Marc Giloux. Jean Louis Lagnel
Dal 22 Dicembre 2012 al 06 Gennaio 2013
Bologna
Luogo: Musée de l'OHM - Museo Civico Medievale
Indirizzo: via Manzoni 4
Orari: da martedì a venerdì 9-15; sabato, domenica e festivi infrasettimanali 10-18.30
Costo del biglietto: intero euro 5; gratuito ogni primo sabato del mese 15-18.30
Telefono per informazioni: +39 333 4858488/ 338 3751951
E-Mail info: OpeningHereMuseum@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.comune.bologna.it/iperbole/MuseiCivici/museicivici2000ita/collezionimed.htm
Il lavoro artistico di Marc Giloux si concentra s ulle possibili relazioni/connessioni tra l’arte e lo spazio urbano. Interventi a volte anonimi, che si svolgono spesso in luoghi pubblici, in cui l’artista si compiace a indossare identità multiple, vere o f inte, con una particolare attenzione al potere suggestivo dei nomi o pseudonimi, alle identità fittizie o prese in prestito, con frequenti riferimenti al cinema e alle arti popolari. Il legame che unisce una persona con il proprio nome è l’oggetto della riflessione continua e sistematica di Giloux nelle sue installazioni o performance che seguono un percorso preciso in relazione al luogo dove si svolge l’azione.
Jean Louis Lagnel è l’inventore dei cosiddetti “santons” o “santoun”, statuette d’argilla tuttora caratteristiche dei presepi provenzali. Prima dei santons le statuine dei presepi erano in gesso o in legno; la malleabilità dell’argilla permise a Lagnel di riprodurre i personaggi che popolavano il suo vicinato e che esercitavano i diversi mestieri artigiani. Con questo omaggio alla tradizione, rivisitata in chiave concettuale, Marc Giloux stabilisce un legame tra il presepe ospitato dal Musée de l’OHM e quelli in mostra al Museo Davia Bargellini. Allo stesso tempo, gli stereotipi dei personaggi di Lagnel sono attualizzati nello stereotipo dominante del tempo presente: dello stesso Lagnel, figura unica di questo radicale presepe il cui sapore antico risuona di lontano, non resta da vedere altro che il nome.
Il Musée de l’OHM, è un museo-opera dell’artista italiana Chiara Pergola fondato nel 2009 all’interno di un comò del XIX secolo. La struttura formalizza un’idea di continuità tra la dimensione privata e quella pubblica, modellandosi sull’esempio di un antico luogo di coesistenza della dimensione abitativa e di quella produttiva pertinente alle nostre radici storiche, la casa-bottega di Pompei.
Seguendone le schema il mobile è così strutturato per ospitare le sezioni del museo:
Primo cassetto: corrisponde alla pergula, cioè il mezzanino al primo piano della casa bottega dove era situata l’abitazione della famiglia, ed è la sede di mostre temporanee.
Secondo cassetto: è il negotium, in cui sono collocati oggetti seriali a tiratura limitata, legati ad operazioni artistiche che implicano la possibilità di uno scambio economico facilmente accessibile. In linea con questo spirito e coerentemente con la sua vocazione di bottega sul fronte strada, il negotium è una piattaforma di scambio che può viaggiare in modo indipendente significando il legame con il mercato “per assenza”.
Terzo cassetto: denominato secreta, corrisponde al livello del magazzino e contiene le opere della collezione permanente e piccoli simboli legati alla comunicazione personale, provenienti da collezioni private. Il nome sottolinea il carattere d’affezione degli oggetti che formano il nucleo fondante del museo, ma evoca al contempo i secretaire della pergula che hanno ospitato in mostre temporanee gli altri pezzi della collezione permanente. Questa sezione diviene visibile attraverso una vetrina, nei periodi di rimozione del negotium.
La superficie esterna è stata incisa durante un’azione inaugurale presso la galleria neon>campobase di Bologna (Chiara Pergola, Significato, 24/09/2009) in cui strumenti da xilografia erano offerti ai visitatori per agire liberamente sul corpo del mobile. L’happening si riferisce in modo esplicito a Rhythm 0 di Marina Abramovic (1974), ma rimette volutamente “le cose al proprio posto”, sostituendo un oggetto al corpo dell’artista. Durante questa azione un intervento di asportazione di un tassello da parte di Francesco Fuzz Brasini ha aperto sulla superficie del mobile uno “spazio OFF”, rivestito da un’opera di Riccardo Beretta che ne delinea il profilo. L’apertura sul fianco (Buco Bello, Cuoghi e Corsello, 2012) è l’Ufficio Reclami in cui imbucare osservazioni e proteste.
Il retro del mobile è la sezione tecnica, con schede di presentazione delle mostre, una guida generale del museo ed un’opera di Anna Rossi, un cuscino che può essere utilizzato per rendere più confortevole la visita alla secreta. Le Attività del museo sono gestite dall’omonima associazione e regolate tramite statuto. Il Consiglio di Amministrazione ha nominato Massimo Marchetti per il triennio 2009/2012 alla carica di Direttore.
Il Musée de l’OHM ha base stabile presso il Museo Civico Medievale di Bologna, nelle sale che ospitano il nucleo proveniente dalle collezioni Aldrovandi, Cospi, Marsili, Palagi, sorta di wunderkammer eterogenea e trasversale ad ogni classificazione. Il rapporto tra il comò e le retrostanti vetrine disegnate dal Palagi, amplifica in un mutuo rimando la dimensione ironica e paradossale di questo esperimento, che già nel nome, attraverso l’ultima lettera dell’alfabeto greco e lo AUM primigenio, evoca per assonanza lo storico Musèe de l’Homme di Parigi. Dal 2010 un contratto di collaborazione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, per mostre, eventi culturali e didattici, sottolinea il carattere di “ponte” di questo insolito corpo museale.
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