Piccio in Carrara
Dal 11 Marzo 2022 al 12 Giugno 2022
Bergamo
Luogo: Accademia Carrara Bergamo p
Indirizzo: Piazza Giacomo Carrara 82
Orari: 9.30 > 17.30. Martedì chiuso
Curatori: M. Cristina Rodeschini
Costo del biglietto: intero 10€ | ridotto 8€ | gratuito under 18
Sito ufficiale: http://lacarrara.it
Il nuovo progetto espositivo di Accademia Carrara di Bergamo dedicato a Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873) permette di approfondire uno dei pittori più originali dell'Ottocento lombardo, precursore di temi e innovativo nello stile.
Insieme al percorso di opere parte della collezione Carrara, tre prestiti di eccezionale qualità, raramente esposti al pubblico: Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca (1863), provenienti da due collezioni private, e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869), dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza.
PICCIO IN CARRARA offre la lettura di uno spaccato storico e sociale di particolare interesse nell'Italia che raggiunge l'unità nazionale, prefigurando le impressioni di luce della pittura francese. Tra vicende risorgimentali e scenari naturali, tra realismo e invenzione, tra aderenza al vero e sperimentazioni coloristiche, Carnovali interpreta con maestria un sentire pittorico che sottolinea la piena dignità della pittura dell'Ottocento, negli stessi anni in cui in Toscana si sviluppava l'arte dei Macchiaioli. Un pittore che ha saputo raccontare il sentimento del suo tempo, sperimentando e precorrendo temi e linguaggi.
Come di consueto, i progetti espositivi di Accademia Carrara sono occasioni per rileggere la collezione, offrendo la possibilità al pubblico di approfondire "percorsi nel percorso". In quest'ottica, PICCIO IN CARRARA è il nuovo capitolo di IN, format espositivo che permette di scoprire o riscoprire i protagonisti del museo, partendo da un autore e approfondendo storia, origini, ispirazioni, connessioni tra le sale e la storia della Carrara. Da qui, i prestiti nazionali e internazionali come occasione per creare una mappatura che si avvia grazie a un artista e allarga orizzonti e meraviglia.
Carnovali è rappresentato in Carrara con 14 opere che coprono un arco temporale completo (dagli anni Venti ai Sessanta del XIX secolo), tanto da poter affermare che il museo bergamasco possiede una sorta di "monografica permanente" del pittore, in grado di raccontare molti aspetti della sua personalità e ricerca stilistica.
La vicenda personale e professionale di Carnovali è ricca di intrecci con la Carrara e il territorio bergamasco, una storia avvincente che cercherà d'essere ricostruita grazie a PICCIO IN CARRARA.
Da bambino, al seguito del padre che lavorava per la famiglia Spini, ebbe modo di osservare i grandi ritratti realizzati da Giovan Battista Moroni più di due secoli prima (dal 1852 nella collezione del museo); e grazie al conte Spini - che riconobbe subito in lui un precoce talento artistico - poté iscriversi all'Accademia di Belle Arti.
Studiò sotto la guida di Giuseppe Diotti - del quale il museo possiede un nucleo di opere, tra cui l'imponente tela di Antigone recentemente restaurata e riallestita - e intrecciò rapporti con altri autori, come l'amico Giacomo Trécourt che sostenne sempre la pittura di Piccio, sia come compagno di Accademia sia in qualità di docente a Pavia. A testimonianza di questa intensa amicizia, il ritratto di Trécourt esposto in Carrara è tra gli esempi più calzanti dello stile vibrante di Carnovali.
Guglielmo Lochis, tra i grandi donatori del museo, fu uno dei suoi più importanti committenti. Un rapporto mecenate-artista che ancora oggi è sottolineato in Carrara grazie allo straordinario Ritratto di Guglielmo Lochis in veste da camera, realizzato nel 1835.
