Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro

Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro, Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea, San Giovanni Valdarno (AR)

 

Dal 14 Dicembre 2013 al 26 Gennaio 2014

San Giovanni Valdarno | Arezzo

Luogo: Casa Masaccio Centro per l'Arte Contemporanea

Indirizzo: corso Italia 83

Orari: feriali 15-19; festivi 10-12/ 15-19

Curatori: Sumesh Sharma, Serena Trinchero

Telefono per informazioni: +39 055 9126283

E-Mail info: casamasaccio@comunesgv.it

Sito ufficiale: http://www.casamasaccio.it


Sabato 14 dicembre Casa Masaccio arte contemporanea e l'Associazione culturale italo/indiana MK Search Art (MKSA) presentano la mostra Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro, a cura di Sumesh Sharma e Serena Trinchero. La mostra è l'evento conclusivo del progetto di residenza Contemporary Renaissance che quest'anno ha ospitato gli artisti indiani Tanya Goel, Ps Jalaja, Aaditi *Joshi, Prabhakar Pachpute e il curatore Sumesh Sharma. 
Nella giornata di sabato 14 dicembre, in occasione dell'apertura dell'esposizione si terrà una performance/conversazione con Gianni Pettena e Lapo Binazzi presso Bibliocoop, spazio Soci Coop di San Giovanni Valdarno. Alle ore 18 è prevista l'inaugurazione della mostra che sarà visibile fino al 26 gennaio 2014. 
Casa Masaccio arte contemporanea e MK Search Art (MKSA) hanno promosso per il secondo anno consecutivo la residenza Contemporary Renaissance per giovani artisti indiani (under 35) presso Casa Masaccio a San Giovanni Valdarno. Il progetto, che ha avuto ottime recensioni anche in India, è patrocinato anche in questa seconda edizione dalle principali istituzioni impegnate nella promozione culturale tra i due paesi, quali l'Associazione Italia-India, l'Associazione indoeuropea per la moda e il design nonché l'Ambasciata dell'India in Italia e rientra nell'ambito dell'iniziativa regionale Toscanaincontemporanea 2013. 
Nella casa del grande artista, divenuta spazio di creazione contemporanea, si sviluppa il progetto Casa Masaccio "residenza d'artisti", che mira alla creazione di una piattaforma permanente di residenze d'eccellenza per la mobilità degli artisti sia nazionali che esteri. Gli artisti invitati, attraverso il loro lavoro e la scelta di diversi media, sono stati chiamati ad interrogarsi e a confrontarsi con la comunità locale, con la storia artistica, economica e sociale della città, che nel corso dei secoli ha vissuto alterne vicende. 
La mostra presenta una riflessione che si instaura su diversi binari con la finalità, non tanto di mettere in comunicazione due culture diverse, quanto di proporre una nuova visione per il futuro attraverso una revisione del passato. Un passato non solo identificato in quello glorioso e molto celebrato del Rinascimento, ma anche in eventi più vicini nel tempo, come l'ultima edizione del Premio Masaccio (1968), che ha visto tra i suoi protagonisti alcuni dei maggiori esponenti dell' Arte Povera e che rappresentò un evento fondamentale per l'aggiornamento ai dettami dell'arte contemporanea. 
San Giovanni Valdarno rappresenta il paradigma della città post-industriale soprattutto agli occhi di chi arriva da una economia in forte sviluppo -come l'India- che coinvolge anche un intenso sfruttamento delle risorse naturali. Con la fine dell'escavazione per la ricerca della lignite e la chiusura della maggior parte delle attività ad essa legate, in un'area tra San Giovanni Valdarno e Cavriglia, il paese sembra subire una fase di recessione acuito dallo stato in cui versa attualmente l'economia italiana. Un paese bloccato anche fisicamente nel suo sviluppo urbano dall'enorme fabbrica dell'Italsider, ricordo di una fase di prosperità industriale che ormai appare lontana nel tempo e nello spazio. La domanda di lavoro, l'immigrazione e l'emigrazione sono temi che si innestano ed incrociano con la gloriosa storia artistica e culturale del luogo che ha dato i natali a pittori come Masaccio ed è stato teatro di eventi significativi della storia culturale del paese. 
Anche la storia e il ruolo di San Giovanni Valdarno nell'ambito della scena dell'arte contemporanea sono stati profondamente indagati: la nascita della collezione di Casa Masaccio e della contestata ultima edizione del Premio Masaccio del 1968, infatti, fanno parte integrante della mostra finale che si aprirà il 14 dicembre. 
Con una volontà di rivalutazione del passato, che non intende fermarsi al sentimento della nostalgia, ma che al contrario, mira ad individuare in esso indizi per affrontare il prossimo futuro, all'interno dello spazio espositivo, i quattro artisti indiani si trovano a dialogare con maestri del passato e con alcuni degli esponenti della stagione a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta che ha portato in Europa un tentativo di cambiamento di visione in senso radicale. Propedeutica a questa riflessione e indagine sugli eventi del 1968 risulta la performance/conversazione, che precede l'apertura della mostra, con due dei suoi protagonisti: Gianni Pettena e Lapo Binazzi; un'occasione di riscoperta e di connessione con un avvenimento dall'importanza nazionale, ma in qualche modo dimenticato. 
Tanya Goel, Ps Jalaja, Aaditi Joshi, Prabhakar Pachpute dividono lo spazio con le opere di, tra gli altri, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Renato Guttuso: un dialogo favorito in molti casi da somiglianze e richiami sia in ambito metodologico che concettuale. Altre opere della collezione invece, in particolare quelle provenienti dalle prime edizioni del Premio Masaccio, istituito alla fine degli anni Cinquanta, appaiono come testimonianze delle trasformazioni del paesaggio e dell'evoluzione della città.

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