Eccentriche nature
Dal 06 Giugno 2024 al 05 Ottobre 2024
Bologna
Luogo: CUBO Unipol
Indirizzo: Via Larga 8
Orari: Lun e Mer 09:30 - 20, Mar e Gio 09:30 - 23:30, Ven 09:30 -20. Sab e Dom chiuso
Curatori: Pasquale Fameli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.cubounipol.it
CUBO, il Museo d’impresa del Gruppo Unipol, presenta dal 6 giugno al 5 ottobre 2024 a Bologna, nelle due sedi in Porta Europa e Torre Unipol, “Eccentriche Nature”, una mostra a cura di Pasquale Fameli con la collaborazione di Valentina Rossi che riunisce dieci artiste bolognesi analizzando quell’aspetto della loro produzione che si rivolge alla natura e, nello specifico, alla vegetazione.
Sergia Avveduti (1965), Pinuccia Bernardoni (1953), Mirta Carroli (1949), Valentina D’Accardi (1985), Giulia Dall’Olio (1983), Sabrina Mezzaqui (1964), Sabrina Muzi (1964), Francesca Pasquali (1980), Greta Schödl (1929) e Sissi (1977) sono le protagoniste di una rassegna che si compone di oltre venticinque opere che, attraverso sculture e installazioni, fotografie e disegni, fino alle più radicali ricerche concettuali, restituiscono una visione non scontata di un tema quanto mai attuale: la relazione con l’ambiente e la comprensione dei confini tra la dimensione naturale e quella artificiale.
Nella storia dell’arte bolognese, le forme vegetali hanno assunto rilevanza con il neonaturalismo di metà Novecento, restando però invischiate nella pittura informale e nelle sue derivazioni, tipica, secondo il curatore, di una prospettiva prettamente maschile. In “Eccentriche Nature”, invece, si vuole raccontare una fase successiva e distante da climi culturali legati a una visione maschile per raccontare il punto di vista femminile affermatosi nei decenni successivi. Le artiste sono state selezionate per il rapporto elettivo che, nel corso della loro ricerca, hanno stabilito con le forme della natura, lavorando secondo approcci differenziati che riflettono tendenze tra le più significative dell’arte contemporanea, sempre in bilico tra formalismo e concettualismo.
Da autrici già attive nella metà del XX secolo fino alle più recenti, si ricompone un mosaico prezioso di una realtà ricca e stimolante.
Pinuccia Bernardoni (1953), Giulia Dall’Olio (1983) e Sabrina Muzi (1964), impiegano tecniche più tradizionali quali il disegno a pastello, a carboncino o a penna, con risultati iconici o icastici, per realizzare veri e propri studi delle morfologie vegetali. Nei lavori di Bernardoni, che esplora la natura sin dagli anni ’90, la foglia si fa materia; le opere di Dall’Olio rappresentano una natura potente che esplode rigogliosa senza alcuna imposizione o vincolo di espansione; nella ricerca di Muzi si intersecano media e pratiche differenti in un processo di trasformazione degli elementi, dove l’artigianalità convive con le tecniche contemporanee.
Altre, come Mirta Carroli (1949), Sabrina Mezzaqui (1964) e Sissi (1977), condensano quelle stesse morfologie in eloquenti sintesi plastiche secondo le modalità dell’intaglio e del modellato. In particolare, Carroli incentra il suo studio su forme ancestrali, quasi primordiali, risalenti sia al mito che alla vita dell’uomo, evocative delle antiche civiltà; le opere di Mezzaqui sono una materializzazione dello scorrere
del tempo, mettendo in gioco il senso del fare manuale nella ripetizione per ore e ore di gesti minuti; Sissi intreccia ricerca scientifica e conoscenze ancestrali per costruire racconti sul corpo umano e sul mondo naturale.
Se Greta Schödl (1929) usa pigmenti ricavati direttamente dalle piante per le sue scritture gremite di motivi vegetali, Francesca Pasquali (1980) compie il processo inverso, combinando elementi industriali con i quali coltivare una natura fieramente artificiale. Con Sergia Avveduti (1965) e Valentina D’Accardi (1985) assistiamo invece alla reinvenzione radicale di due generi tradizionali, il paesaggio e la natura morta, rispettivamente con le tecniche del collage e del blow-up fotografico.
L’allestimento pensato dal curatore Pasquale Fameli procede per accostamenti generazionali che permettono di evidenziare le affinità tra artiste appartenenti a uno stesso clima culturale, senza tuttavia ridurne le specificità o trascurarne le evoluzioni, evidenziando commistioni tra generazioni lontane capaci di attivare tra loro ulteriori relazioni di senso.