In Carrara il percorso alla scoperta di Piccio si sviluppa tra le sale anche grazie al supporto di apparati grafici e segnaletica realizzati ad hoc per accompagnare il pubblico di opera in opera, di storia in storia. Inoltre, nel periodo di mostra, il ritorno in museo di uno dei più significativi dipinti di Piccio, Ritratto della contessa Anastasia Spini (1845 circa), attualmente in restauro, sarà occasione per celebrare un altro capolavoro del pittore.
Accompagna il progetto espositivo un catalogo edito da Skira, con testi critici di M. Cristina Rodeschini, Niccolò D'Agati e Maria Cristina Brunati. La Carrara prosegue nel percorso di valorizzazione del suo patrimonio artistico, mettendo a punto un modello espositivo che presenta, con modalità alternata, proposte internazionali e focus specifici dedicati ad artisti del territorio. In questo caso, l’approfondimento su Piccio diventa anche occasione per restituire l’immagine di una città che nel corso dell’Ottocento, grazie all’Accademia di Belle Arti e alla presenza di committenti generosi, ha fatto crescere artisti di grande rilievo, che la mostra racconta in modo esemplare sia con opere bergamasche che con interessanti prestiti studiati per l’occasione.
Nadia Ghisalberti assessore alla cultura Comune di Bergamo
Accademia Carrara celebra Piccio, pittore tra i più capaci e sperimentali dell’Ottocento lombardo, e non solo, che trascorse buona parte della sua vita professionale a Bergamo, compresa la formazione artistica. Con l’esposizione dei tre prestiti - Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca (1863) e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869) - approfondiamo il decennio della piena maturità, compreso tra il 1860 e il 1870, in relazione alla sua produzione, ben rappresentata in Carrara. La felicità delle relazioni con i committenti hanno sempre contato per gli artisti, esercitando spesso un’influenza benefica sui risultati. Rapporti sereni e di grande intesa diedero, anche nel caso di Carnovali, esiti eccellenti.
M. Cristina Rodeschini direttore Accademia Carrara
La città di Bergamo ha rappresentato l’ambiente di coltura fondamentale della formazione artistica di Piccio. Tra l’alunnato con Diotti presso l’Accademia Carrara, la protezione della famiglia Spini e la frequentazione del circuito di notabili legati al patronage degli istituti culturali della città, si erano poste le basi della sua primissima affermazione, comprovata dai numerosi ritratti e dalle commesse pubbliche. La ritrattistica di Piccio è caratterizzata dalla capacità di trasfigurare il reale in un’espressione lirica, affidata essenzialmente al segno e al colore, mantenendo intatto il senso diretto del vero.
Niccolò D’Agati autore del testo in catalogo “Una questione di pittura”: l’ultimo Piccio alla prova della modernità
L'esposizione a Bergamo dei ritratti di Gina Caccia e di Vittore Tasca realizzati da Giovanni Carnovali tra il 1862 e il 1863, all'epoca del soggiorno dell'artista nella casa Tasca di Brembate, ha offerto l'occasione per indagare le vicende familiari dei protagonisti di due tra le più note opere di Piccio, portando alla luce inedite trame parentali, relazioni amicali e convergenze d'interessi. Nella città orobica, così come in tutte le principali realtà produttive lombarde, l'affermazione economica e sociale si avvantaggiava infatti di salde alleanze matrimoniali.
