Olivo Barbieri. Mountains and Parks

Olivo Barbieri, Jatiparang, Semarang, Indonesia 2013

 

Dal 16 Novembre 2019 al 19 Aprile 2020

Aosta

Luogo: Centro Saint-Bénin

Indirizzo: via B. Festaz 27

Enti promotori:

  • Regione autonoma Valle d’Aosta
  • Assessorato del Turismo Sport Commercio Agricoltura e Beni culturali
  • Soprintendenza per i beni e le attività culturali
  • Struttura attività espositive

Telefono per informazioni: +39.0165.275902

Sito ufficiale: http://www.regione.vda.it



Olivo Barbieri. Mountains and Parks è la personale dedicata ad uno dei maggiori fotografi contemporanei che verrà inaugurata al Centro Saint-Bénin di Aosta venerdì 15 novembre 2019 alle ore 18 e rimarrà aperta fino a domenica 19 aprile 2020. L’esposizione, curata da Alberto Fiz, è organizzata dalla struttura Attività espositive dell’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.

Sono oltre 50 i lavori esposti in un percorso ventennale che comprende, tra le altre, una serie di grandi immagini fotografiche inedite sulle montagne della Valle d’Aosta realizzate per l’occasione. Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione scultorea dell’artista attraverso tre imponenti lavori plastici che occupano l’ala centrale del Centro Saint-Bénin. Le opere in mostra ripercorrono la ricerca compiuta da Barbieri dal 2002 al 2019 sottolineando l’attenzione verso le tematiche connesse con il paesaggio e l’ambiente. Non manca un ciclo d’immagini dedicato alla storia dell’arte antica e moderna e la proiezione di un video del 2005 realizzato in Cina.

Progetto ideato per il Centro Saint-Bénin di Aosta, Mountains and Parks propone l’indagine di Olivo Barbieri sui parchi naturali, siano essi le Alpi (già nel 2012 la Valle d’Aosta era stata oggetto di una specifica indagine), le Dolomiti, Capri rivisitata con i colori della memoria o le cascate più importanti del pianeta che, come afferma l’artista, “sopravvivono intatte ad uso del turismo o come luoghi fisici museali dove ammirare come potrebbe essere una natura incontaminata”.
Si tratta di una rassegna spettacolare quanto problematica che affronta questioni di fondamentale importanza come l’esigenza di un rinnovato equilibrio naturale associato al turismo di massa che, se da un lato “consuma” i luoghi, dall’altra ne garantisce la sopravvivenza.

Le sue immagini viste dall’alto, riprese con la tecnica della messa a fuoco selettiva che evidenzia solo alcuni elementi lasciando volontariamente sfocato il resto della scena, hanno inaugurato un nuovo modo di percepire il paesaggio che, grazie all’introduzione consapevole di alcuni “errori” fotografici, ci appare in modo inedito, più simile a un modellino in scala (non manca nemmeno l’uso della pittura digitale) che a un contesto reale. E sebbene nulla di ciò che vediamo appaia contraffatto, l’indagine di Barbieri decreta l’ambiguità di ogni rappresentazione. Sono immagini che non nascono dalla volontà di ottenere effetti speciali (la forma dei soggetti rappresentati non è alterata), ma dalla curiosità di verificare il comportamento del mezzo fotografico in condizioni non-idonee; è un approccio che rivela l’interesse per il mondo, ma anche per gli strumenti ottici attraverso cui possiamo leggerlo: “Ciò che mi ha sempre coinvolto nella fotografia è il rapporto di scarto tra la visione dell’occhio e le abilità del mezzo”, precisa Olivo Barbieri.

Insieme ai parchi dei ghiacci e dell’acqua, il suo sguardo si estende ai Landfills, le quattro grandi discariche abitate da migliaia di persone e animali del Sud Est asiatico in Thailandia, Indonesia e Malesia. Sono i parchi tematici in negativo, la coscienza sporca dell’Occidente dove si gioca l’equilibrio del pianeta.