La mostra si completa di una pubblicazione prodotta da CUBO, con testi di Pasquale Fameli e Valentina Rossi.
Si ringraziano le gallerie: Galleria Continua, Galleria G7, Labs Contemporary Art, Bologna, le artiste e i prestatori.
Sergia Avveduti (1965), Pinuccia Bernardoni (1953), Mirta Carroli (1949), Valentina D’Accardi (1985), Giulia Dall’Olio (1983), Sabrina Mezzaqui (1964), Sabrina Muzi (1964), Francesca Pasquali (1980), Greta Schödl (1929) e Sissi (1977) sono le protagoniste di una rassegna che si compone di oltre venticinque opere che, attraverso sculture e installazioni, fotografie e disegni, fino alle più radicali ricerche concettuali, restituiscono una visione non scontata di un tema quanto mai attuale: la relazione con l’ambiente e la comprensione dei confini tra la dimensione naturale e quella artificiale.
Nella storia dell’arte bolognese, le forme vegetali hanno assunto rilevanza con il neonaturalismo di metà Novecento, restando però invischiate nella pittura informale e nelle sue derivazioni, tipica, secondo il curatore, di una prospettiva prettamente maschile. In “Eccentriche Nature”, invece, si vuole raccontare una fase successiva e distante da climi culturali legati a una visione maschile per raccontare il punto di vista femminile affermatosi nei decenni successivi. Le artiste sono state selezionate per il rapporto elettivo che, nel corso della loro ricerca, hanno stabilito con le forme della natura, lavorando secondo approcci differenziati che riflettono tendenze tra le più significative dell’arte contemporanea, sempre in bilico tra formalismo e concettualismo.
Da autrici già attive nella metà del XX secolo fino alle più recenti, si ricompone un mosaico prezioso di una realtà ricca e stimolante.
Pinuccia Bernardoni (1953), Giulia Dall’Olio (1983) e Sabrina Muzi (1964), impiegano tecniche più tradizionali quali il disegno a pastello, a carboncino o a penna, con risultati iconici o icastici, per realizzare veri e propri studi delle morfologie vegetali. Nei lavori di Bernardoni, che esplora la natura sin dagli anni ’90, la foglia si fa materia; le opere di Dall’Olio rappresentano una natura potente che esplode rigogliosa senza alcuna imposizione o vincolo di espansione; nella ricerca di Muzi si intersecano media e pratiche differenti in un processo di trasformazione degli elementi, dove l’artigianalità convive con le tecniche contemporanee.
Altre, come Mirta Carroli (1949), Sabrina Mezzaqui (1964) e Sissi (1977), condensano quelle stesse morfologie in eloquenti sintesi plastiche secondo le modalità dell’intaglio e del modellato. In particolare, Carroli incentra il suo studio su forme ancestrali, quasi primordiali, risalenti sia al mito che alla vita dell’uomo, evocative delle antiche civiltà; le opere di Mezzaqui sono una materializzazione dello scorrere
del tempo, mettendo in gioco il senso del fare manuale nella ripetizione per ore e ore di gesti minuti; Sissi intreccia ricerca scientifica e conoscenze ancestrali per costruire racconti sul corpo umano e sul mondo naturale.
Se Greta Schödl (1929) usa pigmenti ricavati direttamente dalle piante per le sue scritture gremite di motivi vegetali, Francesca Pasquali (1980) compie il processo inverso, combinando elementi industriali con i quali coltivare una natura fieramente artificiale. Con Sergia Avveduti (1965) e Valentina D’Accardi (1985) assistiamo invece alla reinvenzione radicale di due generi tradizionali, il paesaggio e la natura morta, rispettivamente con le tecniche del collage e del blow-up fotografico.
L’allestimento pensato dal curatore Pasquale Fameli procede per accostamenti generazionali che permettono di evidenziare le affinità tra artiste appartenenti a uno stesso clima culturale, senza tuttavia ridurne le specificità o trascurarne le evoluzioni, evidenziando commistioni tra generazioni lontane capaci di attivare tra loro ulteriori relazioni di senso.
La mostra si completa di una pubblicazione prodotta da CUBO, con testi di Pasquale Fameli e Valentina Rossi.
Si ringraziano le gallerie: Galleria Continua, Galleria G7, Labs Contemporary Art, Bologna, le artiste e i prestatori.
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