Maria Cristina Brunati autore del testo in catalogo Riannodando fili di seta alla ricerca di legami dimenticati. I Caccia di Torre Boldone e i Tasca di Brembate
Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873), nasce a Montegrino in Valtravaglia, in provincia di Varese. A undici anni viene ammesso alla Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara, dove avrà come maestro Giuseppe Diotti. La sua formazione avviene da un lato seguendo il modello di insegnamento accademico, dall’altro si apre a suggestioni che recuperano linee espressive che spaziano da Raffaello alla maniera tra Correggio, Parmigianino e Luini sino al classicismo seicentesco, alle aperture al vero della pittura bergamasca di Moroni passando per le sperimentazioni lottesche e tizianesche. Quello dei viaggi di Piccio, tema spesso estremizzato nell’aneddotica riguardante le sue abilità da camminatore, è un importante tassello nella definizione della sua cultura figurativa. Alcune annotazioni sui disegni documentano gli spostamenti nel centro Italia – da Roma a Napoli e Gaeta – rimane invece insoluto il problema dei tempi, dei modi e degli esiti del suo viaggio parigino che sembrerebbe potersi collocare nella seconda metà degli anni Quaranta. L’affermazione di Piccio è, in questi anni, legata alla sua attività di ritrattista, poi abbandonata tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Dal punto di vista del sostegno del collezionismo privato, l’opera di Piccio trova, per tutti gli anni Sessanta, un ampio riscontro nell’ambiente della borghesia lombarda, come attestano i legami di patronage con importati famiglie del territorio, come i Farina, i Caccia, i Moretti, i Goltara, i Tasca. La sua produzione di piccolo e medio formato – come i bozzetti a tema storico-letterario, le immagini devozionali, la rara ma significativa produzione paesaggistica e la ritrattistica – è caratterizzata da una pittura che punta a una inedita libertà di tocco e dall’abbandono sempre più insistito del “finito” accademico. L’artista muore, per annegamento nel Po, nel 1873.
Tra gli eventi in programma:
Ritratto
domenica 13 marzo ore 16.00
prenotazione obbligatoria: 328 1721727 | prenotazioni@lacarrara.it
Un percorso guidato tra le opere di Piccio custodite in Carrara e i tre prestiti. Un’occasione per scoprire i volti dei protagonisti del Risorgimento bergamasco.
Ottocento
domenica 27 marzo ore 16.00
prenotazione obbligatoria: 328 1721727 | prenotazioni@lacarrara.it
Secondo percorso di visita dedicato alle opere di Piccio, per approfondire i felici anni bergamaschi del pittore ottocentesco.
Conferenza Piccio IN Carrara
giovedì 5 maggio ore 18.00
con Maria Cristina Brunati e Niccolò d’Agati, autori del catalogo Piccio. 1860 – 1870
Progetto PCTO
Nei mesi di marzo e aprile gli studenti e le studentesse del Liceo linguistico "Lorenzo Federici" condurranno alcuni approfondimenti sulle opere esposte. Un progetto parte del Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, proposto da Carrara Educazione e co-progettato con l’Istituto superiore e gli studenti.
Insieme al percorso di opere parte della collezione Carrara, tre prestiti di eccezionale qualità, raramente esposti al pubblico: Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca (1863), provenienti da due collezioni private, e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869), dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza.
PICCIO IN CARRARA offre la lettura di uno spaccato storico e sociale di particolare interesse nell'Italia che raggiunge l'unità nazionale, prefigurando le impressioni di luce della pittura francese. Tra vicende risorgimentali e scenari naturali, tra realismo e invenzione, tra aderenza al vero e sperimentazioni coloristiche, Carnovali interpreta con maestria un sentire pittorico che sottolinea la piena dignità della pittura dell'Ottocento, negli stessi anni in cui in Toscana si sviluppava l'arte dei Macchiaioli. Un pittore che ha saputo raccontare il sentimento del suo tempo, sperimentando e precorrendo temi e linguaggi.
Come di consueto, i progetti espositivi di Accademia Carrara sono occasioni per rileggere la collezione, offrendo la possibilità al pubblico di approfondire "percorsi nel percorso". In quest'ottica, PICCIO IN CARRARA è il nuovo capitolo di IN, format espositivo che permette di scoprire o riscoprire i protagonisti del museo, partendo da un autore e approfondendo storia, origini, ispirazioni, connessioni tra le sale e la storia della Carrara. Da qui, i prestiti nazionali e internazionali come occasione per creare una mappatura che si avvia grazie a un artista e allarga orizzonti e meraviglia.
Carnovali è rappresentato in Carrara con 14 opere che coprono un arco temporale completo (dagli anni Venti ai Sessanta del XIX secolo), tanto da poter affermare che il museo bergamasco possiede una sorta di "monografica permanente" del pittore, in grado di raccontare molti aspetti della sua personalità e ricerca stilistica.
