Fabrizio Basso. Bad trip - Chi non ha tempo può solo agire

Fabrizio Basso. Bad trip - Chi non ha tempo può solo agire

 

Dal 25 Gennaio 2014 al 25 Gennaio 2014

Bologna

Luogo: Centro Costa

Indirizzo: via Azzo Gardino 44

Orari: 20 - 01

Curatori: Gino Gianuizzi

Telefono per informazioni: +39 051 282111

E-Mail info: servizixarte@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.artefiera.bolognafiere.it



Sabato 25 gennaio 2014_Art City White Night ore 20 - 01.
Un archivio abbandonato e in fuga, una rivista politica d’epoca ritrovata, una lettera, quasi un grido d’aiuto, scritta poco prima di morire in carcere, sono gli elementi che hanno portato l’artista Fabrizio Basso a conoscenza della vicenda di Giuseppe Vesco. Da qui è iniziato per l’artista un viaggio sui luoghi della Sicilia che furono teatro della vicenda; ripercorrendo il tragitto del furgoncino che trasportò Vesco da Alcamo al suo luogo di tortura, Sirignano. Fabrizio Basso ne registra i suoni, le sensazioni, fa scorrere le immagini, in un rimando continuo fino a un casello autostradale bloccato dalla ribellione degli animali costretti al viaggio verso il macello che a colpi di zoccoli tentano il loro ultimo, inutile appello contro la morte.  
Bad trip - Chi non ha tempo può solo agire di Fabrizio Basso è un percorso che si aprirà con una trasmissione radio, a cui verrà affiancato il giorno successivo l’happening sui materiali che si vanno stratificando sul caso Vesco: dalle riflessioni dell’artista, ai video del paesaggio percorso, corso, quasi tralasciato, ai suoni che si accumulano e sostituiscono l’immagine, fino alla lettura della lettera di Vesco fatta dall’attore siciliano Giuseppe Provinzano, a dilatare lo spazio temporale dell’accaduto, evocando la sensazione dell’essere inerti, bendati e condotti, per offrire al pubblico non la vicenda, ma la possibilità di esserne interiormente partecipi. 

