Anna Sogno
										 
										
										
																		
																																												Anna Sogno, Viole del pensiero, 1996, olio, cm. 120 x 100
											
										
										
									Dal 24 October 2014 al 23 November 2014
Torino
Luogo: Galleria Pirra
Indirizzo: corso Vittorio Emanuele 82
Telefono per informazioni: +39 011 543393
E-Mail info: info@galleriapirra.it
Sito ufficiale: http://www.galleriapirra.it
								
								A dieci anni dalla scomparsa e a oltre venti dall’ultima mostra presso la Galleria Pirra, è un grande piacere poter nuovamente ospitare un’antologica, non solo commemorativa, bensì tesa a evidenziarne ancora una volta il talento, di Anna Sogno.
Nata e formata culturalmente e artisticamente a Milano, allieva di Funi e Carpi, la pittura di Anna Sogno ha assorbito le molteplici esperienze dei tanti luoghi di cui è stata ospite prima di trasferirsi definitivamente a Torino nel 1971.
L’esposizione si snoda attraverso quattro tematiche che corrispondono anche a un itinerario geografico: gli Stati Uniti, in particolare Filadelfia e Washington, degli anni Sessanta, la Birmania tra il 1967 e il 1970, i mercati di Torino e i prati fioriti della campagna piemontese dagli anni Settanta in poi. Si tratta di un percorso insieme di vita e di lavoro, di un viaggio sia geografico sia nelle emozioni di un’artista che sa farsi partecipe delle diverse atmosfere in cui è immersa.
Anna Sogno è sempre fedele al vero e alla realtà, ma, lungi dall’essere illustrativa o fotografica, la sua fedeltà è relativa alla pittura stessa, intesa come trascrizione di emozioni sulla tela. Una pittura concreta e leggera allo stesso tempo, veloce ma incisiva. Riservata, si recava da sola a dipingere en plein air alla ricerca di un contatto autentico e genuino con la realtà che decideva di ritrarre. Mirava a coglierne l’essenza, senza filtri o pudori, facendone emergere anche i risvolti meno rassicuranti, come la desolazione dei cimiteri di automobili o, citando Dino Buzzati, la “maledetta tristezza provinciale di quelle strade americane di suburbio”. La forza del colore emerge prepotentemente, quasi in contrasto con il clima di interiore poesia, nei paesaggi birmani: la calda luce del tramonto sulle pagode, la folla a Rangoon e i variopinti mercati. Ma non si tratta mai di pittoresche vedute, perché la partecipazione della Sogno non viene mai meno, e i “luoghi” diventano ritratti di situazioni intrise di vita. Così è anche per soggetti torinesi, come i multicolori banchi delle fioraie o l’affollato mercato di Porta Palazzo, e i gioiosi prati fioriti delle pianure piemontesi.
Le opere di Anna Sogno dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto l’arte non stia nel cosa, nel soggetto, ma nel come, ed è evidente quanto questa artista abbia saputo accogliere e riprodurre sulla tela l’emozione, prima ancora della visione.
							Nata e formata culturalmente e artisticamente a Milano, allieva di Funi e Carpi, la pittura di Anna Sogno ha assorbito le molteplici esperienze dei tanti luoghi di cui è stata ospite prima di trasferirsi definitivamente a Torino nel 1971.
L’esposizione si snoda attraverso quattro tematiche che corrispondono anche a un itinerario geografico: gli Stati Uniti, in particolare Filadelfia e Washington, degli anni Sessanta, la Birmania tra il 1967 e il 1970, i mercati di Torino e i prati fioriti della campagna piemontese dagli anni Settanta in poi. Si tratta di un percorso insieme di vita e di lavoro, di un viaggio sia geografico sia nelle emozioni di un’artista che sa farsi partecipe delle diverse atmosfere in cui è immersa.
Anna Sogno è sempre fedele al vero e alla realtà, ma, lungi dall’essere illustrativa o fotografica, la sua fedeltà è relativa alla pittura stessa, intesa come trascrizione di emozioni sulla tela. Una pittura concreta e leggera allo stesso tempo, veloce ma incisiva. Riservata, si recava da sola a dipingere en plein air alla ricerca di un contatto autentico e genuino con la realtà che decideva di ritrarre. Mirava a coglierne l’essenza, senza filtri o pudori, facendone emergere anche i risvolti meno rassicuranti, come la desolazione dei cimiteri di automobili o, citando Dino Buzzati, la “maledetta tristezza provinciale di quelle strade americane di suburbio”. La forza del colore emerge prepotentemente, quasi in contrasto con il clima di interiore poesia, nei paesaggi birmani: la calda luce del tramonto sulle pagode, la folla a Rangoon e i variopinti mercati. Ma non si tratta mai di pittoresche vedute, perché la partecipazione della Sogno non viene mai meno, e i “luoghi” diventano ritratti di situazioni intrise di vita. Così è anche per soggetti torinesi, come i multicolori banchi delle fioraie o l’affollato mercato di Porta Palazzo, e i gioiosi prati fioriti delle pianure piemontesi.
Le opere di Anna Sogno dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto l’arte non stia nel cosa, nel soggetto, ma nel come, ed è evidente quanto questa artista abbia saputo accogliere e riprodurre sulla tela l’emozione, prima ancora della visione.
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