Paesaggista e vedutista, fu tra i principali esponenti della “Scuola di Posillipo”, nata intorno al 1820 nell’atelier del pittore olandese Anton Sminck van Pitloo. Lontano dagli ambienti accademici e sensibile alle nuove tendenze europee (Joseph William Turner, Johan Christian Dahl e Pitloo stesso), fu particolarmente apprezzato, tra gli altri, da Ferdinando II di Borbone e dai Savoia. Formatosi nello studio di Pitloo, partecipò alle mostre del Museo Borbonico del 1830 e del 1833, con Il ritorno dalla festa della Madonna dell'Arco, oggi conservato presso il Museo Nazionale di San Martino, e Il ritorno dalla festa di San Gennaro a Pozzuoli. Alla morte di Pitloo, sopraggiunta nel 1837, Gigante raccolse l’eredità del maestro, trasferendosi nella casa-studio di Chiaia e diventando il protagonista della “Scuola di Posillipo”. Tra le opere più importanti si rammentano l’acquerello con La Villa di Chiaia dal palazzo Esterhazy (1839), tecnica nella quale eccelse, conservato al Museo di Capodimonte, e le vedute di Napoli e del Golfo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
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