Il Padiglione Barcellona a Bologna. Una storia di disegni da Mies van der Rohe a Ruegenberg

Mies van der Rohe, Il Pilastrino cruciforme realizzato a Barcellona nel 1929

 

Dal 24 Settembre 2015 al 24 Ottobre 2015

Bologna

Luogo: ABC – Bologna

Indirizzo: via Alessandrini 11

Orari: dal martedì al sabato dalle 17.30 alle 19.30

Curatori: Alice Zannoni

Enti promotori:

  • Regione Emilia-Romagna
  • Genius Bononiae
  • Cna Bologna
  • Comune di Bologna

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 320 918 83 04

E-Mail info: abc.bo@libero.it

Sito ufficiale: http://www.abcbo.it/abc


ABC, sempre vigile e capace nel riconoscere, accogliere e rielaborare le proposte provenienti dal tessuto creativo della città di Bologna, inaugurerà la stagione autunnale il prossimo 24 settembre, alle 18.30, con la mostra “Il Padiglione Barcellona a Bologna. Una storia di disegni da Mies van der Rohe a Ruegenberg”, visitabile fino al 24 ottobre 2015. 

Proprio in occasione della Bologna Design Week, settimana dedicata al Design, durante il CERSAIE, ABC sceglie di dare un contributo di grande qualità al racconto della storia dell’Architettura e del design presentando gli inediti disegni del Padiglione Barcellonarealizzato da Mies van der Rohe per rappresentare la Germania all’Esposizione Universale del 1929
 
La volontà insita nel progetto è di raccontare l’affascinante storia di questi disegni, fatta di persone, di architettura, di passione e di “affari di stato internazionali”.
“'C'era una volta...”, si potrebbe cominciare in questo modo a narrare l'incredibile storia che inizia con la perdita dei disegni originali di Mies van der Rohe, a causa dei bombardamenti che nel 1945 hanno raso al suolo Berlino. “C'erano una volta” dunque, e i disegni non ci sarebbero più, se l'assistente di Mies van der Rohe alla fine della Seconda Guerra Mondiale non avesse pazientemente ridisegnato a memoria le tavole architettoniche. 
Sergius Ruegenberg, l'assistente, è la figura chiave di questa storia, non solo perché grazie alle sua iniziativa oggi è possibile avere i prospetti architettonici prossimi agli originali, ma anche perché fu l'unica persona designata da Miesvan der Rohe, come testimonia una missiva esposta in mostra, autorizzata ad essere Direttore dei lavori qualora ci fosse stata una ricostruzione del Padiglione.
 
Dopo l'inaugurazione, il 6 ottobre 1977, della ricostruzione del Padiglione L'Esprit Nouveau di Le Corbusier nel quartiere fieristico di Bologna, progetto pensato e realizzato in occasione della partecipazione della Francia al Salone internazionale dell’Edilizia (SAIE), l'ambizione di promuovere la città di Bologna come luogo di incontro delle culture e delle esperienze internazionali si consolida con l'intenzione di ricostruire anche il Padiglione Barcellona di Mies. Grazie alla volontà di Giorgio Trebbi capofila di OIKOS iniziano le ricerche e i viaggi verso la Germania di Mario Ciammitti, a cui fu affidata nel 1977 la ricerca dei materiali e dei documenti relativi al Padiglione originario; iniziano gli scambi con Hans Maria Wingler, all'epoca Direttore dell'archivio Bauhaus a Berlino; iniziano gli scambi epistolari con Ruegenberg e una grande stima reciproca tra i due che porta lo stesso Ruegenberg nel 1983 a donare all'Ingegner Ciammitti i propri disegni.
 
La rivoluzione architettonica di Mies van der Rohe, maestro del cosiddetto Movimento Moderno, che vede proprio nel Padiglione Barcellona una delle sue massime espressioni, si dirige nella direzione della funzionalità, dell’essenzialità, della riduzione ai minimi termini della struttura ossea delle costruzioni: “less is more”, come recita un suo celebre motto. 
Tuttavia il rigore formale di Mies van der Rohe non significa perdita di vivacità e luminosità, come ben dimostrano i quattro differenti marmi policromi, utilizzati nella realizzazione delle pareti, o la colorazione dei vetri, fino a giungere al dettaglio del grande tappeto nero che, con le tende rosse e il muro in onice giallo oro, rappresentano un omaggio alla provenienza geografica del Padiglione.
 
Oggi, nonostante il Padiglione non abbia visto la luce nella terra felsinea, a seguito della volontà dei Reali di Spagna di realizzarne una copia, tra il 1983 e il 1986, nella città di Barcellona, facendo riferimento al materiale fotografico d’archivio, il lavoro filologico di Mario Ciammitti e la sua devozione archivistica - che lo rendono depositario di una preziosa collezione - permettono di mostrare un pezzo di storia che inizia nel 1929, attraversa il Novecento, passando per la Seconda Guerra
Mondiale, e giunge a Bologna nei primi anni Ottanta.
 
La mostra curata da Alice Zannoni, e con l’allestimento progettato da Fausto Savoretti, espone il materiale dell’archivio di Mario Ciammitti che si compone di:
 
• 24 disegni su lucido di dimensioni variabili, originali di Sergius Ruegenberg;
• 6 fotografie 24x18 cm del 1929, tra ritratti dei soggetti coinvolti e immagini del Padiglione;
• corrispondenza epistolare tra Mario Ciammitti e Hans Maria Wingler, Fondatore e Direttore del Bauhaus Archive / Museum of Design fino al 1984;
• corrispondenza epistolare tra Mario Ciammitti e Sergius Ruegenberg, per quel che concerne gli aspetti tecnici della realizzazione.
 
Grazie al prezioso contributo di Gianpaolo Gazziero KNOLL, che hanno sposato il progetto espositivo, insieme a queste prestigiose testimonianze storiche, sarà possibile ammirare anche la celebre poltrona Barcellona e lo sgabello Barcellona, due icone storiche del mondo dell’interior design, sempre firmate dal maestro Mies van der Rohe. 
Elementi parte dell’arredo originale del Padiglione Barcellona, progettati proprio per quest’ultimo e concepiti come luogo di riposo per il Re e la Regina di Spagna: “la versione moderna di un trono regale”, come ricorda Edward L. Glaeser, per la cui progettazione Mies si ispirò all’antica Roma. Un esempio di bellezza inversamente proporzionale all’asciutto rigore tecnico che la contraddistingue che, ancor oggi, ne decreta lo status di modello teorico inarrivabile.
 
Un’occasione unica e mai verificatasi in precedenza che ABC offre proprio alla città di Bologna: una mostra che, unitamente alla correttezza filologica delle fonti, riesce a far trapelare in maniera spontanea il fermento e l’eccitazione che in quegli anni connotavano il mondo dell’architettura a livello internazionale e le ambizioni di Bologna, già città metropolitana.

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