande stagione delle avanguardie storiche, ma visse sempre ai margini di qualsiasi rivoluzione: fu nella Venezia d’inizio secolo con Boccioni e Modigliani come a Monaco negli anni di Kandinskij. Ma anche qui a “Der Blaue Reiter” preferì il moderato gruppo “Die Scholle”, cui si accostò nella discrezione di una pittura quieta e dedita al silenzioso permanere delle cose. Visse la sua esistenza artistica nell’alveo di una pittura salda e tecnicamente avanzata, che la condusse negli anni Venti a esporre in due biennali veneziane e a partecipazioni espositive importanti nell’autarchico territorio nazionale.
Margherita Sarfatti la elogiò per l’armonia della tavolozza e l’equilibrio complessivo dei suoi dipinti che negli anni Trenta rivelavano tuttavia un passo incerto rispetto al Nuovo che avanzava nelle generazioni giovani che in Friuli la trovavano a fianco di Afro, per fare un nome e, nel dopoguerra al concittadino Giuseppe Zigaina, per farne un altro di levatura sempre internazionale.
Tornò a vivere a Venezia ove dipinse, ora con sguardo ravvicinato, i mercati rionali o i pescherecci attraccati, tratteggiando spesso la figura umana con piglio rapido, in punta di pennello. Bravissima, non c’è dubbio, con o senza disegno a fondamento dell’immagine, dipinse moltissimo e ci lascia un corpus di circa ottocento brani.
La sua produzione nasconde tuttavia una pittura “riservata”, un genere “minore” che mai conobbe l’ufficialità. E’ un mondo fatto di decine e decine di quadri di fiori, che Alice Dreossi non espose mai e che, fuori dai cataloghi, dalle mostre, dalla critica, dipinse per sé dalla gioventù sino alla tarda età. Così insieme alle nevi e gli scorci fluviali, dopo le marine e le estati assolate, l’esposizione porta in scena i fiori di Alice Dreossi. Un’intera sala fiorita dei “fiori nascosti” dell’artista vuole essere l’omaggio della municipalità di Cervignano del Friuli alla “sua” pittrice. Che proprio a Cervignano, nella periferia meridionale dell’Impero iniziava centotrenta anni fa la sua vita di donna e d’artista.
Visse a Venezia, Monaco, quindi a Dachau e viaggiò molto tra Firenze, Trieste, Roma, Genova e la Sicilia, sempre dipingendo nei dettami di un paesaggismo luministico appreso alla scuola veneziana di Tito e Ciardi. Ma spesso tornava a Cervignano, cittadina in cui era nata sotto l’Impero austroungarico, per dipingere la laguna, la piazza del mercato o gli scorci del fiume Aussa. Guardava al territorio italiano dai monti al mare, dall’acqua ferma della laguna ai riverberi tardo impressionisti del fogliame. Ha così documentato un territorio che possiamo ancora riconoscere nelle sue opere, attente alla resa emotiva pur nella fedeltà al naturalismo cui tutta la sua ricerca fu debitrice.
Aveva vent’anni nella grande stagione delle avanguardie storiche, ma visse sempre ai margini di qualsiasi rivoluzione: fu nella Venezia d’inizio secolo con Boccioni e Modigliani come a Monaco negli anni di Kandinskij. Ma anche qui a “Der Blaue Reiter” preferì il moderato gruppo “Die Scholle”, cui si accostò nella discrezione di una pittura quieta e dedita al silenzioso permanere delle cose. Visse la sua esistenza artistica nell’alveo di una pittura salda e tecnicamente avanzata, che la condusse negli anni Venti a esporre in due biennali veneziane e a partecipazioni espositive importanti nell’autarchico territorio nazionale.
Margherita Sarfatti la elogiò per l’armonia della tavolozza e l’equilibrio complessivo dei suoi dipinti che negli anni Trenta rivelavano tuttavia un passo incerto rispetto al Nuovo che avanzava nelle generazioni giovani che in Friuli la trovavano a fianco di Afro, per fare un nome e, nel dopoguerra al concittadino Giuseppe Zigaina, per farne un altro di levatura sempre internazionale.
Tornò a vivere a Venezia ove dipinse, ora con sguardo ravvicinato, i mercati rionali o i pescherecci attraccati, tratteggiando spesso la figura umana con piglio rapido, in punta di pennello. Bravissima, non c’è dubbio, con o senza disegno a fondamento dell’immagine, dipinse moltissimo e ci lascia un corpus di circa ottocento brani.
La sua produzione nasconde tuttavia una pittura “riservata”, un genere “minore” che mai conobbe l’ufficialità. E’ un mondo fatto di decine e decine di quadri di fiori, che Alice Dreossi non espose mai e che, fuori dai cataloghi, dalle mostre, dalla critica, dipinse per sé dalla gioventù sino alla tarda età. Così insieme alle nevi e gli scorci fluviali, dopo le marine e le estati assolate, l’esposizione porta in scena i fiori di Alice Dreossi. Un’intera sala fiorita dei “fiori nascosti” dell’artista vuole essere l’omaggio della municipalità di Cervignano del Friuli alla “sua” pittrice. Che proprio a Cervignano, nella periferia meridionale dell’Impero iniziava centotrenta anni fa la sua vita di donna e d’artista.
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