Omaggio a Franco Vaccari
Dal 24 Gennaio 2014 al 24 Gennaio 2014
Bologna
Luogo: Auditorium Biagi
Indirizzo: piazza del Nettuno 3
Orari: dalle 21
Curatori: Renato Barilli
Enti promotori:
- Comune di Bologna
- Bologna Fiere
- Art City
- ArteFiera
Costo del biglietto: ingresso gratuito con invito
Telefono per informazioni: +39 051 4226411
E-Mail info: dipa.arti.visive@ababo.it
Sito ufficiale: http://www.ababo.it/
L’incontro con Franco Vaccari (Modena, 1936) fa parte della serie dedicata a richiamare in scena i favolosi protagonisti delle Settimane internazionali della performance che, dal 1977 fino al 1982, si tennero alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, allora sita nel quartiere fieristico, finanziate proprio da Artefiera. Erano condotte da Francesca Alinovi e Roberto Daolio, entrambi scomparsi, per cui spetta al superstite Renato Barilli rievocarle, anche nel loro nome. Si sono già avuti gli incontri con Marina Abramovic (2011), Luigi Ontani (2012), Arrigo Lora Totino (2013), potrebbero fare seguito altri nomi di grande importanza, quali Nitsch, Palestine, Gianikian-Ricci Lucchi, Plessi.
In anticipo o concomitanza con lo spirito del ’68, Vaccari è stato un risoluto credente nella “morte dell’arte”, non ha mai impugnato un pennello ma solo gli strumenti tecnologici della foto, della cinepresa e del video, oltre all’assunzione diretta di materiali concreti per ricavarne installazioni umorose e divertenti, da lui denominate “operazioni in tempo reale”.
Nella conversazione con Barilli, Vaccari percorrerà il lungo arco di queste imprese, da lui numerate accuratamente, fino a contarne a tutt’oggi una quarantina. Si parte con la prima, in cui ha documentato i vari aspetti di un viaggio da Modena a Bologna per approdare alla Galleria Duemila, esibendo come glorioso trofeo il biglietto del treno e altri reperti. Poco dopo, invitato da Barilli alla Biennale di Venezia del 1972, l’artista vi ha svolto la sua operazione più famosa, piazzando nel suo spazio una cabina photomatic e invitando i visitatori a farsi riprendere, con pose tali da mettere in luce le loro doti di una creatività spontanea.
Infatti Vaccari parte dal presupposto che la tecnologia di oggi risulti particolarmente utile a indagare sul nostro inconscio, fornendone una parziale rivelazione. Come è avvenuto proprio nella Settimana del ’77, in cui l’artista ha invitato i visitatori della GAM a fermarsi in loco e a passarvi una notte, senza dubbio frequentata da sogni, che poi al mattino dovevano cercare di fissare in appunti e disegni. Non si contano le tante altre operazioni con cui Vaccari ha continuato a prelevare questa anonima ma sempre felice creatività popolare, con l’aiuto di tutti i mezzi di cui dispone la tecnologia dei nostri giorni.
In anticipo o concomitanza con lo spirito del ’68, Vaccari è stato un risoluto credente nella “morte dell’arte”, non ha mai impugnato un pennello ma solo gli strumenti tecnologici della foto, della cinepresa e del video, oltre all’assunzione diretta di materiali concreti per ricavarne installazioni umorose e divertenti, da lui denominate “operazioni in tempo reale”.
Nella conversazione con Barilli, Vaccari percorrerà il lungo arco di queste imprese, da lui numerate accuratamente, fino a contarne a tutt’oggi una quarantina. Si parte con la prima, in cui ha documentato i vari aspetti di un viaggio da Modena a Bologna per approdare alla Galleria Duemila, esibendo come glorioso trofeo il biglietto del treno e altri reperti. Poco dopo, invitato da Barilli alla Biennale di Venezia del 1972, l’artista vi ha svolto la sua operazione più famosa, piazzando nel suo spazio una cabina photomatic e invitando i visitatori a farsi riprendere, con pose tali da mettere in luce le loro doti di una creatività spontanea.
Infatti Vaccari parte dal presupposto che la tecnologia di oggi risulti particolarmente utile a indagare sul nostro inconscio, fornendone una parziale rivelazione. Come è avvenuto proprio nella Settimana del ’77, in cui l’artista ha invitato i visitatori della GAM a fermarsi in loco e a passarvi una notte, senza dubbio frequentata da sogni, che poi al mattino dovevano cercare di fissare in appunti e disegni. Non si contano le tante altre operazioni con cui Vaccari ha continuato a prelevare questa anonima ma sempre felice creatività popolare, con l’aiuto di tutti i mezzi di cui dispone la tecnologia dei nostri giorni.
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