Il paesaggio si estende anche all’universo della storia dell’arte dove la messa a fuoco selettiva modifica la percezione di opere ormai metabolizzate con un atteggiamento ironico e dissacrante. E se nel Paradiso Terreste di Nicolas Poussin sembra di vedere il Creatore che si allontana appoggiato ad un drone di controllo, il mito di Mark Rothko appare connesso con i simboli del fast food americano, gli hamburger. Il dialogo con i maestri del passato coinvolge anche Paolo Uccello, Caravaggio e Canaletto. Quest’ultimo, attraverso l’uso della camera ottica, sembra anticipare gli esiti della fotografia contemporanea.

Per la prima volta, poi, viene presentata la produzione plastica di Barbieri e vengono esposte tre grandi sculture in legno realizzate per l’occasione che fanno riferimento alla mappatura simbolica dei codici Hobo, ai vagabondi americani e ai Rom. Ne emerge una geografia errante che crea un paesaggio segreto, accessibile solo ai membri della tribù. A completamento della rassegna, viene proiettato il video Seascape#Night, China Shenzhen 05 del 2005 che fa parte di un progetto artistico in divenire. In questo caso tutto parte da Shenzhen, in Cina, una delle nuove aree economiche vicino ad Hong Kong dove un’intera generazione di cinesi sta per concedersi, per la prima volta da cinquant’anni, un divertimento di massa: fare il bagno in mare al chiaro di luna.

Nell’epoca del digitale e dei social, dunque, Mountains and Parks si configura come un’occasione particolarmente stimolante per verificare la nostra relazione con la realtà colta nelle sue differenti e contraddittorie sfaccettature, tra ironia e dramma sociale.

Il catalogo della mostra, in italiano e francese, con la pubblicazione di tutte le opere esposte, è edito da Magonza. Insieme ai saggi di Alberto Fiz e di Daria Jorioz, contiene, un intervento inedito dello scrittore Paolo Cognetti e un testo sull’estetica della montagna dell’alpinista Giovanni Battista Rossi. Non manca, poi, un’intervista con Olivo Barbieri presente nel volume anche con una sua testimonianza.

Olivo Barbieri è nato a Carpi (Modena) nel 1954. Frequenta Pedagogia e il DAMS all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse per il linguaggio fotografico. Realizza Flippers 1977-1978, una serie di immagini sul ritrovamento di un deposito di flipper abbandonato, che custodiscono l’immaginario di un’intera epoca.
Nei primi anni Ottanta inizia a scattare la serie di immagini sull’illuminazione artificiale nelle città europee e orientali. Dal 1989 viaggia costantemente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando una ricerca – ancora in corso – sui temi dei grandi cambiamenti in atto e sulla loro rappresentazione.
Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Dalla metà degli anni Novanta adotta una tecnica fotografica che gli permette di mantenere a fuoco solo alcuni punti dell’immagine.
Nel 2003 inizia il progetto site specific_ che coinvolge 40 città nel mondo e prosegue ancora oggi. Le serie site specific (2003-2013), Parks (2006-2015), Real Words (2008-2013), Images (1978-2007), Virtual Truths (1996–2002) e Artificial Illuminations (1980-2014) hanno in comune la riflessione sulla quantità di realtà presente nel nostro sistema di vita, e su quanto la nostra percezione sia in grado di comprenderla.
Nel 2015 continua la serie Parks iniziata nel 2006, e realizza il progetto Adriatic (staged) Dancing people. Nel 2017 ha dedicato un progetto all’impianto solare di Ivanpah nel deserto della California, la più grande centrale termica a concentrazione solare del mondo.
Noto a livello internazionale, Olivo Barbieri inizia ad esporre nel 1978 alla Galleria Civica di Modena. Da allora le sue opere sono state presentate da istituzioni prestigiose quali: Folkwang Museum di Essen, Museum of Contemporary Art di Cleveland, Moma di San Francisco, Cca di Montréal e Bund 18 di Shanghai. Tra le sedi pubbliche italiane che hanno ospitato le sue personali vi sono la Triennale di Milano, il Mart di Rovereto, il Madre di Napoli e il Maxxi di Roma. E’ stato invitato cinque volte alla Biennale di Venezia e le sue opere si trovano al Moma di New York, all’International Center of Photography di New York, alla Deutsche Bank, all’UBS Art Collection. Alcune sue immagini sono presenti nella collezione privata di Elton John.

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