La vicenda personale e professionale di Carnovali è ricca di intrecci con la Carrara e il territorio bergamasco, una storia avvincente che cercherà d'essere ricostruita grazie a PICCIO IN CARRARA.
Da bambino, al seguito del padre che lavorava per la famiglia Spini, ebbe modo di osservare i grandi ritratti realizzati da Giovan Battista Moroni più di due secoli prima (dal 1852 nella collezione del museo); e grazie al conte Spini - che riconobbe subito in lui un precoce talento artistico - poté iscriversi all'Accademia di Belle Arti.
Studiò sotto la guida di Giuseppe Diotti - del quale il museo possiede un nucleo di opere, tra cui l'imponente tela di Antigone recentemente restaurata e riallestita - e intrecciò rapporti con altri autori, come l'amico Giacomo Trécourt che sostenne sempre la pittura di Piccio, sia come compagno di Accademia sia in qualità di docente a Pavia. A testimonianza di questa intensa amicizia, il ritratto di Trécourt esposto in Carrara è tra gli esempi più calzanti dello stile vibrante di Carnovali.
Guglielmo Lochis, tra i grandi donatori del museo, fu uno dei suoi più importanti committenti. Un rapporto mecenate-artista che ancora oggi è sottolineato in Carrara grazie allo straordinario Ritratto di Guglielmo Lochis in veste da camera, realizzato nel 1835.
In Carrara il percorso alla scoperta di Piccio si sviluppa tra le sale anche grazie al supporto di apparati grafici e segnaletica realizzati ad hoc per accompagnare il pubblico di opera in opera, di storia in storia. Inoltre, nel periodo di mostra, il ritorno in museo di uno dei più significativi dipinti di Piccio, Ritratto della contessa Anastasia Spini (1845 circa), attualmente in restauro, sarà occasione per celebrare un altro capolavoro del pittore.
Accompagna il progetto espositivo un catalogo edito da Skira, con testi critici di M. Cristina Rodeschini, Niccolò D'Agati e Maria Cristina Brunati. La Carrara prosegue nel percorso di valorizzazione del suo patrimonio artistico, mettendo a punto un modello espositivo che presenta, con modalità alternata, proposte internazionali e focus specifici dedicati ad artisti del territorio. In questo caso, l’approfondimento su Piccio diventa anche occasione per restituire l’immagine di una città che nel corso dell’Ottocento, grazie all’Accademia di Belle Arti e alla presenza di committenti generosi, ha fatto crescere artisti di grande rilievo, che la mostra racconta in modo esemplare sia con opere bergamasche che con interessanti prestiti studiati per l’occasione.
Nadia Ghisalberti assessore alla cultura Comune di Bergamo
Accademia Carrara celebra Piccio, pittore tra i più capaci e sperimentali dell’Ottocento lombardo, e non solo, che trascorse buona parte della sua vita professionale a Bergamo, compresa la formazione artistica. Con l’esposizione dei tre prestiti - Ritratto di Gina Caccia (La collana verde) (1862), Ritratto di Vittore Tasca (1863) e Paesaggio a Brembate Sotto (1868-1869) - approfondiamo il decennio della piena maturità, compreso tra il 1860 e il 1870, in relazione alla sua produzione, ben rappresentata in Carrara. La felicità delle relazioni con i committenti hanno sempre contato per gli artisti, esercitando spesso un’influenza benefica sui risultati. Rapporti sereni e di grande intesa diedero, anche nel caso di Carnovali, esiti eccellenti.
M. Cristina Rodeschini direttore Accademia Carrara
La città di Bergamo ha rappresentato l’ambiente di coltura fondamentale della formazione artistica di Piccio. Tra l’alunnato con Diotti presso l’Accademia Carrara, la protezione della famiglia Spini e la frequentazione del circuito di notabili legati al patronage degli istituti culturali della città, si erano poste le basi della sua primissima affermazione, comprovata dai numerosi ritratti e dalle commesse pubbliche. La ritrattistica di Piccio è caratterizzata dalla capacità di trasfigurare il reale in un’espressione lirica, affidata essenzialmente al segno e al colore, mantenendo intatto il senso diretto del vero.