Fabrizio Basso (La Spezia 1962) inizia la sua ricerca artistica alla fine degli anni ottanta investigando, tra i primi in Italia, il mezzo video e radiofonico per trasformarne le potenzialità di trasmissione in linguaggio artistico. 
Fin dai suoi esordi segue una linea di intervento incisiva, antagonista, spesso radicale, che assume nel sistema dell'arte contemporanea una posizione non allineata agli standard produttivi e commerciali, ma spostata verso il dissenso e la comunicazione alternativa. Sono gli albori dell’arte pubblica e di relazione, intesa non come realizzazione d’opere, ma come interazione con il tessuto sociale e il territorio. Tra i primi artisti in Italia a realizzare installazioni audio, nel 1991 presenta a Milano, negli spazi di Viafarini, una microspia che intercetta e trasmette via radio le conversazioni delle persone presenti in galleria, mettendo a nudo le forme di relazione tra opera, pubblico e spazio espositivo. 
Nel 1992 realizza Radio Belin, installazione audio di intercettazioni telefoniche politiche, trasmessa su frequenze radio pirata, diffuse in diretta. Di poco successive sono le insonorizzazioni dei quartieri cittadini attraverso trasmissioni TV pirata, Fuck Iternational TV 1995, che invadono i televisori delle case immettendo immagini captate da segnali televisivi in giro per il mondo sovrapposte e montate, fino a formare un monolite visivo di immagini e informazioni. 
Tra il 1994 fino al 1998, attiva il collettivo di circa venti elementi Strange & Alternative Team, mettendo a disposizione la propria casa e gli spazi espositivi in cui viene invitato, sottraendosi come artista e presentando i frutti del lavoro compartecipato tra cui la ‘zine Container e la video-zine FuckTVhouse. 
La memoria, sempre in chiave politica è un concetto fondamentale nella ricerca di Basso, della “storia che lascia tracce non sempre indelebili nella città”, come nel Teatro di Porta Romana a Milano occupato nell'84, dai ragazzi del Virus, storico centro sociale milanese, per contestare un convegno sociologico sulle bande giovanili che criminalizzava il punk. L'artista, quasi 20 anni dopo riprende un tape audio che documenta l’accaduto, dal titolo “La notte dell'anarchia” e lo ripropone in modo integrale, durante l’omonima mostra a cura di Gabi Scardi, negli stessi luoghi della rivolta, con una sonorizzazione spaziale del teatro, precipitata ed esperita nell'attualità, che ripercorre la vicenda attraverso le voci registrate al tempo e amplificate nel vuoto del palco e della platea. 
Sulla stessa linea nel 1999 in Memorie Sommerse a cura di Gabi Scardi e Alessandra Pioselli, crea attraverso testimonianze dirette la guida audio degli ex centri sociali per il Comune di Milano, intervistando coloro che vi avevano vissuto e creando un archivio di documenti su microCD, che verrà distribuito gratuitamente al Palazzo Dell’Arengario, durante il periodo della mostra. Nello stesso anno per la mostra Molteplicittà  a cura di Bartolomeo Pietromarchi, insonorizzando la Fondazione Olivetti di Roma, Fabrizio Basso creerà un punto di trasmissione radio FM e ascolto. L’installazione audio ambientale era dedicata alle comunità profughe curde in esilio a Roma, precariamente alloggiate in un villaggio di cartone a due passi dal Colosseo. Nell’opera era narrata e ricostruita la storia di Ziryab (789-857 d. C.), suonatore di ud, musicista, poeta, astronomo, botanico e della sua leggendaria fuga da Baghdad fino alla corte omayyade di Cordova, dove farà fiorire la musica arabo-andalusa, chiudendo il percorso che unisce la cultura musicale dei vari paesi del Mediterraneo, fino ad arrivare in Iraq, da dove Ziryab era partito. 
Per la Fondazione Olivetti nasce il progetto, poi rifiutato, del Percorso di Aldo Moro. Una Renault 4 rossa, come quella in cui fu fatto ritrovare il corpo di Moro in via Caetani, che trasformata in stazione radio avrebbe percorso fisicamente i luoghi di questa triste vicenda politica italiana, trasmettendo in diretta, documenti ed interviste. 
Nell’opera di Basso spesso la memoria si intreccia con il paesaggio, sia questo solo narrato attraverso installazioni audio dei suoni di territori, o ripercorso nei luoghi vissuti da poeti e pirati, o narrato attraverso testi e interazioni. I viaggi da Cuba, alla Mascarene, al sud est asiatico, a New York, o in giro per l’Europa, Londra, Parigi, Praga, Vienna, Berlino in fase di ricostruzione fino ai paesi dell’est in stato di trasformazione diventano funzionali per registrazioni di suoni ambientali registrati in presa diretta, documentazioni sonore di cui l’artista va alla ricerca per poter comporre e narrare percorsi mentali, letterari, storici. In My Amac, presentato nel 1999 da Elio Grazioli, alla Galleria Continua di San Gimignano, il pubblico è invitato a stendersi su un’amaca e mettersi delle cuffie in trasmissione, niente da fuori trapela, finché non si decide di mettersi in gioco ed ascoltare; inizia così un percorso sonoro che dal suono della risacca del mare di Cuba, attraverso continui rimandi letterari, trasporta fino ai suoni di Rue la Fayette a Parigi, dove salendo e scendendo dalla metropolitana le città europee si collegano in modo ininterrotto tra Camdem Town e i cantieri di Postdamerplatz, nei bunker dimenticati, tra le fondamenta divelte. Dello stesso anno sono le grandi installazioni sonore dedicate alle rotte dei pirati, tra Europa, Africa e Americhe, percorsi sonori e documentativi di piccole comunità anarchiche e utopiche. 
Nel 2000, crea per la personale alla Kunst Raum di Monaco di Baviera, Free Field tavolo di dibattito diffuso via radio e la tavola rotonda via web Mind-Negare l’immagine, in collaborazione con Undo.net, sperimentando le possibilità di compartecipazione diffusa nella creazione teorica incentrando la discussione sulla produzione e il valore dell’immagine. 
Ai percorsi sonori, come la guida dei luoghi della Liguria vissuti dai poeti tra otto e novecento, si affiancano le azioni urbane. Nasce la collaborazione con la Facoltà di Architettura del paesaggio di Genova, dove attraverso workshop, Fabrizio Basso coinvolge i giovani con azioni artistiche nella scoperta e valorizzazione dei quartieri progettati da Daneri, nelle Colonie abbandonate di Nardi Greco, fino a gli interventi pre e post alluvione alle 5 Terre, sua terra di origine a cui è profondamente legato. Proprio il dialetto delle Cinque Terre, inteso come lingua e memoria da preservare sara’ il fulcro della serie dei grandi striscioni in pvc, esposti a partire dal luglio del 2006 al Centro Internazionale Arte Contemporanea Castello di Genazzano. 
Quella di Fabrizio Basso è una ricerca che si misura con le geografie del potere aprendo un campo d'azione, un confronto con le strategie dell'economia globale, con la biopolitica, i collective behaviour, la militanza dal basso, per mescolare tanti tipi di realtà e ridisegnare uno scenario al di fuori degli standard imposti dal sistema dell'arte: una forma di resistenza, seppure nell'ambito dell'estetico, perchè come diceva Deleuze in un noto slogan: "la resistenza è creazione".

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