Niccolò D’Agati autore del testo in catalogo “Una questione di pittura”: l’ultimo Piccio alla prova della modernità
L'esposizione a Bergamo dei ritratti di Gina Caccia e di Vittore Tasca realizzati da Giovanni Carnovali tra il 1862 e il 1863, all'epoca del soggiorno dell'artista nella casa Tasca di Brembate, ha offerto l'occasione per indagare le vicende familiari dei protagonisti di due tra le più note opere di Piccio, portando alla luce inedite trame parentali, relazioni amicali e convergenze d'interessi. Nella città orobica, così come in tutte le principali realtà produttive lombarde, l'affermazione economica e sociale si avvantaggiava infatti di salde alleanze matrimoniali.
Maria Cristina Brunati autore del testo in catalogo Riannodando fili di seta alla ricerca di legami dimenticati. I Caccia di Torre Boldone e i Tasca di Brembate
Giovanni Carnovali, detto Piccio (1804-1873), nasce a Montegrino in Valtravaglia, in provincia di Varese. A undici anni viene ammesso alla Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara, dove avrà come maestro Giuseppe Diotti. La sua formazione avviene da un lato seguendo il modello di insegnamento accademico, dall’altro si apre a suggestioni che recuperano linee espressive che spaziano da Raffaello alla maniera tra Correggio, Parmigianino e Luini sino al classicismo seicentesco, alle aperture al vero della pittura bergamasca di Moroni passando per le sperimentazioni lottesche e tizianesche. Quello dei viaggi di Piccio, tema spesso estremizzato nell’aneddotica riguardante le sue abilità da camminatore, è un importante tassello nella definizione della sua cultura figurativa. Alcune annotazioni sui disegni documentano gli spostamenti nel centro Italia – da Roma a Napoli e Gaeta – rimane invece insoluto il problema dei tempi, dei modi e degli esiti del suo viaggio parigino che sembrerebbe potersi collocare nella seconda metà degli anni Quaranta. L’affermazione di Piccio è, in questi anni, legata alla sua attività di ritrattista, poi abbandonata tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Dal punto di vista del sostegno del collezionismo privato, l’opera di Piccio trova, per tutti gli anni Sessanta, un ampio riscontro nell’ambiente della borghesia lombarda, come attestano i legami di patronage con importati famiglie del territorio, come i Farina, i Caccia, i Moretti, i Goltara, i Tasca. La sua produzione di piccolo e medio formato – come i bozzetti a tema storico-letterario, le immagini devozionali, la rara ma significativa produzione paesaggistica e la ritrattistica – è caratterizzata da una pittura che punta a una inedita libertà di tocco e dall’abbandono sempre più insistito del “finito” accademico. L’artista muore, per annegamento nel Po, nel 1873.
Tra gli eventi in programma:
Ritratto
domenica 13 marzo ore 16.00
prenotazione obbligatoria: 328 1721727 | prenotazioni@lacarrara.it
Un percorso guidato tra le opere di Piccio custodite in Carrara e i tre prestiti. Un’occasione per scoprire i volti dei protagonisti del Risorgimento bergamasco.
Ottocento
domenica 27 marzo ore 16.00
prenotazione obbligatoria: 328 1721727 | prenotazioni@lacarrara.it
Secondo percorso di visita dedicato alle opere di Piccio, per approfondire i felici anni bergamaschi del pittore ottocentesco.
Conferenza Piccio IN Carrara
giovedì 5 maggio ore 18.00
con Maria Cristina Brunati e Niccolò d’Agati, autori del catalogo Piccio. 1860 – 1870
Progetto PCTO
Nei mesi di marzo e aprile gli studenti e le studentesse del Liceo linguistico "Lorenzo Federici" condurranno alcuni approfondimenti sulle opere esposte. Un progetto parte del Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, proposto da Carrara Educazione e co-progettato con l’Istituto superiore e gli studenti.
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